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 2010  febbraio 25 Giovedì calendario

CASE E DIAMANTI PER LA «MOKBEL SRL»

Case, diamanti, negozi e vacanze in Costa Azzurra. il tesoretto di Gennaro Mokbel,figura chiave dell’indagine. considerato il vero promotore in senso tecnico dell’associazione per delinquere, legato agli ambienti dell’estrema destra romana. Mokbel è abilissimo nel reinvestire attraverso prestanome italiani direttamente controllati da lui e dal suo gruppo il denaro ricavato in attività commerciali, finanziarie e in proprietà immobiliari in Italia e all’estero. A lui gli inquirenti fanno risalire, tra l’altro, appartamenti, una palestra a Ostia, un ristorante a Roma, varie attività commerciali, una villa a Vallauris-Cape d’Antibe in Costa Azzurra nella quale si svolse una delle riunioni per fare il punto sul business illecito. E gioiellerie dalle quali far transitare anche diamanti estratti in Uganda e fatti entrare in Italia. Senza contare le società immobiliari partecipate o gestite da persone a lui vicine e protette nell’ultimo anello da società estere.
La moglie di Mokbel, Giorgia Ricci, ha una rete ben estesa di partecipazioni con focus sull’immobiliare.Spicca laBuilders Investimenti, non più attiva, con controllo nelle mani del gruppo Glamorous Uk limited. Stesso schema (partecipazione della moglie di Mokbel al 5% e controllo alla Cram Invest Limited) per la Made on srl. In altri casi invece ci si affidava a una persona fiducia. Ecco spuntare dalle carte dell’inchiesta anche la M2 Immobiliare gestita da Maria Teresa La Torre su disposizione, scrivono gli inquirenti, dello stesso Mokbel e della moglie, con controllo al 100 per cento della Catel del Principato di Monaco.
Società fantasma
Nate e, al momento giusto, fatte svanire nel nulla. O frettolosamente trasferite a Mosca per fantomatiche «opportunità lavorative ». Per i protagonisti dell’inchiesta era un metodo consolidato e vincente, consistente ”si legge nell’ordinanza – «nel far cessare l’attività in Italia delle società utilizzate nelle frodi, come se le stesse avessero un ciclo di vita già ben programmato, ovvero in coincidenza del compimento di attività investigativa e di accertamenti disposti, che palesavano le indagini in corso». Due società, in particolare, sono state appositamente costituite per iniziare l’operazione " Traffico telefonico" sui servizi a valore aggiunto: I-Globe e Telefox International srl. Quest’ultima, insieme alla società Telefox srl, è riconducibile a Fabio Arigoni, figura di rilievo nell’indagine.
Telefox srl risulta cessata per trasferimento a Panama il 12 dicembre 2003. A cedere la totalità delle quote alla Jva Corporation S.A. è stato Giovanni Succu, un facchino di Monterotondo (Roma), che rilevò le stesse quote da Daniele Priori e Fabio Arigoni come il più classico dei prestanome. Anche a buon mercato: una firma per soli 50 euro. Telefox srl è una delle società attraverso le quali è avvenuto il trasferimento di denaro proveniente dall’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti realizzate dal gruppo Cmc e da Fastweb.
Anche Telefox international srl ha un "curriculum" interessante, costruito intorno al business dei servizi a valore aggiunto. una delle due società alle quali la Coriano Capital s.a., società di diritto panamense, ha ceduto nel tempo una serie di diritti. Telefox international srl ha a sua volta ceduto i diritti in argomento (in pratica contenuti da vendere tramite i numeri a valore aggiunto) a I-Globe srl. Con una particolarità: non è stato rinvenuto – si legge nell’ordinanza – alcun tipo di contratto tra I-Globe e Telefox international, probabilmente a causa della cessazione in Italia della I-Globe srl.
Già: perché la I-Globe si volatilizza per poi riapparire addirittura in Russia. Nel settembre 2006 la sede si sposta a Mosca, decisione motivata da «maggiori opportunità lavorative ivi riscontrate ». La compagine sociale dal momento della costituzione fino alla cessazione era formata da Riccardo Scoponi, con una quota pari al 95% del capitale sociale, e da Manlio Denaro, con una quota pari al 5%. Amministratore unico della società è stato anche un russo, Mikhail Nikitin. Quanto alla Telefox, Fabio Arigoni si era già preoccupato di far sparire gli apparati informatici e la documentazione cartacea contabile della società.