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 2010  febbraio 24 Mercoledì calendario

IL TRAN TRAN ESISTE, ECCO LA PROVA

Eppure non ci mancherebbe nulla. Libertà, benessere, mezzi di trasporto capaci di mandarci anche in orbita. E il primo a restare stupito è stato il ricercatore della Northwestern University, Albert-Laszlo Barabasi, che ha pubblicato i dati su Science. Sta di fatto che la nostra vita non esce mai dal sentiero battuto. Il 93 per cento degli spostamenti ci vedono oscillare fra casa e lavoro, con qualche puntata in palestra o al supermarket. E chi accusa il lavoro di schiacciarlo nel solito tran tran è subito smentito. Il tracciato dei nostri movimenti non si scosta di molto dalla routine neanche nel week end. E per il 65 per cento delle persone la variabilità delle strade percorse sabato e domenica è addirittura inferiore al resto della settimana.
A tradirci è stato l´oggetto a noi più fedele: il telefonino. Lo strumento in grado di collegarci con tutti su questo pianeta ci ha rivelato che il nostro mondo è in realtà una vasca per pesci. E lo ha fatto con un´oggettività che non lascia scampo. Barabasi e i suoi colleghi infatti si sono limitati a tracciare gli spostamenti di 50mila cellulari per seguire i movimenti di altrettanti uomini, esattamente come i biologi fanno per conoscere la rotta degli uccelli migratori attaccando un transponder sulla zampa.
A differenza degli uccelli migratori, il percorso degli uomini e dei loro telefoni è molto simile a una retta, con poche deviazioni dal tracciato principale. I punti sulla mappa cittadina che rappresentano i contatti tra il cellulare e la sua antenna di riferimento sono tutti concentrati in un´area limitata, anche quando a essere seguito è un pendolare abituato a effettuare spostamenti giornalieri superiori ai 30 chilometri. «I nostri movimenti giorno dopo giorno - spiega Barabasi - sono molto più regolari di quanto non immaginassimo. E questa regolarità ci rende prevedibili».
Il ricercatore di origini ungheresi emigrato negli Usa, specializzato nello studio di network sia informatici che umani, ha trovato che il 93 per cento dei contatti fra telefonino e antenna è avvenuto all´interno di un percorso standard a forma di retta. E che nessuno dei 50mila individui seguiti, neanche quelli più abituati a uscire dal coro, è mai sceso sotto a una prevedibilità dell´80 per cento. «Sembra che la tendenza a essere abitudinari sia innata in noi. Non abbiamo infatti riscontrato differenze fra sessi, età, classi sociali o ambiente cittadino e di campagna» spiega Barabasi. Sono bastati inoltre tre mesi di «pedinamenti» per esaurire l´elenco dei nuovi posti visitati. Alla fine dello studio, quasi nessuna fra le anonime e inconsapevoli persone seguite aveva un solo luogo da aggiungere al tracciato degli spostamenti precedenti.
«Ottenere i dati grezzi - spiega Barabasi - non è stato difficile. Le compagnie telefoniche conservano le coordinate di chiamate e messaggi per scopi di fatturazione. Ma tutti i dati sono anonimi. Non è possibile risalire all´identità delle persone osservate». E in un´epoca in cui i virus si diffondono a velocità decine di volte superiori rispetto al secolo scorso, e in cui sette banconote su cento percorrono più di 800 chilometri in una settimana (lo rivelò l´esperimento del sito internet www. wheresgeorge. com), finisce che gli unici a restare fermi siamo proprio noi.