Varie, 24 febbraio 2010
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Agostini Marco
• 1963 (~), Roma 11 agosto 2006 (suicida). Sacerdote • «[...] Non ha retto alle accuse (tante e documentate) di pedofilia, dichiarandosi innocente anche nell’ultimo biglietto scritto prima di togliersi la vita, e si è suicidato, impiccandosi nel lavatoio, all’ultimo piano di una palazzina bassa in cui vivevano la madre e la sorella alla periferia di Roma, nel quartiere Alessandrino [...] ha aspettato che l´anziana donna uscisse di casa per sbrigare una commissione, ha fatto una rampa di scale, ha legato un lenzuolo a una trave e si è ucciso. A ritrovarlo proprio la donna, e accanto al corpo di quell’uomo grosso un biglietto: “Ti chiedo scusa mamma per quello che è successo in questi mesi ma ci tengo a dire che non sono un pedofilo”. Don Marco - per il quale la Chiesa aveva già deciso l’avvio di un processo di secolarizzazione - era finito in manette ad Assisi il 5 aprile 2006, e nelle stesse ore altri 2 sacerdoti erano stati arrestati a Pomezia (cittadina a pochi chilometri da Roma, dove il Cabana, come si faceva chiamare Agostini dai suoi ragazzi, aveva prestato servizio nella parrocchia di San Benedetto), accusati di aver coperto per anni gli abusi del confratello. Ad Assisi lavorava presso una casa di accoglienza, dopo esser stato allontanato da Pomezia e da Torvaianica (altro teatro dei presunti abusi, nell’oratorio della Beata Vergine Immacolata) proprio per quelle che all’epoca - era il 2002 - erano forse soltanto dicerie. Dalle dicerie (sempre di più) si passò alle accuse, quando in blocco i ragazzi si presentarono a denunciarlo: nei verbali si parlò di filmini pornografici a cui i ragazzi dovevano assistere con il Cabana, a fotografie dove venivano ritratti nudi, a riti blasfemi: coinvolti molti dei “Ragazzi nuovi”, il nome del gruppo fondato dallo stesso sacerdote nelle due parrocchie dell’hinterland laziale. Persino sua sorella, Fiorella, lo aveva accusato. [...] “Era un bambino che frequentava la parrocchia. In famiglia erano tutti molto religiosi - dice Pasquale, che non rivela cognome né età - ma suo padre non voleva che diventasse prete. Poi il papà morì e lui prese i voti [...] Per me - dice un coetaneo del sacerdote - resta quel bambino con cui giocavo in parrocchia”. E poco contano anche le accuse di pedofilia per fatti in un campo scout a Centocelle [...] prima che prendesse i voti: erano cadute in prescrizione [...]» (Gabriele Isman, “la Repubblica” 12/8/2006).