Giampaolo Pansa, Libero 10/3/2013, 10 marzo 2013
IL TITANIC AFFONDA E LORO FANNO FESTA
Davvero interessante, e molto grottesco, il plotone di vip che stanno dichiarando di aver votato per Beppe Grillo e il Movimento 5 Stelle. Ce n’è per tutti i gusti. Celebrità dello spettacolo, della musica leggera, del presenzialismo non classificabile. Mi ha colpito un proclama affidato al quotidiano francese “Le Monde” nientemeno che da Lapo Elkann: “Voglio vedere il mio Paese risplendere. Non mi rassegno alla mediocrità della nostra classe politica. Sono un patriota, amo l’Italia!”.
Per chi non lo sapesse, questo Lapo Elkann, 36 anni, mica un bambino, appartiene alla stirpe degli Agnelli. Forse il rude Sergio Marchionne dovrebbe prenderlo per le orecchie e spiegargli una semplice verità. Se il grillismo trionfasse, della Fiat non resterebbe pietra su pietra. E il destino del povero Lapo sarebbe uno solo: fare il lavavetri nel garage costruito al posto del Lingotto.
Patetico risulta il reparto dei vip che in gioventù furono combattenti della Repubblica sociale. Nei miei libri revisionisti sulla guerra civile mi sono sempre rifiutato di usare il termine spregiativo di repubblichini. Ma qualcuno chiamerebbe così Dario Fo e Giorgio Albertazzi, entrambi elettori entusiasti di Grillo. Albertazzi voterebbe persino per un governo monocolore del Movimento 5 Stelle. Tuttavia concediamo a entrambi l’attenuante dell’età: 87 anni Fo e 90 in agosto per Albertazzi.
Il corteo dei grillini ad honorem è lungo e comprende Eros Ramazzotti, Paolo Villaggio, Adriano Celentano, ma non sua moglie Claudia Mori, la cantante Fiorella Mannoia, l’attrice Marisa Laurito e altra bella gente. Secondo il minuzioso catalogo stilato da Paolo Conti per il “Corriere della sera”, anche la grandissima Mina si sarebbe schierata con Grillo. Ma l’avrà votato o no? Ecco una domanda legata a un altro quesito: la Tigre di Cremona, che la mia generazione ha amato alla follia, sarà o no una cittadina svizzera? Ai posteri l’ardua risposta.
Capisco che tanti italiani qualsiasi abbiano scelto il grillismo per sfiducia o disprezzo nei confronti della Casta attuale dei partiti. Secondo il Bestiario hanno sbagliato, perché la coppia Grillo & Casaleggio ha gettato le basi di una nuova casta peggiore di quella che sta tirando le cuoia. Però l’italiano senza potere va perdonato in qualche modo. I vip proprio no. A cominciare da quelli che continuano a romperci l’anima in tutti i talk show televisivi.
Mi vengono in mente le eccellenze che ho visto nell’ultima puntata del “Servizio pubblico” di Michele Santoro. Il più serio era proprio Michele. E insieme a lui la Rosy Bindi, intristita, e dunque meno boriosa e petulante del solito, a causa della batosta toccata al suo partito.
Ma c’era chi rideva mostrando sessantaquattro denti, come l’insopportabile Gad Lerner. L’ho rivisto nei panni del vecchio estremista di Lotta continua. E non si mi sono stupito quando, nel commentare il suicidio del dirigente del Monte dei Paschi, si è domandato perché tanti altri come lui non decidano di togliersi la vita.
Vedo troppa bella gente che sta sul Titanic in procinto di affondare e seguita a sghignazzare felice e a fare festa. Purtroppo non abbiamo nessun motivo per ridere. Il dopo voto si sta rivelando ben più cupo del voto. E dovremmo smetterla di darne la colpa alla legge elettorale.
Anch’io penso che il Porcellum sia una trappola infernale che poteva essere cancellata in un amen, poiché è una legger ordinaria e non costituzionale. Però nessun partito ha voluto annullarla, nella speranza di ricavarne un vantaggio. Oggi il premio di tanti seggi in più alla Camera l’ha incassato il Pd di Pierluigi Bersani. Ma come stiamo vedendo non gli basta per formare un governo in grado di rendere l’Italia un paese normale e non il contrario.
