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 2014  giugno 01 Domenica calendario

SALVO INTRAVAIA


SOFFITTI
che cedono, impianti fatiscenti, altissimo rischio amianto. Il Censis lancia l’allarme sugli edifici scolastici. Un’indagine dell’istituto parla di «intonaci che crollano, rubinetti che perdono e vetri rotti» e si spinge fino a denunciare problemi strutturali in 3600 scuole e il rischio amianto per 342 mila studenti. Oltre 24 mila edifici, la metà di quelli che ospitano scuole, hanno «impianti (elettrici, idraulici, termici) che non funzionano, insufficienti o non a norma». E poi «sono novemila le strutture con gli intonaci a pezzi e in 7200 edifici occorrerebbe rifare tetti e coperture». Il perché è presto detto: il patrimonio edilizio delle scuole italiane è vecchissimo. Tre edifici su dieci sono stati costruiti prima del 1960 e oltre quattro su dieci prima del 1980. La manutenzione è scarsa e i lavori sono spesso eseguiti male. Secondo i 2600 dirigenti scolastici consultati dal Censis, per il 36% degli edifici è prioritario avviare lavori di manutenzione straordinaria. Ma nella maggioranza dei casi — il 57% — l’esigenza è dare continuità agli interventi di manutenzione ordinaria. Non solo. «Di lavori se ne fanno pochi, e quando succede sono fatti male». Per i dirigenti, «negli ultimi tre anni, sono più di un quarto le strutture in cui sono stati effettuati lavori
ritenuti scadenti o inadeguati».
Il governo corre ai ripari emette in campo un Piano da 7 miliardi di euro: 2 miliardi di fondi già stanziati, 900 milioni di mutui erogati dalla Banca europea per gli investimenti e tra i 2,2 e i 4 miliardi provenienti dai fondi di coesione. Nei mesi scorsi il premier Renzi invitò i sindaci a segnalare le situazioni più gravi e a luglio partiranno i primi lavori. «I dati diffusi oggi dal Censis — spiega Roberto Reggi, sottosegretario all’Istruzione — non ci colgono impreparati. Abbiamo fatto dell’edilizia scolastica una priorità con oltre 8200 interventi in programma da far partire nel 2014 e altri undicimila che partiranno all’inizio del 2015. Le opere previste quest’anno interesseranno un quarto delle scuole e due milioni di studenti». Si tratterà di piccoli interventi di decoro e ripristino funzionale: «Tinteggiature, ripristino di impianti idraulici ed elettrici, sistemazione di aree verdi, serramenti e vetri rotti», spiega Reggi, in oltre 12 mila scuole. Ancora, interventi di manutenzione straordinaria e, grazie allo sblocco del patto di stabilità, nuove costruzioni e ristrutturazione
su un totale di oltre ventimila edifici scolastici.

