varie, 26 febbraio 2010
PROCESSO MILLS, LA CASSAZIONE ANNULLA LA CONDANNA, IL REATO PRESCRITTO (RIASSUNTO)
La Corte di Cassazione ha annullato la condanna a quattro anni e sei mesi di reclusione per l’avvocato inglese David Mills, condannato in secondo grado per corruzione in atti giudiziari in concorso con Silvio Berlusconi. Dopo quattro ore e venti di camera di consiglio, la suprema Corte ha riconosciuto che la corruzione ci fu (l’avvocato è stato ritenuto colpevole dalla Corte d’Appello di Milano per aver ricevuto 600mila dollari dopo aver rilasciato dichiarazioni false o reticenti nell’interesse di Silvio Berlusconi nei processi «All Iberian» e in quello sulla corruzione di ufficiali della Finanza) ma che il reato deve essere considerato prescritto.
Il collegio, presieduto da Torquato Gemelli e convocato a sezioni riunite, ha accolto la tesi del Procuratore Generale Gianfranco Ciani secondo il quale le due confessioni di Mills davanti ai pm e al suo commercialista furono «attendibili» anche se il versamento della somma di 600mila dollari ricevuta da Silvio Berlusconi per le false testimonianze in due vecchi processi del Cavaliere va collocata l’11 novembre del 1999 e non il 29 febbraio del 2000. Per il Pg il «momento consumativo del reato» va infatti calcolato dall’istante in cui Mills ricevette la comunicazione dallo scomparso manager Fininvest Carlo Bernasconi che i soldi erano a sua disposizione su una società (Struie) comune anche ad altri clienti dell’avvocato inglese, non da quando Mills ne venne effettivamente in possesso, intestandosi quote di pari valore del Torrey Global Fund. E dato che il reato di corruzione in atti giudiziari si prescrive in 10 anni, il tempo massimo per la celebrazione del processo scadeva esattamente a metà novembre del 2009.
A carico di Mills, in conseguenza della commissione del reato che comunque è stata ribadita, la Cassazione ha confermato le statuizioni civili disposte in Appello, e quindi la condanna a risarcire con 250.000 euro (oltre a 10mila euro di spese legali) la Presidenza del Consiglio (che si era costituta parte Civile quando l’inquilino di Palazzo Chigi era ancora Romano Prodi) per i danni arrecati all’imparzialità dell’amministrazione della giustizia, rappresentata appunto da Palazzo Chigi tramite l’Avvocatura dello Stato.
Per Silvio Berlusconi il processo ricomincerà il 27 febbraio ed è ancora in primo grado per via della sospensione dovuta al Lodo Alfano (il 15 gennaio), poi dichiarato parzialmente incostituzionale dalla Consulta. Dato che le sezioni unite penali della Cassazione hanno dichiarato prescritto il reato di corruzione in atti giudiziari, ci potrebbero essere conseguenze anche sul processo «gemello» che riprenderà sabato a Milano e nel quale è imputato il premier. Il tribunale non potrà non tenerne conto, «tuttavia il processo di Berlusconi - fanno notare fonti della difesa di Mills - è stato sospeso per un anno, quindi per lui la prescrizione maturerebbe il prossimo novembre». In pratica, il processo a Berlusconi potrebbe andare avanti per un altro anno, ma difficilmente eviterà di finire in prescrizione.
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ARTICOLI SULLA PRESCRIZIONE PER MILLS:
Cassazione: Mills fu corrotto ma il reato è in prescrizione di EMILIO RANDACIO, LA REPUBBLICA, 26/2/2010
ROMA - Fu corruzione, ma il reato, ormai, per l´avvocato inglese David Mills è prescritto. Quattro ore e 20 minuti di camera di consiglio, tanto è servito alla Corte di Cassazione (convocata a Sezioni unite), per fissare nella sentenza un principio. L´accusa era fondata, ma l´imputato, che in primo e secondo grado si era visto infliggere 4 anni e mezzo per corruzione giudiziaria, non va più condannato per «estinzione del reato».