Tuttavia nessuna legge elettorale, per pessima che sia, può impedire che un minimo di ordine riesca a imporsi al caos. A una condizione: che l’insieme dei partiti arrivati in Parlamento rinunci al sistema suicida dei veti reciproci. È una ricetta semplice e chiara, resa indispensabile dal rischio di affondare tutti insieme. Eppure oggi sembra una strada che nessuno vuole percorrere. Anche a costo di mettere a rischio la tenuta del sistema politico, la sorte della democrazia parlamentare e della nostra economia, un bene assai più prezioso.
Stiamo assistendo a una recita lugubre che può trascinarci nel baratro. Grillo dice no a qualsiasi governo espresso da qualsiasi partito o da qualunque coalizione. Il Napoleone stellare ha già dichiarato di puntare al cento per cento dei voti. Un obiettivo che anche lui considera irreale, ma utile come proclama per conquistare una massa sempre più imponente di ingenui. Il Pd di Bersani dice no a qualsiasi alleanza con il Pdl di Silvio Berlusconi. A sua volta il Pdl del Cavaliere accusa i democratici di “impuntature”, il termine è di Angelino Alfano, ma tutti sanno che Silvio spera in nuove elezioni. I suoi indovini gli assicurano che stavolta vincerà e tornerà a Palazzo Chigi da premier.
Sembra la cattiva sceneggiatura di un mediocre film di fantapolitica, genere catastrofico. Dove qualunque tentativo di dialogo viene chiamato inciucio. Siamo diventati prigionieri di una parola dal suono quasi pornografico. La ripetiamo di continuo. Senza renderci conto che persino l’inciucio, un compromesso meschino e al ribasso, può servire quando non esiste altro santo da invocare. Oggi siamo in questa strettoia. Imposta da una realtà che non concede altre vie di scampo.
Provo a descriverla alla buona. L’Italia ha l’assoluto bisogno di un governo. Grazie all’esecutivo tecnico di Mario Monti e alle tasse che ci fa fatto pagare, abbiamo schivato il rischio di finire come la Grecia, però siamo ancora in piena recessione. L’unica condizione per evitare un suicidio collettivo, la strage che forse piacerebbe a Lerner, è di formare un esecutivo di salvezza nazionale. E di farlo subito, senza perdere un solo giorno.
Questo governo di emergenza deve fondarsi su un’alleanza fra Pd e Pdl. Bersani teme che l’intesa con Berlusconi spacchi il suo partito? Pazienza, in ballo non c’è la sorte della ditta democratica, bensì quella dell’Italia. Ma pure il Cavaliere non deve tirare troppo la corda. Se tutto va a ramengo, vedrà sfasciarsi anche il suo impero mediatico. Vuole questo, Berlusconi? Spero di no. Nessuno può pensare che stia giocando per una sconfitta capace di ridurlo con il piattino in mano.
Esiste un solo modo per non vedere il Titanic andare a fondo. È di sperare nella saggezza del Presidente della repubblica. Spesso i giovani si lamentano che l’Italia sia un paese per vecchi. Ma così va il mondo, cari ragazzi. Il 29 giugno Giorgio Napolitano compirà 88 anni. Lunga vita al nostro presidente. Auguriamoci che il nuovo capo dello Stato non distrugga la faticosa costruzione che, a quella data, sarà stata messa in piedi.
Se non andrà così, il suo successore dovrà sciogliere le Camere e indire nuove elezioni. Ma a quel punto anche le cabine di lusso del Titanic saranno già state invase dall’acqua. Le scialuppe di salvataggio non basteranno per tutti i passeggeri. E nessuno farà più festa.
Anche la ditta Grillo & Casaleggio sarà andata a gambe all’aria. E la violenza nelle strade, il pericolo che il Napoleone stellare minaccia sempre, la vedremo nella versione più nera. Arriverà qualcuno che taglierà la testa anche ai due stregoni. L’unico a rallegrarsi sarà il riccioluto Casaleggio. Andrà all’altro mondo soddisfatto di vedere realizzata la più cupa delle sue profezie da quattro soldi.