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 2014  giugno 01 Domenica calendario

ANAIS GINORI

PARIGI
UNA COLOMBA CHE PORTA COL BECCO UN PUNTO DI DOMANDA .
Il primo ottobre 1972, mentre cominciavano i negoziati di pace tra gli americani e i vietnamiti, Jean Plantureux esordiva così sulle austere pagine di Le Monde. All’epoca non c’erano fotografie nel quotidiano della sera, solo colonne di piombo. L’immagine firmata da un certo Plantu sembrava una piccola rivoluzione. Era un fricchettone di ventuno anni, capelli lunghi e zaino in spalla, che aveva abbandonato studi in medicina, lasciato a metà la scuola di fumetti a Bruxelles ed era finito a fare il commesso alle Galeries Lafayette. Ogni mattina passava in rue des Italiens, sede di Le Monde, per depositare in portineria una vignetta. «Vengo da una famiglia modesta, non conoscevo nessuno che poteva raccomandarmi ». Dopo tanti fogli buttati, la colomba di Plantu arriva per caso sul tavolo dell’allora caporedattore Bernard Lauzanne. Visto, si stampi. Oggi il contatore segna quota ventimila: tanti sono i disegni che Plantu ha pubblicato su Le Monde in oltre quarant’anni di lavoro. Sveglia al mattino presto, un paio d’ore per leggere gli altri giornali e sentire le ultime notizie. Quanto basta per trovare un personaggio o un tema da croquer, mordere, verbo con cui si definisce il lavoro dei vignettisti. «Ne parliamo sempre con la direzione, spesso mi confronto anche con i cronisti. Un vignettista che non dialoga con i giornalisti non vale niente». Dal 1972 sono passati molti direttori, editorialisti, il giornale ha cambiato proprietà, formato, grafica. Plantu invece è sempre lì, non più intruso ma simbolo del
giornale, insieme alla testata in lettere gotiche immaginata nel 1944. Proprio quest’anno Le Monde festeggia i suoi primi settant’anni. Plantu ne è stato testimone privilegiato.
Difficile immaginare la Une, la prima pagina del giornale, senza la sua ironia, unica trasgressione nel compassato giornale fondato da Hubert Beuve-Mery. Tra farsa e tragedia, ha seguito ben cinque presidenti della Quinta Repubblica. François Mitterrand che sembrava una sfinge, Jacques Chirac con gli occhiali (che non porta) o vestito da lottatore di sumo, Nicolas Sarkozy inseguito dalle mosche, François Hollande in un bagno di sudore. Un tratto minuto e tondo, inconfondibile. «Rispetto a un giornalista, non ho il problema di essere obiettivo. Esprimo un’opinione». Disegni colorati e con molti personaggi, quasi fumetti. Oppure
brevi caricature, con un titolo, più classiche. «Traduco a modo mio la politica francese». I lettori hanno imparato a conoscere le sue manie, come i topolini disseminati ovunque. «La prima volta era per dare fastidio a una caporedattrice particolarmente invadente. Poi i topolini sono rimasti e servono a dire cose trasversali».
I genitori temevano fosse muto. «Da piccolo, passavo giornate a fare disegni» ricorda Plantu, ribattezzato con questo nomignolo dai compagni di scuola. Nel suo studio, si presenta ora uno scapigliato ragazzo dai capelli bianchi, e lo sguardo azzurro dolce. Non ama essere incensato, anche se ha viaggiato il mondo con mostre celebrative, ha firmato un francobollo, illustrato la dichiarazione dei Diritti dell’Uomo ed è spesso paragonato a Honoré Daumier, grande caricaturista dell’Ottocento, finito in carcere per aver disegnato Louis Philippe in Gargantua. Altri tempi. «Oggi la censura in Occidente è più sottile». Qualche settimana fa, Le Monde ha modificato una sua vignetta nella quale Hollande sodomizzava una “Marianne” (l’eroina simbolo della Francia, ndr). «Ne abbiamo parlato in redazione e hanno preferito cancellare la scena. Non c’è problema». S’intuisce che non vuole aggiungere polemiche in un momento in cui il giornale attraversa una nuova crisi, dopo le dimissioni della direttrice, Nathalie Nougayrède. Insiste: «Davvero, ho sempre avuto libertà di disegnare ciò che voglio». Nel 2002 , Le Monde aveva pubblicato con meno pudore il disegno di Chirac che copulava con Marianne, e prima ancora quello di Bill Clinton che toccava il seno della Statua della Libertà.
È abile nello schivare gli ostacoli. Plantu ha ricevuto negli anni rimostranze a destra, da Edouard Balladur a Dominique de Villepin, come a sinistra, da Martine Aubry a Jean-Luc Mélenchon. Jean-Marie Le Pen non gli ha perdonato di averlo sempre presentato in uniforme, come
un miliziano, e anche la figlia Marine è raffigurata sempre con piglio marziale. «Trovo sano che i politici si lamentino delle mie vignette». L’autocensura, aggiunge, ci può essere solo per la vecchiaia, l’handicap, la malattia. «Quando Mitterrand stava morendo, ho continuato a disegnarlo con i capelli anche se li aveva persi quasi tutti». Il più permaloso è stato Sarkozy. La storia delle mosche che lo inseguivano non gli è mai andata giù. «Prima ha mandato avanti il suo amico Alain Minc, allora consigliere di Le Monde » ricorda Plantu. Poi sono arrivate le proteste dell’Eliseo. Un lungo braccio di ferro di cui conserva una certa nostalgia. «Sarkozy era una caricatura vivente. Quel che è buono per i disegnatori dei giornali, non sempre è positivo per la democrazia». Scherzare su Hollande è meno facile. Visto da Plantu, il socialista «molle e fintamente buono» ha sempre qualche goccia di sudore in volto perché «trasmette incertezza».
I lettori sono molto suscettibili, soprattutto quando si tocca la religione. Un Gesù che distribuisce preservativi agli africani. Un rabbino ultraortodosso che ha trecce di filo spinato. Il Maometto rappresentato dalla scritta: “ Je ne dois pax dessiner... ”. Per combattere «tutti gli integralismi » Plantu ha fondato nel 2006 l’associazione “Cartooning for Peace”. Dal film Caricaturisti, fantaccini della democrazia , appena presentato al Festival di Cannes, l’editore Bayard doveva pubblicare il libro, ma ha rinunciato all’ultimo minuto per una vignetta sulla Chiesa cattolica e la pedofilia. L’ha mandato in stampa l’editore Actes Sud. L’idea di lanciare messaggi non solo di sberleffo ma anche di pace e dialogo venne a Plantu nel 1991, quando incontrò Yasser Arafat e riuscì a fargli disegnare una bandiera israeliana accanto a quella palestinese. Un anno dopo, Shimon Peres firmò il disegno. I sogni possono essere a forma di strisce.