Franco Venturini, IoDonna 1/6/2014, 1 giugno 2014
UNA KENNEDY A FUKUSHIMA
Chiunque abbia superato gli anta o abbia il gusto delle foto storiche non può aver dimenticato quella immagine: Caroline Kennedy in cappottino azzurro che si stringe a mamma Jackie mentre il fratellino minore John John rivolge un saluto militare alla bara di papà assassinato poche ore prima a Dallas. Oggi quel tragico 22 novembre del 1963 è lontano, ma la leggenda di John Fitzgerald Kennedy non si è dissolta. Caroline se ne è resa conto quando Obama l’ha nominata ambasciatrice in Giappone: ovunque folle plaudenti, ovunque una benevola curiosità come fosse una rockstar. Ma buon sangue non mente, e l’ambasciatrice Kennedy ha mostrato di saper parlare chiaro. Prima una serrata critica alla caccia che i giapponesi danno ai delfini, poi un attacco al nazionalismo del premier Abe e una intervista rifiutata alla Tv pubblica per le tesi revisioniste di un suo dirigente. Ma il suo temperamento da Kennedy Caroline l’ha dimostrato soprattutto ora, ottenendo di andare dove nessuno vuole andare: nella ex centrale nucleare di Fukushima devastata dal terremoto e conseguente tsunami del 2011. L’ambasciatrice, con un elmetto giallo e un abito protettivo bianco, ha visitato l’edificio del reattore quattro e le centrali di controllo dei reattori uno e due. Facendo domande ai pochi che l’accompagnavano, congratulandosi con chi lavora lì per contenere una minaccia che resterà viva per decenni. I giapponesi sono rimasti a bocca aperta, lei ha detto di aver imparato molto.