Luigi Zingales, Il Sole 24 Ore 1/6/2014, 1 giugno 2014
LA NUOVA VIGILANZA BANCARIA
I tempi sono cambiati. Le Relazioni del Governatore della Banca d’Italia di un tempo parlavano di macroeconomia, di finanza pubblica, di tutto tranne che di governance delle banche.
La Relazione presentata ieri dal Governatore Visco, invece, è molto diversa. La governance delle banche, a cominciare da quella della Banca d’Italia stessa, gioca giustamente un ruolo centrale. Ampio spazio è anche dedicato a quello che, dall’introduzione dell’euro fino a oggi, è stato il compito principale di Bankitalia: la supervisione bancaria. La Relazione comincia proprio con una lunga spiegazione della riforma dell’assetto proprietario di Bankitalia, una riforma che, secondo il Governatore, «presenta aspetti tecnici la cui complessità ha distolto l’attenzione pubblica dagli obiettivi conseguiti». Questa riforma «rende più trasparente il processo di distribuzione degli utili; chiarisce, circoscrivendoli, i diritti economici e patrimoniali dei partecipanti». Il governatore ribadisce la sua posizione che la riforma «evita indebiti trasferimenti di ricchezza a vantaggio o a danno dei partecipanti», ma dice chiaramente che alle banche azioniste saranno dati «dividendi inizialmente più alti ma soggetti a un limite massimo fisso». Ovvero si tratta di uno scambio tra più soldi certi oggi per le banche in cambio di meno soldi in un futuro lontano e ipotetico, che forse che non si sarebbe mai realizzato. Quando parlava di un regalo alle banche forse il M5S non aveva poi tutti i torti. Ma la parte più innovativa delle Considerazioni riguarda la governance delle altre banche. Dopo un riconoscimento di prammatica al ruolo delle fondazioni che hanno contribuito «alla solidità del sistema nella fase più critica» sottoscrivendo agli aumenti di capitale, Visco invita le fondazioni ad approfittare della rinnovata fiducia nel nostro paese «per diversificare ulteriormente la composizione delle loro attività». Se si fosse fermato qui, il messaggio che le fondazione devono smettere di controllare le banche sarebbe stato solo un riferimento velato. Ma Visco lo ribadisce esplicitamente. «Bisogna operare per rafforzare la separazione tra fondazione e banca - scrive il governatore -, non consentendo il passaggio dai vertici dell’una agli organi dell’altra ed estendendo il divieto di controllo ai casi in cui esso è esercitato di fatto, anche congiuntamente con altri azionisti». Il concetto di controllo di fatto anche congiunto è di difficile definizione. Ma anche gli azzeccagarbugli nostrani avrebbero difficoltà a negare che le fondazioni non detengano congiuntamente il controllo di fatto di Banca Intesa, Unicredit e MontePaschi. Ma il governatore non si ferma qui. Dopo aver riconosciuto l’importanza per le banche di rapporti stretti con il territorio, il Governatore sottolinea giustamente che «un’interpretazione fuorviante di questi rapporti può distorcere l’erogazione del credito, mettendo a rischio la solidità dei bilanci bancari e l’allocazione efficiente delle risorse». Io non sarei riuscito a dirlo in modo più chiaro. In un’esortazione il Governatore aggiunge: «Operiamo per indurre le banche a rafforzare i presidi aziendali, organizzativi e di governo societario al fine di prevenire degenerazioni nei rapporti di credito con la clientela». Difficile immaginare un monito più esplicito a Bazoli e ai prestiti di Banca Intesa a Zaleski. Se quei prestiti non rappresentano degenerazioni dei rapporti stretti con il territorio, non so quali lo sono. Ma se ci fossero ancora dubbi su chi era l’oggetto delle critiche del Governatore, basta leggere più avanti. «Il legame partecipativo non deve distorcere le scelte di affidamento o ritardare l’emersione delle difficoltà dei debitori», sottolinea il governatore. «I rischi connessi con questi legami, al pari di quelli derivanti dai rapporti con controparti strettamente legate alle banche, devono essere saldamente presidiati dagli organi aziendali». Nelle assemblee di Banca d’Italia non si fanno mai nomi. Ma Visco non poteva essere più esplicito. Le preoccupazioni del governatore sono sacrosante alla luce dei risultati delle verifiche ispettive di Banca d’Italia. Il 18% delle 340 ispezioni fatte nell’ultimo biennio hanno rivelato «gravi carenze» di governance. Nel 13% delle ispezioni sono emerse «irregolarità di possibile rilievo penale». Data la consueta attenzione con cui in Banca d’Italia si pesano le parole, questi sono macigni che gettano una luce sinistra sul sistema bancario. Nonostante i molti galantuomini ci sono talmente tanti delinquenti che a entrare in banca c’è d’aver paura di essere derubati, non dai rapinatori, ma dai banchieri. In questa specie di far west bancario, Visco si candida al ruolo di sceriffo. La proposta di recepimento della direttiva europea sui requisiti di capitale concederebbe al governatore il «potere di rimuovere - quando necessario e sulla base di fondate evidenze - gli amministratori di una banca dal loro incarico». Visco richiede che questi poteri gli vengano dati e subito. Data la situazione penso che, pur con le cautele necessarie per evitare abusi, Visco abbia ragione. Speriamo che basti.
Luigi Zingales, Il Sole 24 Ore 1/6/2014