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Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
L’affare Fastweb sembra così complicato che ieri Feltri sul Giornale ha ammesso di averci capito poco e ha consigliato i lettori di sorbirsi le molte pagine interne dedicate all’intrigo.
• E’ davvero così complicato?
Si tratterebbe di una truffa sulle fatturazione dell’Iva, una cosa da cadere addormentati quando la si racconta. Capisco Feltri. una storia che i giudici svolgono in migliaia e migliaia di pagine, con tabelle, personaggi e nomi di società quasi mai sentite nominare. Molto schematicamente: si tratta in sostanza di Iva non versata e per la quale si chiede oltre tutto il rimborso al fisco dato che nell’ultima tappa del carosello (la truffa si chiama “frode carosello”) si è ceduta la merce a una società estera. Quando si scopre una frode carosello, uno dei passaggi più delicati è quello di dimostrare la complicità tra le società che vendono e quelle che comprano. possibile che uno dei soggetti non sappia, per esempio, che in uno dei passaggi l’Iva non è stata versata. Oppure, la truffa può essere compiuta all’insaputa dei vertici della società, da impiegati felloni che hanno complici anche nell’amministrazione finanziaria. quello che sostengono a Fastweb. L’amministratore delegato, Stefano Parisi, nel corso della conferenza stampa di ieri sera, ha detto che due dipendenti dell’azienda, poi licenziati, hanno fatto false fatturazioni alle spalle dei vertici. «Siamo stati lesi nella nostra onorabilità». Parisi ha anche fatto i nomi dei due: Giuseppe Crudele e Bruno Zito. Del resto, su questa faccenda, i magistrati avevano interrogato Silvio Scaglia, a quel tempo amministratore di Fastweb, già tre anni fa. La prima truffa-carosselo, secondo i magistrati, risale al 2003.
• Lo hanno poi arrestato?
Stava in Sudamerica e ha annunciato che sarebbe rientrato oggi, con un volo privato. Quando gli hanno raccontato delle accuse, è caduto dalle nuvole. S’è detto disponibile a rispondere a qualunque domanda. Gli arrestati finora sono 56, di cui quattro ai domiciliari. Ieri il gip Aldo Morgigli ne ha interrogati parecchi e parecchi si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.
• Nomi?
I nomi grossi non mancano. Oltre a Scaglia, che è colpito da un ordine di custodia cautelare, ci sono Stefano Mazzitelli, ex amministratore delegato di Telecom Sparkle, c’è poi una richiesta di arresto per il senatore del Pdl Nicola Di Girolamo. Parisi (ad di Fastweb) e Riccardo Ruggiero (presidente di Sparkle) hanno ricevuto avvisi di garanzia. Ieri s’è dimesso dalla carica Stefano Andrini, l’amministratore delegato dell’Ama, la municipalizzata romana dei rifiuti. Anche per lui c’è un ordine di custodia cautelare. La figura chiave di tutto l’affaire sembra però Gennaro Mobkel, imprenditore romano fino a ieri quasi sconosciuto. Avrebbe brigato per far eleggere in Senato Di Girolamo, che in più di una telefonata tratta da schiavo. Di Girolamo nega tutto e su di lui deciderà la giunta del Senato. L’espresso ha pubblicato foto dove lo si vede in compagnia, apparentemente piuttosto amichevole, con dei boss. Dall’insieme sembra davvero che si sia fatto eleggere in una circoscrizione estera essendo invece residente a Roma. Ci pare francamente nei guai, anche se dobbiamo sempre considerarlo innocente fino a prova contraria.
• Come si legano la strana elezione di Di Girolamo e la faccenda dell’Iva?
I magistrati pensano che col sistema delle false fatturazioni e dell’evasione dell’Iva si siano create all’estero provviste ingenti e fondi neri. In modi che i giudici finora non hanno spiegato (non a noi giornalisti, voglio dire: le pagine dell’ordinanza sono 1.600!) questi denari sarebbero stati gestiti dal clan Arena. Fastweb e Telecom Sparkle avrebbero fatturato falsamente in accordo con queste società fasulle, dette “cartiere”. Mobkel, che i giudici considerano uno della “ndrangheta, sarebbe stato il cervello del traffico e delle cartiere. Con la moglie, Giorgia Ricci, in carcere anche lei. Più di questo, al momento, non si capisce.
• C’è qualche problema per i clienti Fastweb? Si tratta di un milione e settecentomila soggetti, tra persone e aziende.
Dall’azienda dicono di no. Persino se si decidesse il commissariamento (il giudice si pronuncerà il 2 marzo), nessun disagio – assicurano – sarà patito dalla clientela, dato che il commissario si circonderà di uno staff tecnicamente in grado di garantire la continuità. I padroni di Fastweb sono gli svizzeri di Swisscom, che comprarono la società nel 2007, lanciando un’Opa da 47 euro per azione (adesso ne vale una quindicina). Quattro miliardi in tutto, e 800 milioni per il 18% ancora in mano a Scaglia. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 25/2/2010]
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