Il collegio, presieduto da Torquato Gemelli, ha accolto le richieste della difesa ma anche del procuratore generale della Cassazione, Gianfranco Ciani, che nella requisitoria di ieri mattina aveva anticipato i tempi della consumazione del reato di tre mesi e mezzo rispetto a quanto ha sempre sostenuto il pm di Milano, Fabio De Pasquale. La disponibilità del denaro nelle mani di Mills, secondo la nuova tesi, bisogna fissarla all´11 novembre del 1999, e non al 29 febbraio successivo, come imputava la procura. In questo modo, il tempo massimo per raggiungere la sentenza, scadeva poco più di tre mesi e mezzo fa. Tetto scaduto.
Mills, in questo modo, evita la condanna, ma non le pene accessorie. Paradossalmente, il creatore del comparto estero del gruppo Fininvest, dovrà infatti risarcire 250 mila euro (oltre a 10 mila di spese legali) alla presidenza del Consiglio, che si era costituita parte civile quando l´inquilino di Palazzo Chigi era ancora Romano Prodi. Ma, soprattutto, il verdetto della Cassazione parallelamente rimette nei guai Silvio Berlusconi, il presunto corruttore in questa vicenda. Da domani, quando riprenderà il processo «fotocopia» a suo carico e rimasto nel congelatore per quasi tredici mesi a causa del Lodo Alfano, si dovrà andare avanti. Mills è accusato di aver raccontato il falso in veste di testimone in due processi che si sono svolti a Milano e che vedevano l´attuale premier imputato: quello per le tangenti alla Guardia di Finanza, e per l´affaire All Iberian, per una lunga serie di irregolarità fiscali. Ideatore del comparto estero Fininvest, l´avvocato inglese per sua stessa ammissione aveva annacquato la verità fornita ai giudici, «per evitare ulteriori guai a Mister B.», come familiarmente veniva chiamato il Cavaliere. Nel ”98, poche settimane dopo la convocazione di Mills a Milano, lo scomparso manager Fininvest, Carlo Bernasconi, gli aveva comunicato che quei 600 mila dollari erano un dono «del capo», per il suo atteggiamento processuale.
Il collegio milanese davanti a cui si sta celebrando il dibattimento a carico del premier, per le medesime accuse, era in attesa del verdetto delle Sezioni unite per capire come proseguire. Da ieri, la pronuncia della Cassazione avrà un valore vincolante. I giudici della capitale, infatti, ieri si erano riuniti a Sezioni Unite per sancire un principio. Ovvero, se era legittimo configurare per Mills l´imputazione di corruzione in atti giudiziari «susseguente» (dazione di denaro versata dopo aver dichiarato il falso nei processi milanesi). Gli «ermellini», sul punto, sono stati chiarissimi: la «soluzione adottata è affermativa». Il principio, dunque, potrà essere contestato al coimputato Berlusconi. Ma anche in questo caso, il tempo stringe e per evitare che anche la posizione del premier si prescriva, bisognerà davvero bruciare le tappe. Il termine ultimo per arrivare a sentenza definitiva scadrà nella prima settimana del febbraio 2011.
«Siamo soddisfatti del pronunciamento» ha commentato a caldo Federico Cecconi, che con Alessio Lanzi componeva il pool difensivo di Mills. « stata infatti accolta proprio una delle nostre istanze presentate nell´appello». «Non bisogna dimenticare - hanno aggiunto i due avvocati - che Mills veniva da una condanna per una pena non trascurabile. Quella della Cassazione è comunque una decisione che riforma il verdetto della Corte di Appello di Milano. Attendiamo ora le motivazioni della sentenza».
