Romana Liuzzo, Panorama 25/02/2010, 25 febbraio 2010
«IL MIO TERREMOTO». PARLA BERTOLASO
A prima vista è quello di sempre, deciso e determinato, pratico e concreto. Come deve essere, appunto, l’«uomo del fare», il capo chiamato di volta in volta a coordinare soccorsi e interventi per ogni tipo di emergenza. Ma se lo spingi a parlare delle sue figlie, delle figlie testimoni delle cronache di questi giorni, allora Guido Bertolaso non regge più. E scoppia a piangere. «Questo no, questo non lo meritavo» si sfoga con Panorama nel suo ufficio della Protezione civile. «Avevo messo nel conto tutto, anche il fatto che prima o poi qualcuno avrebbe tentato di farmi fuori. Ma qui mi vogliono impiccare a un cappio di fango. E io non ci sto: perché questo finisce per far pagare un prezzo impietoso alla mia famiglia».
Lei sostiene che qualcuno ha provato a incastrarla. Ma chi sono i suoi nemici?
Mi piacerebbe saperlo. Non conosco nomi e cognomi. Però la logica mi dice che con il mio lavoro ho dato fastidio a molti. Il fatto di essere stato definito il terzo uomo più amato dopo Giorgio Napolitano e Barack Obama, e prima del Papa, ha fatto salire l’invidia a livelli altissimi. La situazione è peggiorata dopo che Silvio Berlusconi ha annunciato l’intenzione di nominarmi ministro. Non ho mai detto che c’è stato un complotto, ma certamente la voglia di trovare un pretesto per farmi male. E, alla fine, ci sono riusciti.
Si è definito un uomo dello Stato e non di governo. Come si sente in questo momento l’uomo dello Stato?
Mi sento umiliato per quella che ritengo una vera e propria campagna diffamatoria nei miei confronti. come se fosse partito un ordine di scuderia: cercate ovunque pur di trovare un elemento utile per screditare Bertolaso. Addirittura la bufala sulla mia parentela con il cardinale Camillo Ruini. Come a dire che non avevo meriti. Che ero un raccomandato. Poi, finalmente, lo stesso cardinale ha smentito e speriamo di avere chiuso almeno questa buffonata.
Lei stesso, però, ha ammesso che qualcosa è sfuggito al suo controllo. Non pensa che questa sia comunque una grave responsabilità?
Ho ammesso che, lavorando in una realtà devastata dall’inquinamento e dalle macerie come l’arsenale della Maddalena, per trasformarla in 12 mesi in uno dei poli nautici più belli del Mediterraneo, lavorando ventre a terra, può essere che qualcosa sfugga, anche perché nel frattempo c’è stato il terremoto in Abruzzo. Ma questo non vuol dire che io non rivendichi l’assoluta bontà del lavoro. Far nascere dal nulla un centro turistico di grande attrazione, in un arcipelago da sempre trascurato, anche questo può avere dato fastidio.
Ma chi controllava gli appalti, i loro tempi e i loro costi?
C’è una commissione di garanzia che ha il compito di vagliare tutto: atti, provvedimenti, appalti. composta da cinque persone, magistrati contabili e alti funzionari dello Stato. I verbali sono a disposizione dell’autorità giudiziaria. Inoltre, in ognuno dei nostri interventi, non solo alla Maddalena, spesso mando gli ispettori del ministero dell’Economia, per le verifiche sulle modalità di spesa.
Eugenio Scalfari su «Repubblica» ha detto che deve dimettersi; l’opposizione rivendica come un successo l’aborto della Protezione civile spa. Anche dal governo avevano espresso insofferenza contro la nuova Protezione. Accerchiato da destra e da sinistra?
Non mi sento accerchiato. Capisco che ognuno deve giocare il proprio ruolo e ognuno ha diritto di esprimere le proprie opinioni. La Protezione civile è l’Italia: noi rappresentiamo il Paese, siamo uno degli esempi più gratificanti dell’attività dello Stato. E questa Protezione civile io ho contribuito a crearla. semplicemente ridicolo che ora si dica che io volessi privatizzarla. Una bestemmia.
E allora perché tante polemiche?
Abbiamo sempre detto: la Protezione civile fa parte della presidenza del Consiglio. Sotto, come una struttura di servizio, noi creiamo una società pubblica, un braccio operativo per ripristinare un argine, recuperare una nave che si è incagliata o pensare alla ricostruzione dopo un terremoto. Una struttura di supporto per alleggerire il lavoro, tutto in nome e per conto della Protezione civile, che non sarà mai trasformata.
Il presidente Giorgio Napolitano avrebbe espresso sconcerto per la sua autodifesa su «Repubblica». Cosa ne pensa?
M’inchino di fronte alla massima autorità dello Stato. La rispetto. Quindi prendo per buono quello che dice.
