Michele Calcaterra, Il Sole-24 Ore 25/2/2010;, 25 febbraio 2010
«VOGLIAMO LE SCORIE NUCLEARI»
Adagiato sulle rive tranquille del fiume Ebro, il piccolo centro di Ascó (1.600 anime) nella provincia di Tarragona, ha imparato a convivere con il nucleare ormai da oltre due decenni. Il Comune, dalla metà degli anni 80, ospita infatti due degli 8 reattori che operano in Spagna, ma soprattutto spera di poter ospitare, a breve, il primo "cimitero" per lo stoccaggio di scorie radioattive della Spagna. In lizza, oltre ad Ascó, ci sono altri undici Comuni sparsi su tutta la penisola, ingolositi dalla manna che sgorgherà da questo importante business e, a quanto pare, poco sensibili all’impatto ambientale che un investimento di questa portata potrebbe avere sul territorio, nonostante la provata sicurezza delle nuove tecnologie.
Il denaro giustifica dunque tutto? «No, giammai», ha risposto nei giorni scorsi sdegnato il sindaco di Ascó, Rafael Vidal. Aggiungendo che la priorità va sempre alla sicurezza e ai progetti. E quello di Ascó è ovviamente ampliare la sua filiera nucleare con l’aggiunta dell’Atc,Almacen temporal centralizado. Per questo l’alcalde è sicuro che la stragrande maggioranza della popolazione sia favorevole a questo investimento e che, con i finanziamenti ricevuti, si possa imprimere una diversificazione all’economia locale e avere una maggiore autonomia rispetto al governo federale e a quello centrale.
La lista definitiva dei Comuni che parteciperanno alla gara di aggiudicazione dell’Atc sarà resa nota alla fine di marzo, a seguito di una prima scrematura. Mentre il vincitore verrà proclamato tra giugno e luglio. I tempi, dunque, stringono in un clima di grande incertezza, anche se nel lotto dei favoriti spicca, oltre ad Ascó, il centro di Yebra, forte anch’esso della vicinanza di due impianti nucleari.
La scelta non è comunque facile. Al di là delle considerazioni tecniche (natura geologica del terreno, infrastrutture) ci sono infatti quelle politiche. Se, infatti, da un lato il governo guidato da José Louis Zapatero si è impegnato a fondo nel varare nei tempi più ravvicinati possibili la costruzione dell’Atc, dall’altro gli interessi di regioni, amministrazioni provinciali e comunali non sempre coincidono. Valgano per tutti l’esempio della Catalogna che si oppone in maniera ferma al fatto che sul suo territorio venga costruito l’impianto per lo stoccaggio delle scorie, ma anche quello del sindaco di Yebra, Juan Pedro Sanchez dei popolari, che è stato sanzionato dal suo partito per avere deciso di presentarsi alla gara per l’Atc. Lui se ne infischia, tira avanti dritto e dice che «la decisione deve essere nell’interesse del popolo e non del partito».
Del resto i soldi in gioco non sono pochi. A parte i 700 milioni di euro necessari alla costruzione dell’impianto che durerà, in fasi successive, complessivamente 14 anni, con l’ausilio di circa 300 addetti ( 500 nei periodi di picco), il vero "bottino" sono i 6 milioni complessivi di euro all’anno (fino al 2075)che riceveranno e si spartiranno i Comuni situati in un raggio di 10 chilometri e i centri abitati in un raggio di 20. Di questi 6 milioni, 2,4 andranno direttamente al paese in cui risiederà il "cimitero" e 3,6 milioni a tutti gli altri.
Si tratta, dunque, di un business molto ricco che si aggiunge, nel caso di Ascó, alle decine di milioni già incassate nell’ultimo decennio con le centrali nucleari e che sono state utilizzate, ad esempio, per la costruzione di un poligono industriale, per lo sviluppo del turismo o per promuovere la navigabilità del fiume Ebro. Ma c’è anche il rovescio della medaglia. Tutto questo benessere, nel caso del centro terragonese, non è stato sufficiente a bloccare l’emorragia di gente che abbandona il paese. «Qui- spiega il sindaco- il livello salariale è tale da spingere i più facoltosi ad andare a vivere in centri più grandi, meglio attrezzati e con un’offerta più ampia in termini di scuole, servizi sanitari, cultura». Oltre al fatto che, secondo l’ex sindaco Antoni Casanova, leader dell’opposizione, a nessuno piace vivere accanto a un impianto nucleare. «Basti pensare che quando dici di essere di Ascó- spiega Casanova- la risposta scontata, dall’accento negativo è: " il posto in cui c’è la centrale nucleare?"». Una centrale che crea non pochi problemi anche agli agricoltori della zona, tenuto conto della difficoltà di vendere prodotti coltivati all’ombra delle ciminiere degli impianti.
Questo il quadro generale del-la situazione, anche se non abbiamo ancora risposto alla domanda del perché la Spagna abbia deciso di costruire questo cimitero.
La verità è che la scelta è in qualche modo obbligata. L’incidente all’impianto nucleare di Vandellos I negli anni 80 costrinse infatti la Spagna a inviare le sue scorie in Francia, con l’impegno di rimpatriarle tra il 2010 e il 2015 a partire dal 31 dicembre di quest’anno. E non farlo costa qualcosa come 60mila euro al giorno. Da qui la decisione di accelerare i tempi della costruzione dell’Atc che potrà contenere fino a 6.700 tonnellate di residui ad alta intensità radioattiva ( quelli a bassa intensità sono ospitati nell’impianto di El Cabril) che avrà un limite di vita di 60 anni. Queste in sintesi le dimensioni del problema mentre il governo socialista, se da un lato ha dichiarato di non voler più puntare in futuro sul nucleare (attualmente genera il 20% circa dell’elettricità consumata), dall’altro ha ampliato a 40 anni l’operatività degli impianti attualmente in produzione. Facendo tirare un sospiro di sollievo alle imprese energetiche del paese.