Gianluca Agata, Il Riformista 24/2/2010, 24 febbraio 2010
TAGLIAVENTO, UN EROE. L’EX ENFANT PRODIGE CHE NON TEME LE GRANDI
Il paradosso di Paolo Tagliavento, trentasettenne direttore di gara umbro che solo per aver fatto il proprio dovere ha messo ancor più a soqquadro il mondo arbitrale italiano. Orgoglio ternano. In via Mazzini, a due passi dalla bottega di barbiere di famiglia, quelle di Tagliavento sono considerate vere e proprie gesta. Cavaliere, lancia in resta, contro il castello: «Perché per la prima volta ha dimostrato che ci si può opporre alla sudditanza nelle grandi squadre». Parola di Paolo Borea, ex ds della Sampdoria che a Terni è considerato quasi un eroe dopo aver ceduto Grabbi al Blackburn per 22 miliardi nel 2001. «La sua direzione contro l’Inter - ha detto a Giorgio Palenga del Corriere dell’Umbria - ha fatto tanto scalpore perché per la prima volta ha applicato il regolamento alle quali le grandi squadre non sono abituate».
Piazza che vai orgoglio che trovi. Come quello di Angelo Angelelli, arbitro in serie A degli anni 70, oggi dg della Ternana: « stato un esame di laurea superato». Nella cittadina dell’acciaio, Tagliavento si fa vedere raramente, allenandosi sul campo Fidal che sorge tra le sculture di Arnaldo Pomodoro. Poche parole, ma se oggi passeggiasse al centro sarebbe una specie di eroe.
Enfant prodige della classe arbitrale italiana, è stato premiato con il passaggio dalla C alla A-B dopo soli due anni. Un record. Subito centrato il debutto in serie A all’ultima giornata del campionato 2003-04, in occasione di Chievo-Bologna. Nel 2006 il suo nome compare nei verbali delle intercettazioni di Calciopoli ma è scagionato da ogni accusa nell’ambito del procedimento di fronte alla giustizia sportiva. Internazionale dal primo gennaio 2007, è designato dall’Uefa per la finale della Regions’ Cup, la massima competizione per squadre amatoriali del continente. E paradossalmente la sua direzione di Inter-Sampdoria è stato il momento più alto della carriera italiana. Roberto Beccantini su La Stampa gli dedica un elogio: «Paolo Tagliavento, colpevole di aver diretto senza lasciarsi influenzare».
L’arbitro di Terni contro tutto e tutti. Anche contro la moviola che, per una volta, è assurta a giudice per santificare e non per crocifiggere. Per la prima volta la panolada, lo sventolio dei fazzoletti bianchi inventato al Santiago Bernabeu per sottolineare la protesta, è stata una condanna prima ancora di aver visto la moviola. E il processo è stato immediatamente nei confronti dell’arbitro. Forse più colpevoli erano Cordoba e Samuel che si sono fatti espellere lasciando l’Inter in nove. Tagliavento un paradosso che non è servito ai presidenti Mezzaroma, Spinelli, Lotito che, anzi, hanno aumentato il polverone. «Io sono l’ultimo arrivato ma l’arbitro di Siena-Napoli ha invertito le decisioni» ha detto il primo. «Sono cinque anni che non parlo degli arbitri ma ora basta» ha sentenziato il vulcanico presidente della Lazio. «Se continua così ritiro la squadra» l’ultima di Spinelli. Benedetta la sudditanza psicologica. A lamentarsi sarebbe stata solo la Samp e tutti più tranquilli. ”Benvenuti al manicomio Italia” per citare nuovamente Beccantini.
E a Cercola, provincia di Napoli, c’è chi ci ha messo il carico da novanta. Partita del campionato di giovanissimi regionali, Procalcio Ponticelli-Asd Micri finita 1-0 per un gol convalidato in presunto fuorigioco. Il dirigente ospite ha atteso il giovane arbitro, appena 16 anni, a bordo campo una volta finita la partita e lo ha aggredito: trauma cranio-facciale la prognosi dei medici. «Il labbro mi fa male, ma quello che fa più male è pensare che lo sport dovrebbe essere solo un divertimento per noi ragazzi e invece spesso sono proprio gli adulti a rovinare tutto», ha dichiarato il ragazzo al quotidiano Metropolis. «Quando ho visto mio figlio a terra - ha detto invece il padre del giovane arbitro - mi sono precipitato sul campo, ho temuto il peggio. Non riesco a credere - ha poi aggiunto - che un uomo adulto, e che dovrebbe essere un esempio per questi ragazzi, abbia aggredito un minorenne che potrebbe essere suo figlio». Il dirigente rischia le manette, ma non come quelle di Mourinho che accendono gli animi di un paese rissoso. Camera, Senato e salotti tv. Il calcio ne è solo lo specchio fedele.
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