Marco Ansaldo e Paolo Rodari, la Repubblica 10/3/2013, 10 marzo 2013
DALL’OPUS AI LEGIONARI LE SACRE ARMATE DEL PAPA
CITTÀ DEL VATICANO
I CARDINALI che entrano in Conclave non rappresentano anzitutto se stessi. Né i Paesi o le Chiese locali da cui provengono.
I SODALIZI per lingue di appartenenza ci possono essere, ma non è lì che si decidono i giochi per l’elezione. Molto fanno i gruppi di potere, le lobby spesso trasversali alle appartenenze geografiche che formano quel mondo variegato e complesso che è la Chiesa cattolica. Lobby che lavorano, sotterraneamente o alla luce del sole, per fare prevalere la propria sensibilità sulle altre, fino a cercare di far arrivare un proprio candidato al Soglio.
CAVALIERI DI COLOMBO
Difficile eleggere un Papa senza il loro consenso. Capaci di convogliare ingenti quantità di offerte, contano 1,8 milioni di aderenti nel mondo. Nati negli Stati Uniti negli anni Venti fondando principalmente centri ricreativi (come i nostri oratori), hanno guadagnato consenso in Vaticano a furia di finanziamenti, come quello poderoso messo in campo per la ristrutturazione della facciata della Basilica di San Pietro: «Erano 350 anni che nessuno la ristrutturava », scrivono nel loro sito. Godono di appoggi potenti. Anzitutto il loro leader, quel Carl Anderson che siede nel board dello Ior. È bastato un suo “sì” perché la scorsa primavera venisse licenziato in tronco il presidente Ettore Gotti Tedeschi. C’è voluto un suo assenso perché il nuovo presidente Ernst Von Freyberg venisse eletto. Conservatori, impegnati in modo deciso sul fronte pro-life, sono i Cavalieri a spingere da dietro le quinte la linea dura dell’episcopato americano contro la politica sanitaria di Barack Obama. Gestiscono un immenso patrimonio assicurativo negli Stati Uniti che ha ricevuto nel 2011, per il diciannovesimo anno consecutivo, la tripla A dall’agenzia di rating Standard & Poor’s. Grazie alle loro donazioni sono riusciti più volte a risanare i bilanci esangui della Santa Sede. L’appoggio ai vescovi americani è un endorsement a una certa idea di Chiesa: combattiva, ancorata alla Tradizione. L’ascesa dell’arcivescovo Timothy Dolan di New York alla guida dell’episcopato statunitense è figlia anche del loro appoggio. Per loro Dolan sarebbe un Papa perfetto. Ma anche Sean O’-Malley, il cappuccino di Boston.
SANT’EGIDIO
Abbandonato per ora il rassemblement di centro che ha visto molti suoi aderenti schierarsi con Mario Monti alle scorse elezioni italiane, la Comunità di Sant’Egidio e il suo leader Andrea Riccardi si sono concentrati sul Conclave. Voci molto ascoltate — vengono definiti una «segreteria di Stato parallela » — si muovono con più prudenza rispetto al Conclave del 2005 quando appoggiarono, senza successo, l’allora arcivescovo di Milano, Dionigi Tettamanzi,
che perse con un discorso molto debole nella Cappella Sistina. Una discreta influenza ha oggi Riccardi su Georg Gänswein, segretario particolare di Ratzinger e prefetto della Casa Pontificia, che in questi anni ha visto in Sant’Egidio un appoggio esterno all’attività diplomatica ufficiale del Vaticano non sempre impeccabile. Sintomatico di questo feeling è stata la visita di Ratzinger a un centro per anziani a Roma gestito dalla comunità poco prima di Natale: non poca cosa. Monsignor Vincenzo Paglia, escluso dal Conclave da un ultimo concistoro che per esplicito volere di Benedetto XVI ha concesso la berretta rossa a soli cardinali stranieri, guida il Pontificio Consiglio per la Famiglia e si segnala in questa fase molto attivo. I loro candidati di peso sono due figure molto vicine alla comunità: Stanislaw Dziwisz, arcivescovo di Cracovia ed ex segretario di Wojtyla, e il cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di
Napoli.
