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 2014  giugno 01 Domenica calendario

A SEGNO LO SPRINT FISCALE IN RITARDO LE ALTRE RIFORME


Se parlassimo di un ristorante potremmo dire menù ricco, ma cucina un poco in affanno. Per ora siamo agli antipasti o poco di più. Si sapeva che anche in campo economico il cronoprogramma del governo era molto ambizioso ed in effetti a cento giorni dal suo insediamento molti dei “piatti” presentati a metà marzo magari sono ben impostati ma restano ancora da rifinire in più parti. Renzi voleva sfornare ad aprile la riforma della pubblica amministrazione e a maggio quella del fisco: nel primo caso è stata rispettata solo la scadenza formale, presentando in extremis un robusto pacchetto che va dallo stop alle carriere automatiche dei dirigenti alla mobilità a misure di semplificazione (taglio delle prefetture), ma poi i provvedimenti veri saranno varati solo il 13 giugno. In tema tasse abbiamo avuto un primo assaggio importante, questo sì arrivato puntualmente a maggio come promesso, con l’introduzione del bonus da 80 euro per 10 milioni di italiani ed un primo taglio del 10% dell’Irap a favore imprese. Resta però da completare la riforma vera e propria attuando la legge delega ricevuta in eredità dal precedente governo (730 precompilato, riforma del catasto, semplificazioni, ecc) iniziando nei prossimi giorni a varare i primi decreti attuativi. Poi dopo l’estate di dovrà pensare a come rendere definitivo e più esteso il taglio delle tasse.
Anche in tema di lavoro gli “assaggi” sono arrivati come previsto entro maggio, e questo vale sia per il varo della Garanzia giovani (1,7 miliardi di fondi per garantire opportunità di lavoro e di studio entro quattro mesi dal diploma), sia per le correzioni alla legge Fornero, con la semplificazione di contratti a termine e apprendistato. Entro agosto, assicura il ministro Poletti, arriverà il primo sì al “ddl” delega che rappresenta il piatto forte del famoso Jobs Act renziano: sul tavolo riforma degli ammortizzatori sociali e dei servizi per il lavoro, sostegno della maternità, e meccanismi di conciliazione.
A giugno la “cucina” di palazzo Chigi andrà certamente sotto pressione: per il giorno 20 è infatti annunciato il varo di un pacchetto competitività, che conterrà misure di semplificazione ed il taglio del 10% del costo delle bollette elettriche per le piccole e medie imprese, un’operazione da 3 miliardi di euro attesa a dire il vero per maggio. Sempre per giugno il governo aveva anche annunciato 500 milioni di euro a favore delle imprese sociali, ma in realtà è andato anche oltre presentando “fuori lista” addirittura una vera e propria riforma del Terzo settore (che tra l’altro introduce un nuovo Servizio civile nazionale per 100 mila giovani) già all’ordine del giorno del consiglio dei ministri del 27 giugno.
Forse i ritardi più grandi riguardano i pagamenti degli arretrati della Pa. A marzo il governo aveva promesso che entro luglio sarebbero stati messi a disposizione altri 68 miliardi di euro in maniera tale da azzerare tutto l’arretrato di 90 miliardi, calcolando che 22 erano già stato pagati nel 2013. In realtà i fondi già stanziati (dal precedente governo) toccavano già quota 47 e con il decreto Irpef Renzi ne ha aggiunti solo altri 9,6, con la possibilità di “salire poi anche a 13”. Anche qui tempi più lunghi nonostante diverse misure di semplificazione: è ormai acclarato che si finirà di pagare tutto solo a inizio 2015. E non saranno 90 miliardi.
Anche in tema di spending review all’inizio il governo si era dato obiettivi molto ambiziosi, 7 miliardi di risparmi già quest’anno indicava il commissario Cottarelli, poi ridimensionati a 5, mentre in realtà sempre il decreto Irpef si ferma a quota 2,1. E ancora, è stato introdotto un nuovo tetto di 240mila euro per i compensi di manager e alti dirigenti, ma poi non si è dato corso all’analogo taglio dei compensi di tutta la dirigenza pubblica che avrebbe fruttato 500 milioni l’anno.
Nonostante tutto, dunque, menù importante ed elaborato. Reso ancora più ricco dal nuovo impulso dato alle privatizzazioni (sulla rampa di lancio Fincantieri, che ha già avviato tutte le procedure, e Poste Italiane), dalla soluzioni di importanti crisi aziendali (come Electrolux e a breve Alitalia), e soprattutto da un vero colpo d’ala nel campo delle nomine che ha portato per la prima volta tre donne a guidare giganti pubblici come Eni, Enel e Poste.
Risultati concreti? Per vedere risalire con forza il Pil (dopo il -0,1% del primo trimestre ed il +0,1 e +0,4% previsto per il secondo) dovremo aspettare ancora un poco, idem per l’occupazione. Di contro però a maggio la fiducia dei consumatori è salita per il terzo mese consecutivo ai massimi dal 2010. Segno che la strada imboccata è quella giusta. Ora lo chef deve solo completare il servizio e magari accelerare un poco.
@paoloxbaroni

Paolo Baroni, La Stampa 1/6/2014