Varie, 24 febbraio 2010
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FRAGAL Enzo Catania 3 agosto 1948, Palermo 26 febbraio 2010. Avvocato. Tra i più noti penalisti di Palermo
FRAGAL Enzo Catania 3 agosto 1948, Palermo 26 febbraio 2010. Avvocato. Tra i più noti penalisti di Palermo. Politico, ex parlamentare di An (Componente della Commissione Giustizia della Camera, membro della Commissione Stragi e capogruppo di An nella Commissione parlamentare d’inchiesta sul dossier Mitrokhin), consigliere comunale a Palermo (Pdl), il 23 febbraio 2010 fu aggredito a bastonate davanti al suo studio, morì dopo tre giorni di agonia • «[...] è nato a Catania ma vive a Palermo dagli Anni ”60. Ha fatto politica nel Msi prima e in An dopo. Fu eletto alla Camera dal 1994 al 2006, fece parte della commissione Giustizia. Dal 2007 è nel Consiglio comunale di Palermo. [...] Nel gennaio 2003 presentò un emendamento sull’estensione ai picciotti di mafia dell’’indultino” (poi ritirato) e non venne più ricandidato. Pochi mesi prima, nel luglio 2002, 31 boss detenuti a Novara avevano scritto una lettera minacciosa indirizzata agli avvocati ”che ora fanno i parlamentari e siedono nella commissione Giustizia”, dopo ”avere fatto cassa” come professionisti. Un messaggio che si considerò diretto soprattutto a un altro avvocato di Palermo, Nino Mormino, di Forza Italia, vicepresidente della stessa Commissione. Episodi antichi, datati. Così come risale al ”94 la questione delle intercettazioni - che Fragalà disse di avere ricevuto da un anonimo - riguardanti il pentito Balduccio Di Maggio, già allora tornato in Sicilia per consumare le vendette contro i suoi nemici. [...] assiste centinaia di clienti, ma non ha mai difeso grandi boss, a parte Pino Greco ”Scarpa”, un killer imputato nel maxiprocesso ma ucciso nel 1985 col metodo della lupara bianca» (Riccardo Arena, ”La Stampa” 24/2/2010) • «[...] adolescenza trascorsa come leader del Fronte della Gioventù accanto a Pierluigi Concutelli e Francesco Mangiameli [...] mafiosi con ruoli di primo piano nella cupola di Cosa Nostra non ne ha mai difesi, ma Fragalà assunse un ruolo incisivo già nel primo maxi-processo quando la platea dei 400 imputati contestava la corte del presidente Alfonso Giordano, a latere Pietro Grasso. Alcune intercettazioni ottenute in via anonima da Fragalà nel 1996, lo portarono quando era deputato al centro di una dura polemica con la Procura allora diretta da Giancarlo Caselli. Sosteneva che fosse chiaro come Balduccio Di Maggio, il pentito del presunto bacio fra Riina e Andreotti, fosse tornato nel suo paese, a San Giuseppe Jato, pronto a uno scontro con i suoi nemici, con piena consapevolezza di alcuni apparati investigativi e giudiziari. Il delitto di uno dei suoi avversari, Francesco Reda, acuì le tensioni, ma forse l’immunità di parlamentare evitò un seguito giudiziario a carico di Fragalà che a Palermo aveva mostrato sempre un atteggiamento diplomatico, sin dai tempi delle scazzottate universitarie. Allora, nel ”68, Concutelli guidava i picchiatori e lui stava nelle retroguardie come consigliere, ma anche come ambasciatore portato al dialogo nelle assemblee. Il suo impegno professionale nei processi di mafia lo portò un giorno a uno scontro diretto con Michela Buscemi, la sorella di un piccolo boss fatto annegare dai suoi carnefici. Una delle prime clamorose testimonianze contro la mafia. Con Fragalà quasi offeso dalle sue dichiarazione: ”Lei getta un’ombra su questa aula”. E la Buscemi: ”Perché prima c’era il sole, avvocato?”. Un altro episodio che lo riguarda risale al 2002 quando il boss Salvo Madonia scrisse a nome dei detenuti di mafia reclusi a Novara facendo un equivoco riferimento sia a Fragalà che ad altri avvocati eletti in Parlamento ”per non avere fatto il loro dovere, dopo essere stati pagati con laute parcelle”. Infine nel 2003 provò a lanciare un disegno di legge per estendere il cosiddetto indultino ai mafiosi. Cosa che non piacque a Fini» (Felice Cavallaro, ”Corriere della Sera” 24/2/2010).