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 2010  febbraio 24 Mercoledì calendario

«DI GIROLAMO ELETTO DAI BOSS»

Eletto con i voti della ’ndrangheta: per Nicola Paolo Di Girolamo, senatore del Popolo delle Libertà, l’accusa è di «scambio elettorale aggravato dal metodo mafioso» e di «minaccia per impedire l’esercizio del diritto di voto aggravato dal metodo mafioso», come si legge nei capi d’accusa. Oggi Di Girolamo ha convocato una conferenza stampa per difendersi e ieri ha detto: «Stanno cercando di mettermi sulla croce. roba da fantascienza. Mi sento paracadutato in territorio di guerra. Mi sento nel frullatore».
Intanto gli atti dell’inchiesta della direzione distrettuale antimafia di Roma sono giunti a palazzo Madama, che dovrà pronunciarsi sulla richiesta d’arresto. Di certo, solo il senatore Sergio De Gregorio prende le sue difese: «Sono sicuro che potrà dimostrare la sua estraneità». Il capogruppo Pdl, Maurizio Gasparri, di fatto lo scarica: «Nessuno è intoccabile. Stiamo davanti a un caso eclatante, mi sembra che se ne sia occupato anche il procuratore nazionale antimafia».
Di Girolamo, secondo l’accusa, sarebbe in combutta con Gennaro Mokbel, imprenditore romano, schierato con l’estrema destra, contatti anche con Antonio D’Inzillo, accusato di aver ucciso il boss della banda della Magliana Enrico De Pedis. L’ipotesi degli inquirenti è che Mokbel, insieme a Di Girolamo con cui ha un rapporto di vecchia data, e altri accusati, «in concorso tra loro» – spiega il giudice delle indagini preliminari – «avvalendosi della capacità di intimidazione e dell’operatività della cosca mafiosa degli Arena di Isola di Capo Rizzuto» abbia organizzato l’elezionedi Di Girolamo all’estero.
Gli accusati «reperivano presso gli immigrati calabresi residenti in Germania, in particolare nel distretto di Stoccarda e Francoforte», scrive il gip, «le schede elettorali in bianco inviate agli elettori residenti all’estero» che poi venivano riempite «inserendovi abusivamente il nominativo di Di Girolamo Nicola Paolo ».Un’elezione, dunque, con «un voto mai realmente espresso e falsamente formato». Gli accertamenti del Ris Carabinieri, poi, hanno accertato attraverso analisi grafologiche che le schede elettorali sono state riempite da tre persone soltanto.
Ma ci sarebbe stato anche un lauto scambio elettorale. Mokbel, Di Girolamo e l’avvocato Paolo Colosimo, già coinvolto nel caso Coppola, che fa parte del sodalizio, avrebbero promesso a Franco Pugliese, della cosca Arena, già sottoposto a sorveglianza speciale, in cambio dell’impegno all’appoggio elettorale, di trovargli «un intestatario fittizio del motor yacht Franc One modello Stama 37HT» acquistato dallo stesso Pugliese per la modica cifra di 200mila euro.
Il caso giudiziario dell’elezione di Di Girolamo non è di ieri, però. Il procuratore aggiunto di Roma, Giancarlo Capaldo, lo aveva già messo sotto accusa perché «avrebbe effettuato la richiesta di iscrizione all’Aire (Anagrafe italiani residenti estero), presso il consolato italiano di Bruxelles, senza aver conseguito l’effettiva residenza in quel paese» come si legge negli atti parlamentari. Ma il Senato rifiutò l’autorizzazione a procedere all’arresto poiché le accuse, sostenne la giunta, «non presentano, a giudizio della giunta, gli estremi di straordinaria gravità che si sono presentati in passato». Stavolta però lagravitàdell’accusa non ammette obiezioni.