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Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
L’onda nera che il Lambro ha riversato nel Po arriverà a Parma martedì prossimo e sfocerà in mare intorno a venerdì 5 marzo. Nonostante le barriere a Piacenza, San Nazzaro, Emanuelle, Ca’ del Bosco e Boscone Cusani e lo sbarramento tentato all’altezza dell’isola Serafini, dove c’è la centrale Enel con tanto di diga, la massa oleosa in viaggio verso l’Adriatico supera ancora i duemila metri cubi e non sarà bloccata. Sono riunite varie commissioni di esperti o di uomini politici. Le amministrazioni coinvolte sono molte, a Piacenza è arrivato anche Bertolaso, Formigoni Vasco Errani e Galan, presidenti della Regione Lombardia, della Regione Emilia e della Regione Veneto, hanno chiesto lo stato d’emergenza, il ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, li appoggia. Una decisione sarà presa nel consiglio dei ministri di lunedì prossimo. Intanto l’Agenzia regionale della Protezione civile ha vietato l’uso e il prelievo delle acque, per qualsiasi utilizzo. Arrivano notizie tranquillizzanti sulla falda acquifera che corre 17 metri sotto il letto del fiume: non vi sarebbero state infiltrazioni. Invece sono in fuga le anatre, i cormorani, i galli cedroni che hanno abbandonato le rive avvelenate e ieri pomeriggio sono stati segnalati a Mantova. Per i pesci, che avevano da poco ripopolato il Lambro, non c’è invece niente da fare.
• Ma è vero che la macchia ha un’origine dolosa?
Sì, questo è certo. A Villasanta c’è un’ex raffineria che si chiama Lombarda Petroli. Qui, poco prima delle 4 del mattino di martedì, qualcuno ha aperto i rubinetti delle sette cisterne di carburante. Ufficialmente le cisterne contenevano meno di cinque milioni di litri. I sabotatori, due o forse tre, hanno anche attivato le pompe, tutta la procedura prevista, insomma, quando si devono riempire le autobotti. Il gasolio e il metano hanno allagato il complesso, poi sono finiti nei tombini. Le vasche del depuratore di Monza ne hanno trattenuti il 70 per cento. Il resto è finito nel Lambro e di qui nel Po. Emma Gambardella, pm di Monza, ha sequestrato l’area e aperto un fascicolo a carico di ignoti per disastro ambientale e inquinamento delle acque.
• Ma chi può aver avuto interesse a fare una cosa simile?
Si fanno tre ipotesi. Concorrenza sleale, vendetta di qualche ex dipendente oppure un movente interno alla Lombarda Petroli. Che è però da capire.
• Chi potrebbero essere i “concorrenti sleali”?
Una volta il Lambro era il corso d’acqua più avvelenato d’Italia, talmente inquinato che nel punto in cui confluiva nel Po vennero trovati pesci bisex. All’inizio degli anni Novanta cominciò un’opera di recupero, chiusura delle fabbriche, creazione di un parco naturale e, insomma, ieri sul Corriere Ermanno Olmi ha raccontato d’esserci andato a far riprese e di aver trovato una «barriera d’alberi fitta e intricata», «qualche slargo erboso» e «piccoli acquitrini riparati da canne, rifugio sicuro di aironi e fenicotteri». L’anno scorso (15 aprile 2009) venne anche approvato il progetto per la costruzione di Ecocity, 171 mila metri quadri di villette, uffici e centri commerciali immersi in un parco di 80 mila metri. Costruttori: i tre fratelli Addamiano (Giosuè, Rosario e Matteo), provenienti da Cerignola in provincia di Foggia. L’attentato ecologico è stato un avvertimento malavitoso diretto a loro? A Buccinasco c’è la ‘ndrangheta e a Desio pure. O si voleva avvertire, per qualche ragione che non conosciamo, Giuseppe Tagliabue, titolare della Lombarda e proprietario dei terreni su cui sorgono le sette cisterne? Ieri erano spariti tutti e quattro. Si può ragionare anche sulla convenienza, per qualcuno, che la zona diventi sito d’emergenza. Questo significa in ogni caso finanziamenti, attraverso la Protezione civile. I tre Addamiano sarebbero in questo momento poco interessati a Ecocity e molto presi, invece, dalla commercializzazione del polo tecnologico di Desio sull’ex area Autobianchi. Ma, le ripeto, queste sono tutte chiacchiere raccolte sul posto, servono solo a farsi un’idea del mistero che avvolge questo crimine.
• I prodotti del bacino del Po a questo punto potrebbero essere avvelenati? Corriamo qualche rischio?
La Coldiretti ha diffuso ieri un comunicato tranquillizzante: «Non ci sono rischi per gli alimenti perché con il periodo invernale sono ridotte al minimo le produzioni presenti nei campi».
• E gli uccelli in fuga di cui parlava prima?
Il comunicato del Wwf su questo aspetto della questione è più preoccupante: il sistema del Delta del Po, essenziale per la migrazione e lo svernamento degli uccelli acquatici, sarebbe in pericolo. Tanto più che in questo periodo ci sono migliaia di uccelli alla vigilia della cova e della riproduzione.
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