Riccardo Luna, la Repubblica 10/3/2013, 10 marzo 2013
HOME SMART HOME
Cosa avranno mai da dirsi il frigorifero e la lavatrice? E perché il tostapane dovrebbe parlare con la macchina del caffè? Questa storia della casa intelligente non ha mai veramente attecchito. Nonostante decine di milioni di euro spesi in comunicazione dalle multinazionali, un alone di sarcastica diffidenza ha sempre circondato il lancio di ogni nuovo mirabolante prodotto. Ma le cose sono improvvisamente cambiate la scorsa estate. Su
è apparso il progetto Smart Things: i promotori chiedevano soldi per costruire una piattaforma che consentisse a chiunque di collegare con dei sensori i vari oggetti della casa per poterli controllare in ogni momento, da ogni luogo via web. L’Internet delle cose, di cui tanto di parla, anzi l’Internet della casa visto che parliamo di elettrodomestici e dintorni. Una proposta così aveva altissime possibilità di cadere nel vuoto e invece in poche settimane ha raccolto un milione 209 mila 423 dollari. Ai quali in dicembre se ne sono aggiunti altri tre da parte di un pool di investitori tra cui figura anche l’attore Ashton Kutcher, l’ex di Demi Moore. Non male se si pensa che tutto nasce in seguito a un weekend sfortunato: Alex Hawkinson, 40 anni, informatico e neuroscienziato, era andato in
Colorado presso una casa di famiglia e aveva trovato un mezzo disastro, impianto elettrico rotto e tubi dell’acqua bruciati. Possibile che non ci fosse un modo per essere avvertiti in casi simili? E così si è messo a sviluppare Smart Things: un kit da 299 dollari con il quale chiunque può rendere “intelligenti” ovvero “smart” gli oggetti della casa e controllarli con un clic del proprio telefonino. I primi kit sono in consegna in questi giorni.
Il successo di Smart Things è tutt’altro che isolato. Solo su
nei mesi scorsi sono stati finanziati decine di progetti legati in qualche modo all’Internet della casa. Il caso più clamoroso è Lifx, una lampadina intelligente che si collega al wifi, cambia colore e si controlla con un telefonino: ha riscosso un milione e 300 mila dollari, è stato prodotta e messa in vendita a 69 dollari a esemplare ed è subito andata esaurita. Ma hanno avuto un impatto commerciale notevole anche Twine, un sensore che ti avvisa via mail e sms cosa stanno facendo gli oggetti della casa; Air Quality Egg, un aggeggio che monitora la qualità dell’aria di un ambiente e che avvia delle conversazioni tematiche sui social network; e Jamy, un tostapane che ti stampa sul pane croccante anche le previsioni del tempo aggiornate e geolocalizzate.
Se tutte queste storie vi sembrano soltanto gadget per impallinati della tecnologia, sentite questa. Alla fine del 2001 un ex dirigente di Apple, Tony Fadell, ha lanciato un prodotto che sulla carta non poteva essere meno sexy: un termostato. Solo che Nest è un termostato intelligente (oltre che molto bello, del resto Fadell ha progettato e realizzato l’iPod): impara dalle nostre abitudini, sa quando ci svegliamo e quando torniamo dall’ufficio la sera, e sa a che temperatura vogliamo trovare la casa. Si vende online, anche attraverso il sito della Apple, a 250 dollari e in questo momento se ne vendono quasi cinquantamila al mese. Motivo per cui i Nest Labs hanno una valutazione di ottocento milioni di dollari e sono considerati la startup dell’anno.
Tutto questo fermento creativo si alimenta dell’entusiasmo di una nuova generazione di “smanettoni” che si divertono a trovare nuovi modi di collegare fra loro gli oggetti della casa in maniera intelligente. Lo strumento principe di questa ondata di innovazione si chiama Arduino, un minicomputer inventato a Ivrea qualche anno fa da un ingegnere mancato, Massimo Banzi, e che sta diventando lo standard mondiale con il quale fare progetti “smart”. Per due ragioni: una schedina Arduino costa appena venti euro ed è facile da usare anche per chi conosce solo i rudimenti della elettronica.
In Rete è pieno di progetti di smart-home basati su Arduino:
dalla mangiatoia che riconosce quale dei due gatti ha davanti e seleziona il cibo più adatto a ciascuno; alla pianta che manda un tweet quando la terra è secca e così via. E proprio domani la community di Arduino fa un grande passo avanti: grazie all’accordo con il colosso della telefonia Telefonica, tutte le schede Arduino avranno la possibilità di collegarsi alla rete GSM e quindi sarà facilissimo impostare il proprio Internet della casa in modo da ricevere una telefonata o un sms appena un sensore raggiunge una certa soglia. Una delle piattaforme migliori per farsi da soli progetti di questo tipo è made in Italy, anzi made in Cagliari: Paraimpu è un progetto del Centro Ricerche Sardegna 4. Consente di connettere e gestire in maniera affidabile e facile qualsiasi tipo di oggetto dotato di connessione permettendo di sviluppare applicazioni con i dati ottenuti in tempo reale. Obiettivi: il risparmio energetico; le informazioni sul meteo e il traffico; ma anche servizi gestiti collettivamente. Come nel caso di Jardimpu, un sistema di giardinaggio social in streaming live sul web che permette a chiunque di conoscere le condizioni delle piante e di prendersene cura, innaffiandole a distanza. Con un semplice tweet.