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«Il reato è prescritto» La Cassazione annulla la condanna a Mills di LUIGI FERRARELLA, LA STAMPA, 26/2/2010
MILANO – La sentenza di Cassazione che annulla la condanna dell’avvocato inglese David Mills a 4 anni e mezzo è la stessa che lo riconosce testimone ricompensato con 600.000 dollari, nell’interesse di Silvio Berlusconi, per le sue deposizioni false o reticenti nel 1997 e 1998 in due processi milanesi al Cavaliere. La stessa: possibile? Sì, perché ai giudici milanesi d’Appello la Cassazione a Sezioni Unite dice due sì di sostanza sul reato, ma un no tempistico che ne fa scattare la prescrizione. Sì, Mills commise falsa testimonianza pro-Berlusconi. Sì, Mills è il corrotto di una «corruzione in atti giudiziari susseguente», nella quale cioè la tangente fu stanziata a compenso del teste dopo che egli rese la falsa testimonianza. Ma per la Cassazione il momento consumativo di quella «corruzione in atti giudiziari susseguente» va collocato – come prospettato ieri dal pg Gianfranco Ciani’ quando Mills ricevette i soldi preannunciatigli dal top manager Fininvest Carlo Bernasconi (novembre 1999), e non – come propugnato dal pm Fabio De Pasquale e valutato dai giudici milanesi – quando Mills li staccò e se li intestò in quote di pari valore del Torrey Global Fund (29 febbraio 2000).
I tre mesi di scarto fanno per Mills una bella differenza, perchè la data «novembre 1999» fissa una corruzione già coperta dallo scadere dei termini massimi di prescrizione (ridotti da 15 a 10 anni nel 2005), e determina dunque l’annullamento dei 4 anni mezzo di condanna per estinzione del reato. A carico di Mills, in conseguenza della commissione del reato che viene ribadita, la Cassazione conferma le statuizioni civili disposte in Appello, e quindi lo condanna a risarcire con 250.000 euro alla Presidenza del Consiglio i danni arrecati all’imparzialità dell’amministrazione della giustizia, rappresentata appunto da Palazzo Chigi tramite l’Avvocatura dello Stato.
Si chiude così un cerchio innescato dallo stesso Mills nella lettera che l’avvocato inglese scrisse al proprio fiscalista Bob Drennan il 2 febbraio 2004, senza immaginare che sarebbe stata girata alla Procura milanese: in essa Mills spiegava al «caro Bob» Drennan che «le persone di B. erano consapevoli che il modo in cui avevo reso la mia testimonianza (non ho mentito ma superato tricky corners, passaggi difficili, per dirla in modo delicato) aveva tenuto Mr B. fuori dal mare di guai nel quale l’avrei gettato se solo avessi detto tutto quello che sapevo». Versione ribadita ai pm nella confessione del 18 luglio 2004: «Nell’autunno 1999 Bernasconi ( scomparso, ndr) mi disse che Berlusconi, a titolo di riconoscenza per il modo in cui ero riuscito a proteggerlo nelle indagini, aveva deciso di destinare a mio favore una somma di denaro». Mills poi ritrattò, dicendo che si era inventato il nome Berlusconi per non fare il nome del suo cliente Attanasio. Ma ieri la Cassazione ha ritenuto immune da vizi di motivazione il percorso logico con il quale i giudici milanesi avevano valorizzare «gli altri 11 atti» che «in sedi e ambiti diversi confermano» la lettera di Mills.
«La sentenza della Cassazione prova che c’è stato un accanimento da parte dei magistrati milanesi contro Mills per colpire Berlusconi», commenta il leghista Bricolo, «è una dura sconfitta della gestione di rito ambrosiano della giustizia» per il pdl Cicchitto, e «solo la protervia dei giudici milanesi – stima il pdl Verdini’ ha fatto sì che il processo contro l’avvocato inglese venisse trascinato per mesi attraverso continui strattonamenti al codice » . «Verdini è sconcertante – ribatte la pd Ferranti ”: dopo tre gradi di giudizio si conferma un caso di gravissima corruzione e sono incomprensibili le ragioni dell’esultanza di alcuni esponenti del Pdl». «In un paese normale’ rincara il leader Idv Di Pietro – un presidente del Consiglio si sarebbe già dimesso».