CORRADO ZUNINO
ROMA .
Ci sono 4.400 segnalazioni dai sindaci d’Italia, ora impacchettate in un ufficio di Palazzo Chigi. Ogni tanto il premier Renzi fotografa il pacco a doppio spago
e twitta la foto: «Abbiamo iniziato a smistare le lettere dei primi cittadini, le scuole da rifare». Sono ottomila i sindaci in Italia, quindi uno su due ha una scuola malmessa nel suo territorio. L’iniziativa di governo, che si è chiusa lo scorso 15 marzo, prevedeva la segnalazione dell’istituto nelle condizioni peggiori. Soltanto uno. Molti sindaci
non si sono contenuti e hanno allegato l’elenco: «Caro collega, ti segnalo poi...». Renzi è il collega.
Il sindaco di Avezzano provincia dell’Aquila, Gianni Di Pangrazio, ha scritto una lettera al premier per ringraziare e segnalare. «Condivido in pieno la tua scelta di partire con l’azione di governo dando priorità alle scuole poiché è
lì che si formano le nuove generazioni. Ad Avezzano, terra ballerina, stiamo lavorando da tempo, con i tempi biblici della burocrazia, per avere la disponibilità dei fondi del progetto “Il futuro in sicurezza” ». In quell’elenco di edifici congelati dalla burocrazia non c’è, tuttavia, la scuola simbolo di Avezzano, l’immobile Corradini-
Fermi. È degli anni Venti, è un Deco, è vincolato per comprensibili ragioni storico-architettoniche. Di Pangrazio l’ha scelta tra tante. «Non possiamo toccarlo per mille ragioni, ha bisogno di un intervento di consolidamento». Rischia di venire giù, serve l’azione coordinata dal governo.
A Villafranca in Lunigiana il sindaco Pietro Cerutti ha chiesto — dritto per dritto — 3,9 milioni da investire nel nuovo plesso scolastico pensato per ospitare un liceo scientifico e l’Istituto professionale Belmesseri. Con il primo miliardo e due speso sono fermi alle strutture portanti. I liceali di Villafranca sono costretti nel vecchio convento di San Francesco e così hanno scelto di affiancare l’iniziativa del sindaco con una cartolina a testa recapitata al presidente del Consiglio: fotografa lo stato dell’arte del nuovo plesso antisismico.
Il Comune di Livorno ha indicato le scuole medie Pazzini di via San Gaetano: c’è già un disegno per rifare la copertura in alluminio e migliorare l’efficienza energetica, risistemare la facciata e
dare la possibilità di un accesso civile alle aule per chi ha difficoltà. Un ascensore, un nuovo percorso per andare in palestra. La ristrutturazione dei bagni. Costa, tutto, 703 mila euro. Già che c’era il sindaco Alessandro Cosimi ha raccontato a Renzi di tutte le scuole bisognose di interventi a Livorno: cinquantuno tra nidi, materne, elementari e medie per un costo di 3,7 milioni. «Non sbricioliamo il futuro dei nostri ragazzi».
In Veneto le lettere inviate al premier sono passate, per conoscenza, all’attenzione dell’Ufficio
scolastico, che così ha realizzato un censimento locale. Solo per la riqualificazione e la bonifica dall’amianto sono stati presentati 203 progetti: ne sono andati avanti 83. Servivano 150 milioni, ce ne sono 10. A Belluno il sindaco Jacopo Massaro chiede 5 milioni per restituire a trecento scolari la principale scuola elementare, la Aristide Gabelli. Padova ha individuato la primaria Ardigò: il progetto preliminare è pronto, mancano 700 mila euro, potrebbero arrivare con lo sblocco del patto di stabilità sugli investimenti per
l’edilizia scolastica (decreto 66, a giorni convertito in legge). Per l’intera città ci sono 10,6 milioni pronti, fin qui non si sono potuti toccare per l’austerity imposta dall’Unione europea. A Cesena il patto di stabilità ha fermato l’ampliamento del complesso di San Vittore (6,4 milioni, Iva compresa).
Anche un sindaco d’opposizione come il leghista Flavio Tosi ha presentato l’elenco di necessità per Verona: «Speriamo non sia la solita l’elemosina». Federico Pizzarotti, Cinque stelle inquieto, ha scritto al “caro Matteo” per avere fondi per tre strutture di Parma. Una, è la contestata scuola europea: costata 35 milioni, non è finita. Il Comune di Ariccia alle porte di Roma ha puntato alto e chiesto la realizzazione di un polo scolastico «in grado di includere in un unico, ampio e moderno spazio tutto il ciclo dell’obbligo e dell’infanzia ». Progetto ambizioso, mancano 13 milioni. «Si possono recuperare con la vendita delle cubature delle scuole Bernini e via Vittoria», ha assicurato il sindaco Emilio Cianfanelli.
A Bari lo spot si è acceso sulla materna Regina Margherita nel rione Madonnella, a Foggia sulla media De Sanctis. Il sindaco di Andria, Nicola Giorgino, vorrebbe riaprire il Riccardo Jannuzzi nel quartiere di Santa Maria Vetere: è una secondaria, chiusa dal sisma del 2002. Servono 3 milioni. Ecco, il terremoto che colpì San
Giuliano di Puglia, Campobasso. Ventisette bambini e una maestra morti schiacciati. Progettisti, costruttori, tecnico comunale, sindaco dell’epoca: tutti condannati in Cassazione. Il sindaco in carica, Luigi Barbieri: «Dopo la nostra tragedia gli sforzi fatti sono stati pochi».