Carlo Bonini, La Repubblica 26/2/2010, 26 febbraio 2010
L’UOMO DA UN MILIONE DI EURO
C´è un uomo che custodisce i segreti della corruzione negli appalti della Protezione civile. stato la «tasca» della «cricca». Si chiama Stefano Gazzani. un commercialista romano di 48 anni. E il suo nome è ora cerchiato in rosso negli atti istruttori e nel registro indagati della Procura di Perugia.
Sa molte cose Gazzani. E molte ne ha combinate. Ha avuto le chiavi di qualche cassaforte. Almeno se si deve stare a ciò di cui si erano convinti i pubblici ministeri di Roma Assunta Cocomello e Sergio Colaiocco prima di perdere l´inchiesta e se è valida l´ipotesi investigativa del Nucleo Tributario della Guardia di Finanza di Roma che ora su questo commercialista, con studio a Grottaferrata, si è messo a lavorare a corpo morto. Soprattutto, Gazzani – vedremo come e perché – si rivela la cartina di tornasole in grado di provare documentalmente che quella di "Balducci&co" è anche una storia di robuste tangenti (in almeno un caso, già documentate per 1 milione e centomila euro). E non solo un inventario di cellulari, auto di lusso e vacanze a scrocco, di favori sessuali e ristrutturazioni domestiche. O, come pure è stato osservato, una "semplice" ricognizione di un "traffico di influenze" in cui il prezzo per appalti da centinaia di milioni di euro non può essere logicamente giustificato da miserabili contropartite.
Stefano Gazzani, dunque. Il suo studio professionale di Grottaferrata non è esattamente tra i più prestigiosi di Roma. Eppure, la "Cricca" al gran completo ne è cliente. Angelo Balducci (di cui ha in gestione diretta un conto acceso presso la Banca delle Marche), la moglie Rosanna Thau e i figli Filippo e Lorenzo (cui sbriga le pratiche correnti e la vendita di un appartamento a Parigi). Mauro Della Giovampaola, capo della struttura di missione per i Grandi Eventi. Claudio Rinaldi, commissario attuatore per gli appalti dei Mondiali di nuoto 2009 (ne cura l´intestazione di beni a San Marino, attraverso la vecchia madre, come ha raccontato ieri "Repubblica"). E, naturalmente, Diego Anemone e il suo gruppo, società consortili comprese, quelle che si sono aggiudicate i lavori al G8 della Maddalena e delle piscine a Roma. Persino la Presidenza del Consiglio ne apprezza le "capacità", perché lo colloca nelle commissioni di collaudo del G8 alla Maddalena (da cui Gazzani si dimette all´inizio dell´ottobre scorso). A dispetto del macroscopico conflitto di interesse che lo vede insieme professionista di fiducia di appaltatori (Balducci) e appaltanti (Anemone).
Dal 10 febbraio, giorno in cui vengono arrestati Balducci, Della Giovampaola, Diego Anemone e De Santis e in cui il Ros dei carabinieri perquisisce il suo studio, Gazzani si inabissa. Irrintracciabile sul suo cellulare e ai suoi numeri di ufficio. Indisponibile alle domande che pure "Repubblica" avrebbe voluto fargli. Lo raccontano terrorizzato. Quanto e più dell´estate scorsa quando (è il 5 agosto), al telefono con la madre, le spiega che ha urgenza di incontrare il padre. «Perché – dice - se mi succede qualcosa, lui deve sapere dove andare a pigliare tutto». Gazzani, in quei giorni, ha la Guardia di Finanza in casa per una verifica fiscale "programmata". Ne è annichilito. «E´ un macello…un macello…un macello…un macello…un macello…Non sai cosa mi sta per piombare sulla testa», grida per cinque volte al telefono ad Anemone. E ne ha motivo.
Oggi infatti che la Procura di Perugia può incrociare le intercettazioni del Ros di Firenze di quei giorni e il lavoro della Finanza di Roma, si comprende in quale abisso sia finito il professionista. Gazzani ha almeno due liason societarie con la famiglia Balducci che nulla hanno a che vedere con il suo ruolo di commercialista e di cui non può confessare né la natura, né lo scopo. A meno di non voler consegnare ai finanzieri che ha dinanzi e ai carabinieri che (lui ignaro) lo ascoltano, le prove di essere la "tasca" delle tangenti che Anemone paga alla famiglia del Presidente del consiglio nazionale dei lavori pubblici.
