Davide Vecchi, Il Fatto Quotidiano 10/3/2013, 10 marzo 2013
MPS, ACQUISITI I TABULATI DI PROFUMO E VIOLA
Il dolore chiude le gole alla voce. Ma la rabbia trapela negli sguardi di orgoglio e sfida. Siena ieri mattina si è fermata per dare l’ultimo saluto a David Rossi, un figlio della contrada della Lupa. La chiesa di San Rocco, nascosta da una lieve curva a metà di una strada in discesa, era colma di parenti e amici del manager di Monte dei Paschi morto suicida mercoledì sera. E anche all’esterno una distesa di persone copriva il selciato. Gli occhi di telecamere e fotografi fermati dai vigili in alto, prima della curva. Un servizio di sicurezza imponente deciso dal Prefetto, con agenti in borghese confusi tra la folla, per scongiurare che la comprensibile rabbia dei senesi potesse sfociare in violenza. Perché il contradaiolo David, secondo i più, s’è ammazzato per fardelli non suoi. Lui era l’anello debole. “Induzione al suicidio”, è scritto anche sulla cartella del pm Marini che sta indagando sull’accaduto. Poco conta che sia prassi. C’è una gran voglia di trovare i colpevoli. Tra cui molti arruolano anche i giornalisti che da settimane hanno invaso la città, rovistato nelle vite e messo in dubbio l’integrità di una banca che rappresenta l’intera comunità. Ma ieri è stato più forte il dolore.
ANCHE I NUOVI VERTICI della banca si presentano e hanno il viso segnato dalle lacrime. Alessandro Profumo e Fabrizio Viola si siedono vicino ai familiari di David nella piccola chiesa. La cerimonia dura appena 15 minuti. I parenti non avrebbero neanche voluto il prete. Così don Sergio Volpi ha cercato di dire il minimo e fare ancora meno. Neanche un rintocco di campana né omelia né nulla. Poche parole solo al termine della cerimonia, quando ormai il feretro era lontano.
“Le strade per arrivare a Dio sono molte”, confida don Sergio a chi gli fa notare che Rossi era convintamente ateo. Con quel suo ultimo tweet: “Dopo la morte non c’è niente”. Don Sergio allarga le braccia e china la testa, con sconforto, anche lui se ne va. La fede qui è il palio, la famiglia la contrada. La bandiera della Lupa esposta ovunque dentro e fuori la piccola chiesa. E stesa sopra la bara. Gli amici di una vita la seguono. Assieme alla moglie e alla figlia di lei, la prima ad aver scoperto mercoledì che il marito della madre si era ucciso. Le lacrime si alternano alla rabbia. Il fratello Filippo ha ancora i denti stretti e la mascella serrata. Non gli è bastato aver sfidato venerdì Antonio Vigni, ex direttore generale di Mps, quando questo gli ha stretto la mano Filippo, fissandolo negli occhi, si è vistosamente strofinato la sua sulla giacca: per pulirsi. Ma è solo rabbia. Vigni piangeva come un bambino.
IN CHIESA È ARRIVATO anche l’unico, insieme a Rossi, ad essere confermato dei manager nella nuova era Profumo: Valentino Fanti, ex capo della segreteria di Giuseppe Mussari e oggi segretario del Cda. Anche Fanti, come Rossi, è entrato nell’inchiesta sull’acquisto di Antonveneta, considerato oggi dai pm un testimone chiave per quanto riguarda le operazioni Santorini e Alexandria. Ma in procura ora c’è un altro fascicolo aperto sul suicidio di Rossi. I magistrati ritengono che a esasperare il già provato capo della comunicazione sia stata la denuncia contro ignoti presentata dalla banca per la fuga di notizie sull’azione di responsabilità decisa dal cda. Notizia che Rossi non sapeva, ma sarebbe stato indicato invece come responsabile della fuga di notizie. Gli inquirenti, dopo aver sentito Profumo e Viola, ne hanno acquisito anche i tabulati telefonici per accertare che non sia partita da uno di loro la telefonata al giornalista del Sole 24 Ore che ha pubblicato la notizia il giorno dopo il Cda. Anche alla luce delle risultanze nulle delle perquisizioni ai due membri del board, Lorenzo Gorgoni e Michele Briamonte. Già da lunedì potrebbero inoltre essere sentiti alcuni dipendenti di Mps.