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Caso Mills ”Il reato ci fu ma è prescritto” DI PAOLO COLONNELLO, LA STAMPA 26/2/2010
In Cassazione dunque, finisce come doveva finire: con una prescrizione. Per una differenza di appena tre mesi e mezzo che salva da una condanna a 4 anni e 6 mesi di reclusione l’avvocato inglese David Mills, ma non dall’accusa confermata a questo punto nei tre gradi di giudizio: «corruzione in atti giudiziari nella forma della corruzione susseguente». E nemmeno da un risarcimento "per danni d’immagine" di 250 mila euro da versare alla presidenza del Consiglio costituitasi parte civile. Una sentenza che per Silvio Berlusconi, coimputato in un reato a concorso necessario come questo (se c’è un corrotto deve esserci per forza anche il corruttore), significa quasi un anticipato giudizio di condanna che gli impedisce, come sperato, di chiudere subito la sua partita visto che nulla cambia nel processo in corso a Milano - la cui ripresa è prevista già domani - tranne il fatto che dovrà aspettare ancora 11 mesi anzichè un anno e mezzo, prima che anche per lui intervenga la mannaia salvifica della prescrizione.
Così ha deciso ieri sera la Corte Suprema di Cassazione a sezioni riunite (presidente Torquato Gemelli) che ha accolto la tesi del Procuratore Generale Gianfranco Ciani secondo il quale le due confessioni di Mills davanti ai pm e al suo commercialista furono «attendibili», anche se il versamento della somma di 600 mila dollari ricevuta da Silvio Berlusconi per le false testimonianze in due vecchi processi del Cavaliere, va collocata l’11 novembre del 1999 e non più il 29 febbraio del 2000. Per il Pg insomma il «momento consumativo del reato» va calcolato dall’istante in cui Mills ricevette la comunicazione dallo scomparso manager Fininvest Carlo Bernasconi che i soldi erano a sua disposizione su una società (Struie) comune anche ad altri clienti dell’avvocato inglese. E non da quando Mills ne venne effettivamente in possesso, intestandosi quote di pari valore del Torrey Global Fund. E dato che il reato di corruzione in atti giudiziari si prescrive in 10 anni, il tempo massimo per la celebrazione del processo scadeva esattamente a metà novembre del 2009.
Fine dei guai per Mills dunque ma non per Berlusconi, per il quale anzi, in un certo senso, le cose peggiorano. Almeno dal punto di vista dell’immagine visto che, sul piano pratico, come si è detto, le conseguenze di questa sentenza non avranno quasi effetto sul processo in corso a Milano che, come si ricorderà, venne separato dal processo a Mills in seguito all’entrata in vigore della legge Alfano che, sospendendo i termini di prescrizione, congelò per quasi un anno la posizione del Premier. E ora, paradossalmente, è proprio per gli effetti di quella legge, bocciata poi come incostituzionale dalla Consulta, che Berlusconi si ritrova ancora a processo, con un viatico per una condanna in prospettiva timbrato niente meno che dalla Cassazione.
«Il pm di Milano ha vinto le battaglie ma non la guerra», commenta l’avvocato Piero Longo, che insieme a Niccolò Ghedini difende Berlusconi ed è ben consapevole dei riverberi negativi che il verdetto della Suprema Corte potrebbe avere sulle decisioni del tribunale. Non a caso, nonostante la presidenza del tribunale milanese avesse cercato di salvare il lavoro fatto in anni di udienze gravate, per di più, da rogatorie all’estero, dichiarando l’efficacia degli atti svolti nel processo Mills, fin da subito i difensori di Berlusconi hanno fatto capire che non sarebbe stata una passeggiata: l’efficacia degli atti, avevano dichiarato, è una cosa, la loro utilizzabilità un’altra. «E il tribunale - aveva avvertito Ghedini - può decidere sull’utilizzabilità solo con il consenso di tutte le parti. E questo lo valuteremo atto per atto». Insomma, un Vietnam. Che porterà il processo Berlusconi ad avere tempi lunghissimi, esistendo la possibilità, neanche tanto remota, che le difese chiedano di ripetere praticamente tutti gli atti, rogatorie comprese.