WALTER GALBIATI, la Repubblica 25/2/2010, 25 febbraio 2010
ECCO IL GRANDE GIRO DEI "PICCIOLI" "SCAGLIA ERA IL DOMINUS, SAPEVA TUTTO" - MILANO
Un utile per l´organizzazione criminale di 95,7 milioni di euro. Distribuito attraverso «stecche» ai protagonisti della vicenda, pagate soprattutto estero su estero e tornate in Italia attraverso gli spalloni. Una colossale truffa al Fisco, i cui maggiori vantaggi, però sarebbero andati «indiscutibilmente» a Telecom Italia Sparkle e a Fastweb, perché non solo si sono ripresi i soldi (circa 2 miliardi di euro) che avevano messo in circolo attraverso un carosello di false fatturazioni, ma anche perché hanno maturato un credito Iva nei confronti dello Stato di 336 milioni. Ecco in sintesi la ricostruzione della frode nelle ordinanze del Gip.
Una colossale truffa resa possibile da uno stretto connubio tra alcuni manager di Fastweb e di Telecom Italia Sparkle, con la piena consapevolezza, secondo gli inquirenti dei vertici, di Telecom Italia, Riccardo Ruggiero e soprattutto dell´ex amministratore di Fastweb, Silvio Scaglia, che appena ricevuto notizia delle indagini, ha pensato bene di vendere una quota delle proprie azioni Fastweb a Unicredit e l´intera società a Swisscom.
Il meccanismo, in apparenza complicato, prevedeva che le due società telefoniche comprassero servizi a valore aggiunto o traffico da alcune società italiane (le cartiere). Telecom e Fastweb pagavano versando l´Iva alle cartiere, le quali, invece di riversarla allo Stato la trasferivano insieme a tutto il ricavato ad alcune società offshore. Queste trattenevano un importo pari all´Iva non versata e, attraverso intermediari inglesi o statunitensi (chiamati in gergo dall´organizzazione i "bad boys"), restituivano a Telecom e Fastweb il resto dei ricavi. Così ricominciava il giro. Ciò è potuto accadere solo con «la complicità - scrive il gip - di manager di alto livello, come Bruno Zito e Giuseppe Crudele per Fastweb, e Massimo Comito, Antonio Catanzariti e Stefano Mazzitelli - che era l´amministratore delegato di Telecom Italia Sparkle - per Telecom». Per Fastweb inoltre ci sarebbe stata la piena complicità di Scaglia, «il vero dominus della società quotata». Il numero uno «era in possesso di tutti gli elementi utili per valutare e dunque evitare il coinvolgimento della società nella frode fiscale». Gli inquirenti contestano a Scaglia di aver ripreso l´operazione sul traffico telefonico, quando aveva tutti gli elementi per valutarne il rischio. Lo studio tributarista Maisto & Associati aveva messo nero su bianco già nel 2002 la possibilità che le operazioni di compravendita con le società fossero soggette a Iva e passibili di un controllo, ma Fastweb proseguì l´operazione anche su un successivo parere dello studio Vitali Romagnoli Piccardi e Associati (l´ex studio Tremonti). Inoltre in base a una consulenza del professor Guido Rossi, Scaglia modifica lo statuto della società per continuare il business con le cartiere con ulteriore e maggiore tranquillità. Quanto a Telecom, Riccardo Ruggiero è chiamato in causa in una mail che Mazzitelli riceve a novembre 2005: «Come vedrai, Acumen (una delle società inglesi che nel giro restituisce il denaro a Telecom ndr) ci ha consentito di recuperare l´ammanco sulla terza previsione, mentre il "pusch" su Sal dovrebbe consentirci il recupero che ti ha chiesto Ruggiero (diciamo 10 milioni di euro)».
Sono però Zito e Crudele di Fastweb (sui quali grava l´ipotesi di aver ricevuto delle «stecche»), Comito e Catanzariti di Telecom a tenere i rapporti con Carlo Focarelli, il consulente e artefice delle cartiere, nonché l´anello di congiunzione con l´organizzazione offshore della truffa, quella che fa capo a Gennaro Mokbel. Focarelli è il consulente della I-Globe e la Planetarium le due cartiere che ricevono due miliardi di euro da Telecom e Fastweb, non versano l´Iva e girano i soldi all´estero. Soldi che in gran parte finiranno nella Broker management, una offshore panamense gestita da Augusto Murri, per gli inquirenti un prestanome di Mokbel. Dalla Broker (vedi diagramma in pagina) partono i bonifici per tutti i componenti dell´organizzazione, il cui ruolo viene smascherato dalle intercettazioni. I soldi (chiamata "la merce" o "i piccioli") vanno su conti esteri, vengono trasformati in diamanti, immobili, barche oppure vengono prelevati in contanti come in occasione del viaggio a Londra di Focarelli con Giorgia Ricci e Silvio Fanella, la compagna e il cassiere di Mokbel. In quell´occasione aprono una cassetta di sicurezza ai magazzini Harrod´s in cui sono contenuti 2 milioni di euro in contanti.
Mokbel, oltre a fornire i prestanomi, garantisce attraverso la sua rete una copertura all´organizzazione, corrompendo per esempio Luca Berriola, maresciallo del nucleo valutario della guardia di Finanza, il nucleo che ha svolto le indagini su Fastweb e Telecom, e una protezione politica attraverso i suoi legami con la Ndrangheta, grazie alla quale ottiene l´elezione di Nicola Di Girolamo come senatore tra le fila del Pdl. La fedeltà della sua rete, la ottiene, invece, grazie a un potere coercitivo non indifferente. Significativa una intercettazione in cui un componente dell´organizzazione, Dario Panozzo, suggerisce ad Augusto Murri di fuggire dall´Italia dopo un litigio sulla spartizione dei soldi con Mokbel: «Vattene, te vengono a pijà, ho visto delle brutte persone stasera» E ancora: «Augusto, ma che vuoi, vuoi morì? Te vuoi fa taglià le mani, eh? Ti vuoi fa torturare. Stava (riferito a Mokbel ndr) con quattro persone con le pistole davanti».