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 2013  marzo 10 Domenica calendario

BERSANI? NON SIAMO IRRESPONSABILI. E’ LUI AD ESSERE TROPPO GENERICO"

Lo sfogo. O anche: cronaca di un piccolo cortocircuito. Né una sconfitta, né una resa. Piuttosto un istante di disorientamento. Una storia che aiuta a spiegare questo momento a Cinque Stelle. Questo sì. L’impazzimento, gli equivoci, la voglia di ritrovare un equilibrio, la speranza che facciano tutti un passo indietro. «Quello che ci sta capitando è assurdo. Chiediamo solo di lavorare. E di essere giudicati su quello. Noi dovremmo andare incontro a Bersani? Noiiii?!? Per gli otto punti generici che ha messo insieme all’ultimo momento?!?». La voce al telefono è acuta. Amara. Non da lei. Che in fondo, fino a pochi anni fa, non nascondeva le sue simpatie per la sinistra. Preistoria.

Rimini, riviera romagnola, là dove ogni problema ha una soluzione. Divertimentificio costruttivo, piadina, delirio creativo e futuro. Giulia Sarti, neolaureata in giurisprudenza e neoeletta alla Camera del MoVimento, risponde al cellulare alle tre del pomeriggio. Che chiamata è? La centesima? La millesima? Non lo sa più. Ha perso il conto. Sa però che il muro contro muro continuo non le piace. Non è per questo che si è messa in gioco.

È sottile, solida come filo di ferro. Ha lineamenti gentili, regolari, ed è abituata a rispondere al confronto. Altro che burattino nelle mani del papa ligure e del suo guru Casaleggio. «Loro sono i nostri megafoni. Ma ciascuno di noi ha la propria testa». Lo ripete ossessivamente. Al mondo esterno. Forse anche a se stessa. Ed è anche per questo che le troupe straniere che piombano in Italia per raccontare i giorni del grillismo si rivolgono a lei. Giusto giovedì sono andati via i francesi.

Così, mentre Giuseppe Piero Grillo manda feroci messaggi in cui invita il suo popolo a diffidare dei lupi-pennivendoli, lei prova a rimanere coerente. «Non ci chiuderemo a riccio». Sono settimane che lavora a testa bassa assieme a Roberta Lombardi - la sua capogruppo - per capire i meccanismi complessi della Camera. Per presentarsi alla riunione di oggi - a Roma, l’ultima prima dell’insediamento - con uno schema solido da consegnare ai 163 cittadini-parlamentari. Un piano di lavoro inattaccabile. «Siamo seri, decisi, diversi da come ci descrivono». Niente microchip sotto pelle per controllare la popolazione mondiale. Niente aloe per curare il cancro. Ma basta la scemenza di uno per coinvolgere tutti. Anche per questo la Sarti alza la voce. O, come direbbero in Romagna, per un momento, al telefono, «sbrocca».

«Bastaaaa!!!!». Grida con un impeto maldestro, confuso, in qualche modo impagabile. Energia che forse mancava. «Non ne posso più». Lucidamente arrabbiata. «No, peggio, ho 26 anni, mi sto impegnando per dare un contributo al mio Paese assieme a un gruppo splendido. E in questo momento sono incazzata nera e tutto questo non lo accetto più». Quinto potere purissimo. Sidney Lumet. Presumibilmente non l’ha visto. Troppo giovane. «Sono un essere umano, la mia vita ha un valore». Le stesse parole di un gigantesco Peter Finch. Era il 1976. Un decennio prima che Giulia nascesse. «Noi non ci limitiamo a protestare. Abbiamo anche un sacco di proposte. E se diciamo no a Bersani non è perché siamo matti o irresponsabili. È perché siamo lucidi e coerenti. Per esempio, avete trovato qualcosa, tra le otto proposte del Pd, che faccia riferimento al taglio completo del finanziamento pubblico ai partiti? Noi siamo un’altra cosa. Ma non Grillo. Noi. Che ragioniamo e ci confrontiamo costantemente».

Sembra nuovamente sul punto di esplodere, ma intuendo il pericolo rinchiuso nel suo pensiero decide di lasciarlo perdere. Cambia tono. «Ciò, dai, bisogna che troviamo un modo che consenta a noi e a voi di fare le cose. Lasciateci respirare, ci troverete disponibili. Così è sbagliato per tutti. Organizziamoci. Serve solo un po’ più di buon senso. Non credete?». Sa che la tranquillità ormai non esiste più. E forse neanche le interessa. Ma vuole smettere di sentirsi come se il mondo intero fosse una spiaggia sperduta piena di selvaggi fuori controllo e lei - tutti loro - una barca che si allontana nel mare.