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Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
C’è tempesta sul Festival di Sanremo e sul televoto che ha dato la vittoria a Scanu. Il quotidiano Avvenire è entrato in possesso del tabulato relativo a telefonate e sms dell’ultima serata, e il risultato che ne risulta è parecchio strano. Al penultimo passaggio, quando si trattava di selezionare tre finalisti sui dieci arrivati fino a quel punto, il televoto ha dato questi risultati: 1. Pupo-Savoia-Canonici, 212.482 televoti; 2. Scanu, 135.588; 3. Mengoni, 80.287; 4. Povia, 61.125; 5. Arisa, 37.069; 6. Fornaciari-Nomadi, 36.210; 7. Noemi, 23.089; 8. Malika, 21.668; 9. Irene Grandi, 18.358; 10. Cristicchi, 16.031. Teniamo bene a mente il risultato del trio Pupo-Savoia-Canonici: in questa semifinale è arrivato primo con la bellezza di 212 mila 482 voti telefonici. Vediamo adesso che cosa è successo negli ultimi 50 minuti, quando bisognava scegliere i vincitori fra i primi tre. Ebbene, a questo punto, contro ogni logica elettoral-matematica, il trio di Italia amore mio ha preso appena 1.384 voti, diconsi mille e 384 voti, contro i 200 mila e passa del giro precedente! In questo modo ha sorprendentemente vinto Scanu.
• Non c’è coerenza, mi pare.
Qualunque matematico direbbe che il voto è stato taroccato, e taroccato alla grande. Gli organizzatori devono aver fatto male i loro calcoli: volevano dimostrare, con Italia amore mio, che le élites disprezzano certi valori che poi il popolo fa suoi, e per ottenere questo risultato devono aver programmato una prima eliminazione dell’orrido canto italiota e poi il suo recupero al televoto. Si sono quindi lavati la coscienza invitando gli orchestrali a contestare, una manifestazione che ancora ieri il direttore artistico del Festival, Gianmarco Mazzi, ha finto di stigmatizzare. Le foto però mostrano gli orchestrali che, mentre contestano, ridono a crepapelle. difficile credere che non si trattasse di una messinscena.
• Ma allora è tutto finto? Il risultato e il resto?
Il Codacons ha chiesto che vengano sospesi i risultati finali «per verificare le utenze di provenienza ed escludere che si tratti di utenze collegate ad agenzie specializzate, che come è noto svolgono questo mercato».
• C’è un mercato del televoto?
Tutti dicono di sì, e Lele Mora l’ha anche confessato pubblicamente: nell’anno in cui Walter Nudo vinse all’Isola dei famosi lui dice di aver comprato televoti per 25 mila euro. Negli Stati Uniti American Idol (24 milioni di televoti nell’edizione del 2009) risultò alla fine truccato: la compagnia telefonica At&t, sponsor del programma, aveva spinto Kris Allen contro il superfavorito Adam Lambert perché Allen era più telegenico e Lambert, dichiaratamente omosessuale, si configurava come un vincitore imbarazzante.
• Ma non c’è un controllo, qualcosa?
A Sanremo c’era il notaio che controllava il conteggio dei voti e lo certificava. Ma quando si arriva al conteggio dei voti il trucco eventuale c’è già stato. I tecnici spiegano che ci sono due momenti in cui si possono imbrogliare le carte. Primo momento: gli operatori dei servizi ad alta tecnologia «sono in grado, se vogliono, di far partire migliaia di telefonate in pochi secondi targandole da utenze diverse e da aree del paese non omogenee» (così un manager del settore che chiede di restare anonimo). Chi vuole questo servizio deve pagare assai, naturalmente. Il secondo momento è quello del trasferimento dei dati dai gestori telefonici alla società informatica che effettua il conteggio finale. L’espresso ha visto uno studio segreto del Politecnico di Milano da cui risulta che il numero di televotanti è raddoppiato tra il 2007 e il 2008 passando da 7,4 milioni di persone a 15 milioni. Un fenomeno così di massa andrebbe regolato per legge. Poiché si tratta di votare, dovrebbe anche essere possibile una verifica a posteriori. Che oggi viene addirittura impedita. più o meno tutto segreto.
• Quanti soldi girano con questo giochetto?
Sessanta milioni in un anno se si contanto tutte le trasmissioni. Sanremo ha smosso due milioni e 705 mila euro. Le telefonate costavano 75 centesimi, senza differenza tra le chiamate dal mobile o quelle dal fisso. Non si poteva votare più di cinque volte. Alla fine, metà di tutta la torta va agli operatori telefonici. Del resto, il 18% alle società di elaborazione, 7% alla rete tv, 13% al produttore dello show, 10% al titolare del format. Gianmarco Mazzi, il direttore artistico, ha detto che «il televoto ha delle caratteristiche che lo fanno apparire il massimo della democrazia». Uto Ughi, il grande violinista, ieri ha detto che invece questa «è una falsa democrazia». Ha aggiunto: «Ho visto dieci minuti del festival di Sanremo e mi sono bastati per capirne il livello musicale spaventoso. Quelli che hanno vinto, poi, sono i peggiori». [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 24/2/2010]
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