Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Beppe Grillo si trova in mezzo a un interessante guazzabuglio: vuole stringere un’alleanza nel Parlamento europeo con Nigel Farage, il più deciso contestatore dell’Unione europea, ma i suoi sul blog non vogliono. Commentano gli ultimi incontri dell’ex comico con frasi del tipo: «Dovevi dircelo prima che avevi intenzione di allearti con Farage» oppure «Non puoi decidere le alleanze senza consultarci» frase a cui Grillo avrà difficoltà a replicare dato che ha sempre esaltato il ruolo democratico della Rete.
• Comincerei col chiederle qualche notizia di questo Farage.
Inglese del Kent, cinquant’anni appena compiuti, siede nel Parlamento europeo dal 1999, prima di darsi alla politica faceva il broker dei metalli, era un broker anche suo padre, uno di quelli che girano per la City. Beveva e se ne andò di casa quando Nigel aveva cinque anni. Di questo trauma, nei comportamenti di Farage, non c’è la minima traccia: è un allegrone, un simpaticone, birra, pesca e battutacce, due mogli e una nota passione per le donne, la seconda moglie è tedesca e lui se l’è portata a Bruxelles come segretaria, ha quattro figli (due da una, due dall’altra), è sopravvissuto senza danni a un incidente aereo, a un incidente automobilistico, a un cancro ai testicoli, a qualche milione di sigarette fumate senza posa: Farage, tra l’altro, si oppone con forza a qualunque divieto relativo al fumo. Bene, non ci occuperemmo di costui se non guidasse un partito che è arrivato primo alle elezioni del 25 maggio. Primo in Inghilterra, voglio dire, dove dal 1906 o vincono i laburisti (un tempo whigs) o vincono i conservatori (altrimenti detti tories). Farage ha scombussolato quel sistema sostenendo che gli immigrati devono andare a casa e che il Regno Unito deve uscire dall’Unione europea, anzi che «l’Unione europea deve uscire dall’Europa». La sua biografia politica si può raccontare rapidamente come la sua biografia privata: era entrato nel partito conservatore e ne uscì il giorno in cui gli inglesi, conservatori d’accordo, sottoscrissero il Trattato di Maastricht. Ha poi fondato l’Ukip, sigla per United Kingdom Independent Party, Partito Indipendentista del Regno Unito. E l’Ukip ha preso il 31 per cento dei voti domenica scorsa.
• E Grillo vuole allearsi con questo Farage.
Sì. Farage ha pronunciato in Parlamento almeno un paio di discorsi memorabili. In uno si è rivolto direttamente a Van Rompuy, presidente del Consiglio europeo: «Ma chi sei? Ma chi ti ha eletto?». In un altro, attaccò gli eurocrati per il trattamento riservato alla Grecia e, a seguire, se la prese con Barroso per aver «abbattuto Berlusconi». «Si potrebbe affermare che il signor Berlusconi era datato, fuori tempo, ma era comunque il primo ministro italiano eletto dal popolo. Berlusconi aveva commentato con scetticismo la posizione dell’Italia nella zona euro e Van Rompuy lo ha destituito dal suo ruolo». Chiuse con parole di fuoco su Monti: «Monti è uno degli architetti dell’euro, uno dei responsabili dell’attuazione di tale fallimento che sta rovinando le vite di decine di miliardi (sic) di persone. Monti ha nominato un gabinetto di ministri, nessuno dei quali aveva legittimazioni democratiche (...) ritengo che quanto è successo in Italia sia assolutamente disgustoso». Era il 16 novembre del 2011 e Grillo ha incollato il video di quell’intervento, con tanto di traduzione, al suo blog. Farage si scaglia contro questi eurocrati che prendono decisioni per tutti senza avere alcuna legittimazione popolare.
• Sembrerebbe ben messo per un’intesa con i Cinque Stelle.
Non troppo ben messo, se si prendono in considerazione le altre posizioni. Per esempio, sull’energia. Partendo da «basta con le ossessioni sui cambiamenti climatici che affossano l’industria» propugna carbone e energia nucleare, due bestemmie per i grillini. È antifemminista («le diseguaglianze hanno una spiegazione biologica, o la famiglia o il successo»), antiimmigrati, antigay, antistatalista, favorevole alla liberalizzazione della droga, contrario alle tasse sulle rendite finanziarie. Insomma, uno di destra-destra, troppo forse per il popolo pentastellato, che ha una prevalenza di cromosomi di sinistra.
• C’è anche la contraddizione di un Movimento che in Italia non vuole allearsi con nessuno e in Europa è pronto invece a un matrimonio.
Grillo sa di aver perso qualche consenso per le sue rigidità, è possibile che cominci a fare qualche esperimento in arene meno in vista. Del resto s’è incontrato con Farage e i due, fermo restando il tentativo di fare gruppo (ci vogliono almeno 25 deputati provenienti da un minimo di sette paesi), si sono lasciati reciprocamente la libertà assoluta di «votare come vogliono in un quadro di accordi di base».
• Nonostante questo, i militanti si oppongono.
Molti vorrebbero un’alleanza con i Verdi (che Grillo ha già escluso). Uno di loro ha scritto: «Non vedo l’ora che ci sia un voto sul sito, cosi ci contiamo e capiamo una volta per tutte che valori ed idee abbiamo».
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