La prima "liason" ha il nome di due società: la "Stube" e la "Fidear". Sono due fiduciarie su cui Gazzani opera pedissequamente su indicazione di Anemone, che controllano il "Salaria Sport Village" (società beneficiata dai Mondiali di Nuoto 2009) e nascondono quali soci di fatto i figli di Balducci. Società in cui Anemone pompa denaro contante (in un caso una ricapitalizzazione per 11 milioni di euro) perché a loro volta lo impieghino con criteri che di volta in volta lo stesso Anemone suggerisce.
La seconda "liason" è più eloquente della prima. Gazzani risulta infatti socio unico di una curiosa srl, la "Stefano Gazzani Communications", costituita il 24 aprile del 2004 con un capitale sociale di 10 mila euro e un curioso oggetto sociale per un signore che di mestiere fa il commercialista. La "Communications" si occupa infatti di "allestimento, realizzazione, produzione, editazione, distribuzione in proprio e per conto terzi di spettacoli cinematografici e radiotelevisivi". Non solo. Quel che è ancora più curioso è che amministratore unico di questa società sia tale Achille Silvagni, un amico di Gazzani che come Gazzani vive ai Castelli e di mestiere fa il commerciante di ricambi d´auto. La stranezza non sfugge alla Finanza. Anche perché sui conti di questa società risulta (come ha segnalato la Banca d´Italia nel suo bollettino delle operazioni bancarie sospette) che Gazzani abbia fatto versamenti in contanti per 1 milione e 100 mila euro. Denaro che è rapidamente uscito dalla "Communications" a vantaggio della "Erreti film", la società di produzione cinematografica di Rosanna Thau (moglie di Balducci) e Vanessa Pascucci (moglie di Anemone) che produce i film in cui il figlio di Angelo Balducci, Lorenzo, recita da protagonista.
Dove ha preso quel milione e centomila euro Gazzani? E perché finanziare la moglie di Balducci?
Gazzani non sa cosa quale frottola attrezzare. Al telefono con Anemone prova a ragionare se può reggere la storiella di «un´eredità del nonno appassionato di cinema». Quindi, prova ad abbozzare, senza essere creduto, che quel milione e cento è frutto della vendita di "lingotti d´oro". Alla fine, sceglie la via breve. Compra i favori di un finanziere della Regione Lazio, Marco Piunti, cui fa assumere la moglie in una delle società di Anemone («Ho deciso di far intervenire la squadra dei "carpentieri – dice al telefono ad Anemone – basta quella. Non c´è bisogno di rivolgersi a "ingegneri" e "architetti"»). Non serve neanche questo. E non solo perché i carabinieri del Ros lo stanno ascoltando. Ma perché la Finanza che è accampata nel suo studio ha motivi per ritenere che quel contante arriva da Anemone e che altro non è se non una tangente destinata alla famiglia Balducci, di cui Gazzani, appunto, deve dissimulare l´origine attraverso la sua "Communications".
Del resto, con lo stesso e identico meccanismo con cui il milione e cento di Gazzani arriva alla società cinematografica della moglie del Presidente del consiglio nazionale dei lavori pubblici, altre centinaia di migliaia di euro consegnati per contanti da Anemone all´architetto Zampolini (direttore dei lavori del Gruppo), vengono da questi girati ad Angelo Balducci per l´acquisto di un ennesima casa in via Latina, a Roma. Una compravendita che Balducci comincia a trattare nell´autunno del 2008 e perfezionerà nell´estate del 2009 e che, guarda caso, Anemone segue da vicino come se si trattasse di un acquisto per suo conto.
Aveva insomma buone ragioni Gazzani per chiedere del padre nell´estate del 2009 e indicargli il posto «in cui andarsi a prendere le carte» in grado di salvargli la vita. Non è dato sapere se l´uomo quelle carte le abbia recuperate. Certo, Gazzani è nei guai quanto e più di allora.