Flavio Haver, Corriere della Sera 26/02/2010, 26 febbraio 2010
I LUSSI DEL FACCENDIERE: PER NON CENARE SOLO HO COMPRATO IL RISTORANTE
Il luogo di ritrovo dell’organizzazione era in Francia, a Cap d’Antibes. Una villa acquistata da Gennaro Mokbel con i soldi provenienti dal riciclaggio del denaro in cui l’ex estremista di destra di Terza Posizione convocava i complici quando c’era da prendere decisioni importanti. Fotografati dai carabinieri del Ros e dai colleghi della polizia francese, l’11 luglio del 2007 i vertici italiani e inglesi della banda si danno appuntamento per un summit per discutere del sequestro del denaro nelle cassette di sicurezza che erano state affittate nei grandi magazzini Harrod’s di Londra. Mokbel si vanta della bellezza della villa parlando al telefono con un complice rimasto in Italia («Devi venire... dove tu ti sei fermato con la mia, quando siete partiti, che vi siete fermati e hai detto "ammazza che bello"...) ma in quei giorni ci sono da prendere decisioni importanti. «Oggi ho sentito "er cabezza" (Roberto Macori, ndr) », dice a Massimo Massoli (il "Totano"). «Sto tranquillo... me so preparato il piano de lavoro... soprattutto per il settore nostro, perché dovemo fare quella cosa là... io sò sicuro che se famo quella cosa là famo bingo per il resto della vita». La riunione è importante: partecipano Mokbel e la moglie Giorgia Ricci, Silvio Fanella e Luca Breccolotti (i cassieri dell’organizzazione), Aurelio Gionta (titolare della «Global Phone Network» che risulterà fondamentale per il gruppo, come quando noleggerà un aereo privato per andare in Calabria con il senatore Di Girolamo). E Carlo Focarelli (il "Somaro" che reinvestiva i capitali della banda nell’ acquisto di pietre preziose, "i serci"), il broker Marco Toseroni e gli inglesi Andrew David Neave e Paul Anthony O’Connor.
«Le stecche»
Nella villa viene deciso il «calcolo delle stecche e le future strategie di investimento del denaro illecito posseduto dall’organizzazione», osserva il giudice. «Mokbel presenta un progetto di investimenti nel settore dei diamanti che prevedeva anche l’apertura di una catena di gioiellerie». Ma si discute anche degli ultimi contrasti tra Mokbel e Augusto Murri, che sfocerà nella decisione di quest’ultimo di attuare un blocco momentaneo dei conti correnti bancari in Austria. «Finché devono guadagnà... tutto a posto’ dice qualche tempo dopo al telefono ”, quando poi c’è da rispettare gli accordi fuggite tutti, siete infami». Anche Murri, secondo i magistrati, è un elemento molto pericoloso: figlio di un ricco imprenditore romano trasferitosi a Mombasa, venne arrestato con l’accusa di aver ucciso una donna somala in Kenia all’inizio del marzo 2000. La figura principale, il capo, è sicuramente Mokbel. Ma un ruolo non meno importante nella banda è quello delle donne. Giorgia Ricci viene utilizzata spesso dal marito come anello di collegamento con gli altri della gang. E Barbara Murri, sorella di Augusto (soprannominata «Contessa») è molto vicina al boss. lei che cerca di ricomporre la frattura tra i due: «Io pensavo che lui cercasse un chiarimento con te e quindi ero tanto contenta», dice a Mokbel. Ma poi aggiunge: «Ho capito che invece è fuori di testa e quindi mi sento di doverti dire che ha perso le chiavi della cassaforte e tu sai che cosa ce sta...».
«Legato a me con 100 fili»
Mokbel tiene le fila dell’organizzazione e impone la sua legge. «Lui è legato a me, no a doppio filo... a cento fili... per me senza de me qua annava a prende lo stipendio ed è finito, non po’ fa niente altro...», dice del senatore del Pdl Nicola Di Girolamo. In una conversazione con Franco Capaldo racconta di una discussione in cui avrebbe richiamato all’ordine il parlamentare: «Da ’sto momento la tua vita è questa... Senato, viale Parioli (dove si trova l’ufficio di Mokbel, ndr), viale Parioli, Senato e a casa. Poi da viale Parioli si decide co chi devi sta a pranzo, co chi devi sta a cena, chi devi incontrà, chi dobbiamo vedè, i viaggi che se demo fa... Se lo capisci, bene sennò vattene pè i c... tua, prendi un milione e cento, mettemo un altro..., non c’ho tempo da perde».
Industria militare
Non si accontenta dei traffici milionari sulla telefonia, Mokbel. Ha altre mire: «Per rifare un po’ di soldi ad un certo livello, bisogna passà altri du anni... capito?... Ho comprato... delle società estere... me voglio buttà nell’industria militare...», annuncia il 30 gennaio 2008 nell’ufficio di viale Parioli parlando con un misterioso Walter. Il boss si toglie tutti gli sfizi, compreso quello di acquistare un ristorante a Roma per cenare la sera (il «Filadelfia» in via Giano della Bella intestato a un prestanome, Rosario La Torre). Parla al telefono con Carola Tagliaferri, un’amica che non sente da un po’ di tempo, e le dice: «Sono al ristorante mio, a Piazza Bologna... L’ho comprato apposta per mangiarci io... perché te spiego, io e lei semo da soli... quella ormai fa un lavoro che sta sempre in giro per tutto il mondo... io sto da solo, che c... faccio?».
Flavio Haver