Giorgio S. Frankel, Il Sole-24 Ore 26/2/2010;, 26 febbraio 2010
L’INCOGNITA DEL PICCO PETROLIFERO
Evocare il rischio di uno "shock" petrolifero tra pochi anni oggi può sembrare fuori luogo, nel pieno di una recessione che riduce i consumi mondiali di energia (-1,2% nel 2008 e -2,2% nel 2009) e mentre le prospettive del mercato del petrolio sembrano più che tranquille (a parte disastri e rischi di conflitti). L’Agenzia internazionale dell’Energia (Aie) dice che nel 2011 la domanda mondiale di greggio crescerà solo dell’1,6% per salire a 87,8 milioni di barili al giorno (mb/g), mentre per l’Opec (il cartello dei principali esportatori) la crescita sarà dell’1,2% fino a 86,4 mb/g. Il Pil mondiale aumenta poco e l’offerta di petrolio è sufficiente grazie anche a una capacità produttiva inutilizzata (o "di riserva") di 5 milioni di barili/giorno.
I prezzi dovrebbero mantenersi intorno agli attuali 75 dollari al barile (naturalmente se non ci sa-rà una guerra all’Iran, che potrebbe causare una crisi petrolifera mondiale, anzi una catastrofe, con i prezzi alle stelle). All’inizio dell’anno le riserve mondiali "accertate" – secondo lo "Statistical Review of World Energy" della Bp –erano indicate in 1.333 miliardi di barili. Per il medio-lungo periodo, le proiezioni continuano a parlare di una costante crescita della domanda energetica e delle risorse per soddisfarla. Secondo la ExxonMobil, i consumi mondiali di energia cresceranno del 35% tra il 2005 e il 2030, mentre l’Energy Information Administration (Eia, un ente del Dipartimento Usa dell’Energia) parla di un aumento di quasi il 50% tra il 2007 e il 2035.Tra l’altro,la produzione mondiale di greggio dovrebbe presto toccare la soglia dei 100 milioni di barili/giorno.
Dunque, guerre a parte, dov’è questa possibile e imminente crisi? Per quando è attesa? La data, secondo vari studi, può collocarsi verso il 2014-2015 quando, a fronte di una domanda in aumento, la produzione mondiale non potrà più crescere (forse non raggiungerà mai i 100 mb/g) e si troverà, dopo un quindicennio di stabilità (il cosiddetto plateau) alla vigilia di un declino inarrestabile, nonostante nuove scoperte di greggio. È quello che si chiama "picco del petrolio" e che da anni crea aspri dibattiti tra gli scienziati del settore. Un problema è fissare una data: prima o poi si arriverà al "picco", ma quando? Per organismi molto influenti, come l’Aie, l’Eia e altri, il "picco" verrà ben dopo il 2030. Altri, invece, l’avevano previsto già per questi anni.
Oggi, all’improvviso, si parla del 2014-15 e non da parte di scienziati "militanti" e "no global". Per prima cosa, alcuni dati-chiave del settore potrebbero essere inaffidabili, a partire da quello delle riserve mondiali che, secondo molti, è stato gonfiato negli anni 80 e per motivi politici mai ridimensionato. Uno studio redatto per l’università di Oxford da tre scienziati britannici, tra cui Sir David King (ex "chief scientist" del governo di Londra), dice che le riserve mondiali andrebbero stimate a 850-900 miliardi di barili, anziché a 1150-1350 miliardi. King dice anche che l’offerta mondiale di petrolio potrebbe essere inferiore alla domanda già nel 2014. Pure un gruppo di esperti petroliferi del Kuwait concorda su quella data.
Una grande sorpresa è che oggi, a parlare di un possibile "picco" a breve, sono anche i vertici militari americani. Lo scorso marzo, uno studio dello Stato maggiore inter-forze statunitense (US Joint Forces Command) sosteneva, circa il petrolio, che nel 2012 la capacità produttiva mondiale "di riserva" potrebbe scendere a zero, ponendo così le premesse di un grave shock, mentre nel 2015 l’offerta mondiale di greggio potrebbe essere di 10 mb/g inferiore a una domanda stimata a 90 mb/g. Secondo il rapporto, «senza una massiccia espansione a livello mondiale della capacità di estrazione e raffinazione, sarà inevitabile una grave crisi energetica». Più che una grave crisi, una carenza di offerta di 10 mb/g significherebbe una mezza catastrofe mondiale e una grave minaccia alla sicurezza strategica di molte potenze mondiali, dagli Usa alla Cina. Lo studio dello Udjfc non sembra aver destato grande attenzione. Nel darne notizia, il quotidiano londinese The Guardian ha però detto che, in seno all’Aie, vi sarebbero molti contrasti per la posizione ottimistica circa la futura disponibilità di greggio finora ostentata dall’Agenzia anche a causa, in passato, delle forti pressioni americane. Secondo un giovane ricercatore francese, Lionel Badal, gli esperti dell’Aie avrebbero previsto un inevitabile picco per il 2015 già una dozzina di anni fa, nel 1998. Ma il fatto sarebbe poi passato sotto silenzio per motivi politici internazionali.