Aldo Fontanarosa e Matteo Pucciarelli, la Repubblica 1/6/2014, 1 giugno 2014
TAGLI A TG E PALINSESTI, MENO DIRETTE ECCO LA SPENDING REVIEW DI GUBITOSI
MILANO.
Se tutto va bene (cioè male), sono 162 milioni di euro che mancano all’appello. I pensieri del dg della Rai Luigi Gubitosi ruotano attorno a quel numero: il saldo negativo al bilancio del 2014 dell’azienda. I calcoli di viale Mazzini mettono insieme le ripercussioni dei 150 milioni di introiti in meno che arriveranno dalle casse pubbliche, come promesso — e messo in pratica con il decreto Irpef — dal premier. A cui vanno aggiunte due variabili, anche queste negative: il mancato adeguamento del canone al tasso di inflazione per quest’anno, una misura varata dal precedente governo e che ha comportato circa 25 milioni di euro in meno di entrate; e poi ci sono i nuovi morosi, quelli cioè che pagarono la tassa nel 2013 e che nel 2014 non l’hanno fatto. Teoricamente per loro c’è ancora tempo fino al 31 dicembre per mettersi in regola, ma la sostanza è che mancano altri 25 milioni all’appello.
Le stime sono queste e però Gubitosi sembra intenzionato a raccogliere la sfida. Se per semplice obbedienza o se per orgoglio non si sa. Ma la spending review interna è cominciata: un milione qui, due là, cinque sopra, sei sotto e la speranza è di avvicinarsi alla soglia. Qualche esempio? La troupe di giornalisti e tecnici da mandare ai mondiali in Brasile è stata ridimensionata. Invece di 44 inviati previsti, la scure li ha tagliati e portati a 17. Invece di otto milioni di spesa per l’evento si scenderà a tre. E sono cinque milioni rosicchiati. Si pensa ad una riorganizzazione delle testate giornalistiche e ad un ridimensionamento dei telegiornali: meno inviati, meno dirette, meno collegamenti. Ancora: lo scioglimento del contratto con Google, che dal 2008 aveva la libertà di pubblicare su YouTube gli estratti delle trasmissioni della tv pubblica: l’accordo fruttava 700mila euro l’anno. Adesso il fai da te, con tutte le clip riportate sul sito della Rai, porterà un guadagno annuo di 1,4 milioni. Sempre se le stime verranno confermate.
C’è poi in ballo la vendita (o svendita, secondo i sindacati) di un pezzo di Rai Way, la società che si occupa delle torri di trasmissione. Operazione non prevista nel piano industriale 2013-2016. Quanto vale l’asset da quotare in Borsa? Il dg ha incontrato dei banchieri nei giorni scorsi e la cifra non l’ha detta, per non incorrere nel reato di aggiotaggio. Ma gli analisti parlano di oltre 500 milioni di euro. Solo che l’eventuale entrata andrebbe nel bilancio del 2015 e quindi il problema dei 162 milioni rimarrebbe lì sul piatto. Intanto il cda sta vagliando l’ipotesi di fare ricorso contro il taglio deciso dall’esecutivo. Si sta consultando il costituzionalista aretino Enzo Cheli per capire quali e quanti margini ci sono per bloccare il provvedimento. Ma né Gubitosi né il presidente della commissione Vigilanza Rai Roberto Fico sembrano voler scendere su un piano puramente giudiziario. Dove si potrebbe andare a pescare un bel po’ di soldi è nei circa due miliardi in appalti esterni che la Rai spende ogni anno. Solo che con i contratti già firmati l’ipotesi non è fattibile. Serve tempo e soprattutto una riforma sul lungo termine. Ma la politica ha fretta e Gubitosi la rincorrerà come può.
Aldo Fontanarosa e Matteo Pucciarelli, la Repubblica 1/6/2014