LEGIONARI DI CRISTO
Caduta definitivamente la mannaia della
damnatio memoriae
per il padre fondatore Marcial Maciel Degollado, prete dalla doppia e anche tripla personalità, pedofilo e insieme padre di famiglia, i Legionari restano una potenza quasi inarrivabile nel vasto mondo degli istituti e dei movimenti religiosi. Arrivati in alto durante il pontificato wojtyliano perché sulla carta impegnati a combattere contro il comunismo, la teologia della liberazione, la New Age, oggi restano una potenza economica notevole. Oltre a Roma, sono i loro numeri nel mondo a fare impressione. Si tratta di una multinazionale della formazione: 15 università, 43 istituti di studi superiori, 175 collegi, 125 case religiose e centri di formazione, 200 centri educativi, 1.200 oratori, 34 scuole Mano Amica, che si occupano di ragazzi senza risorse. Il legame col decano del Collegio cardinalizio Angelo Sodano è sempre forte ed è negli addentellati
della curia romana di wojtyliana memoria che ancora contano e si faranno sentire in questi giorni di Conclave.
I FOCOLARINI
Nell’era del cardinale salesiano Tarcisio Bertone sono saliti in posizioni che contano in Vaticano i focolarini, del cui movimento fanno parte sia il cardinale Ennio Antonelli, presidente emerito del Pontificio consiglio per la Famiglia, sia monsignor Vincenzo Zani, dal 2002 sottosegretario della Congregazione per l’Educazione cattolica. Sono focolarini anche il cardinale brasiliano Joao Braz de Aviz, che nel 2011 è stato nominato prefetto della Congregazione per i Religiosi e l’arcivescovo Angelo Becciu che nel 2011 è stato scelto come nuovo Sostituto della Segreteria di Stato. Becciu appartiene alla diplomazia pontificia ed è stato nunzio a Cuba, come molti suoi confratelli oggi nel mondo, tutti ambasciatori sperimentati. Si dice che Bertone, che non disdegnerebbe l’ascesa al soglio del cardinale Gianfranco Ravasi, potrebbe anche fare corsa a sé. Se così fosse, è su di lui che i focolarini sono pronti a scommettere.
COMUNIONE E LIBERAZIONE
Candidato di peso è il cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano, seppure da Cl abbia cercato di distanziarsi negli anni. Guzman Carriquiri, uruguaiano vicino al movimento, è la più alta carica laicale della Santa Sede, come segretario della Pontificia Commissione per l’America Latina. Ma ciellini sono anche Carlo Caffarra, arcivescovo metropolita di Bologna; Paolo Pezzi, arcivescovo metropolita di Mosca; Francisco Javier Martínez Fernández, arcivescovo metropolita di Granada, in Spagna; Filippo Santoro, arcivescovo metropolita di Taranto; Luigi Negri, arcivescovo di Ferrara-Comacchio; Michele Pennisi, arcivescovo di Monreale; Massimo Camisasca, vescovo di Reggio Emilia-Guastalla. Cercheranno di fare quadrato su Scola o su un candidato dal profilo forte come è il curiale Marc Ouellet, capace di riformare daccapo la Curia romana e di usare il bastone laddove la Chiesa tradisce la dottrina.
OPUS DEI
Non è un movimento, è un prelatura, ma sa come influenzare. Un peso enorme ha il cardinale Juliàn Herranz, capo del dossier segreto redatto per il Papa su Vatileaks. Al recente Sinodo dei vescovi erano presenti il secondo successore di san Josemaría Escrivá, il vescovo spagnolo Javier Echevarría Rodríguez, nonché l’arcivescovo di Los Angeles, José Horacio Gómez e l’arcivescovo di Guayaquil, Antonio Arregui Yarza. Dell’Opus è anche il cardinale arcivescovo di Lima Juan Luis Cipriani Thorne. Vicini a Scola e Ouellet, vedono come scelta da non sottovalutare anche il primate d’Ungheria, Peter Erdo.