Varie, 26 febbraio 2010
Tags : Ma Jian
MA JIAN Qingdao (Cina) 18 agosto 1953. Scrittore. Nel 1986, dopo aver subito la censura per alcuni scritti e dopo aver vagabondato per tre anni per la Cina, è espatriato a Hong Kong
MA JIAN Qingdao (Cina) 18 agosto 1953. Scrittore. Nel 1986, dopo aver subito la censura per alcuni scritti e dopo aver vagabondato per tre anni per la Cina, è espatriato a Hong Kong. Nel giugno 1989, avuta notizia di quanto succedeva a Tiananmen, raggiunse gli studenti in rivolta, partecipando ad alcune dimostrazioni. Costretto al capezzale di un fratello ferito, ascoltò per radio, però, le cronache del massacro. Nel 1997 si spostò in Europa, prima in Germania poi in Gran Bretagna. ”Pechino in coma” è il primo romanzo cinese sulla rivolta. Gli altri libri di Ma Jian pubblicati in Italia sono «Polvere rossa» (Neri Pozza), «Tira fuori la lingua» e «Spaghetti cinesi» (Feltrinelli) • «[...] scrittore dissidente, inviso al regime comunista, da anni in Gran Bretagna. Autore di un libro particolarmente scomodo, perché racconta [...] i fatti di Tiananmen. ”Nel maggio-giugno 1989 ero in piazza [...] da narratore, da cittadino, con una macchina fotografica e il desiderio di raccontare quanto stava succedendo. Capii da subito che si trattava di un fatto storico e sentivo che il mio compito era quello di documentarlo” [...] vive e lavora a Londra, in una sorta di esilio volontario. [...]» (Roberto Carnero, ”l’Unità” 3/6/2009) • «[...] A differenza di tanti, scrittori e non, che hanno creduto in un sogno politico, hanno provato ad attuarlo e poi sono stati costretti ad assistere alla degenerazione del sogno in incubo (ma intanto il ricordo del sogno ancora li illumina, lo slancio, la generosità della prima ora scalda i loro cuori e alimenta l’illusione di poter ricominciare, e questa volta senza fare sbagli), a differenza di questi Ma Jian è nato e cresciuto provando raccapriccio e ribrezzo per la Cina comunista, ”orrenda fin dall’inizio. Avevamo una repubblica con qualche commercio che cominciava a fiorire, con qualche evoluzione politica che si profilava, e tutto è finito, schiacciato”. Fino a trent’anni [...] ha fatto il pittore - che genere di pittura? ”Astratta, più o meno” -, poi, un giorno, di colpo, ha smesso: ”Vaggiavo in campagna quando sono capitato in un villaggio, e poco discosto dal villaggio c’era un edificio abbandonato che per parecchio tempo era servito da prigione per politici e comuni. Sono entrato, e sui muri ho visto imprecazioni oscene, urli di disperazione, motti di speranza e di sfida scritti col fango, col sangue, con lo sterco. Di fronte all’eloquenza esplosiva di quelle scritte la mia pittura m’è sembrata inutile, senza senso. Non ho più toccato il pennello”. Diventa scrittore. il 1987, Ma Jian sceglie l’esilio a Hong Kong; alla notizia della rivolta studentesca, però, rientra a Pechino. Per tre mesi sarà tra gli occupanti di piazza Tienanmen, ma non vedrà la repressione perché deve correre al capezzale del fratello, in coma dopo un incidente. ”In piazza Tienanmen per la prima e unica volta nella mia vita ho visto un popolo di cinesi liberi. Poi è passato il terrore e nessuno è più stato né libero né sicuro. Solo mio fratello che è sepolto vivo, pensavo, è sicuro” [...)» (Maria Giulia Minetti, ”La Stampa” 31/5/2009).