Prende per buono anche Pier Luigi Bersani, che l’attacca? Da ministro le aveva chiesto d’inserire nei grandi eventi il congresso internazionale sull’energia. Poi che cosa è successo?
Ora tutti sparano a zero sui grandi eventi. Ma nel 2001, durante il governo Prodi, non ricordo un partito che avesse reagito male. A Bersani, ministro dell’Industria, risposi che non c’erano le condizioni. Oggi mi attacca solo perché è in campagna elettorale.
Torniamo alla Maddalena. In realtà si era accorto che qualcosa non andava. vero che aveva aperto un’indagine interna? Perché mandò Gian Michele Calvi nell’ottobre del 2008 a sostituire Fabio De Santis? E perché spedì una lettera a De Santis e a Mauro Della Giovampaola, dove chiedeva «rigore sulla gestione delle risorse»?
Chi aveva in mano tutto era Angelo Balducci (uno dei quattro arrestati a Firenze, ndr), che all’epoca era la massima autorità nel campo. Quando è stato promosso presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici, si è dovuto dimettere. Lui aveva designato Fabio De Santis (attuatore per le opere del G8 alla Maddalena, ndr), che però sostituii subito con Gian Michele Calvi perché, a fronte di un preventivo di 300 milioni di euro, aveva approvato progetti per il doppio dell’importo. Dopo il mio intervento la cifra è tornata quella prevista.
L’accusa più pesante a suo carico è la corruzione, con i rapporti poco cristallini con il costruttore Anemone e con gli altri imprenditori.
Con il mestiere che faccio ho rapporti con imprese e rappresentanti d’imprese. L’importante è essere sempre trasparente e coerente.
Lo è stato sempre?
Mi dimostrino che ho fatto o accettato anche un solo favore, e chiederò scusa. Sono sempre stato considerato persona seria, corretta e rigorosa. Quando mi incontrai con Diego Anemone, che è un imprenditore romano, fu solo per stimolarlo o diffidarlo affinché i lavori che stava portando avanti venissero completati in tempo e nei costi preventivati.
Lei è sotto accusa per l’eccessivo ricorso ai poteri d’emergenza, usati anche per grandi eventi e per opere ordinarie. stato un errore voler fare troppo?
Forse sì. Ma purtroppo, da servitore dello Stato quale sono, ogni volta che un sindaco, un presidente di provincia, un prefetto mi hanno sottoposto un problema, io sono intervenuto. Mi sembrava il modo migliore per fare andare avanti il Paese con spirito di servizio. E nessuno può accusarci di avere trascurato la gestione delle emergenze. Basta pensare al terremoto in Abruzzo, all’incidente ferroviario a Viareggio, alla colata di fango a Messina. Mai per questo sono state distratte risorse finanziarie e umane.
Può spiegare una volta per tutte qual è la verità sul Salaria Sport Village, sui massaggi sospetti, sulla brasiliana Monica e sul regalo a Francesca?
La mia fisioterapista si chiama Francesca: è una signora di 42 anni, alla quale a fine anno ho regalato una sciarpa di lana, così come ho donato al mio dentista e all’oculista una scatola di cioccolatini.
E il massaggio di Monica?
Ne ho fatto uno (al Salaria Sport Center, ndr). Pensavo di farlo con Francesca e invece a mia insaputa mi hanno fatto trovare questa Monica. Ho fatto il massaggio e me ne sono andato. Inizialmente dovevo andare lì alle 2 del pomeriggio, poi c’è stata la piena del Tevere, e sono andato in serata. Sono socio del circolo, ho le ricevute di tutti i pagamenti.
La massaggiatrice Monica nelle intercettazioni dice di «averle fatto vedere le stelle»...
Suppogo che intendesse dire che mi ha fatto male. Io soffro di cervicale e di questi maledetti dolori alla colonna vertebrale, come tutte le persone che fanno un lavoro stressante. Ho una fisioterapista bravissima, la signora Francesca, che vedo quando posso. Circa una volta al mese.
Come si gestisce in famiglia l’emergenza di un presunto scandalo sessuale?
Con molta tranquillità. Mia moglie ha capito perfettamente la situazione. Fra l’altro dalle intercettazioni si evince che la storia delle prestazioni sessuali non sta in piedi.
In che senso?
Nelle intercettazioni c’è soltanto una serie di illazioni, di battute, di idee per cercare di compiacermi con favori che io non ho mai accettato. Io non ero il protagonista di questa opera, ma il bersaglio di queste iniziative.
Lei dice che andrà presto in pensione. Ma le sue dimissioni sono ancora sul tavolo di Silvio Berlusconi, che pare non abbia alcuna intenzione di accettarle. Resterà a capo della Protezione civile?
Parlo ogni giorno con Berlusconi e ogni volta mi riconferma la sua fiducia. Resterò al mio posto fino a quando sarò necessario. Se arriva un terremoto, chi va a spalare le macerie? Pier Luigi Bersani?