Simone Filippetti, Il Sole-24 Ore 26/2/2010;, 26 febbraio 2010
DELAWARE-HONG KONG: IL VIAGGIO DELLE «PHUNCARD»
Negli uffici di Fastweb il nome di Carlo Focarelli è da tre giorni bandito. Perché dal 50enne ternano, ideatore dello schema «PhunCard», si dipana - secondo la ricostruzione dei magistrati- un filo che parte dal Delaware approda a Roma e poi prende la via di Londra, e arriva fino alle Isole Vergini Britanniche e Hong Kong coinvolgendo la compagnia. Una girandola di società, soldi e schede telefoniche che ruota attorno alla «cartiera» Cmc e responsabile di una presunta truffa da oltre 2 miliardi di euro e di una conseguente ipotesi di frode fiscale. Proprio a causa di Focarelli.
Il primo incontro
L’inizio ha un giorno preciso: è il 2 novembre 2002 e Focarelli, che si presenta come marketing manager della romana Cmc e oggi è indagato, invia un’email a Bruno Zito, reponsabile settore Grandi Aziende di Fastweb, per proporre l’operazione commerciale «PhunCard». Da quel giorno Zito sarà il referente nell’azienda tanto che Focarelli gli regalerà un viaggio a Hong Kong. Cmc è già cliente di Fastweb con cui movimenta 50 milioni di euro e la proposta sembra invitante quanto semplice: Fastweb dovrebbe comprare schede pre-pagate da Cmc e rivenderle a società estere. Tutto qui. Cosa contengono le schede? In gergo tecnico si chiamano servizi a valore aggiunto. Ufficialmente sono «servizi per adulti». In pratica, la carta prepagata serve ad accedere a siti pornografici su internet. Dall’intermediazione delle «PhunCard» Fastweb ricaverebbe un margine del 7%. Ma, secondo i magistrati, l’operazione sarebbe solo una girandola di soldi col fine di riciclare denaro e frodare il fisco.
In Fastweb qualcuno solleva dubbi sull’operazione: dall’area fiscale fanno notare che ci possono essere criticità con l’Iva e dello stesso tenore è l’interpretazione giuridica dello Studio Maisto, allegata a una mail inviata a Fastweb dalla stessa Cmc. L’audit interno dell’azienda,che all’epoca rispondeva a Carlo Micheli (figlio di Francesco, il fondatore di Fastweb assieme a Silvio Scaglia), rivela «anomalie», ma anche che, malgrado ciò, Fastweb può aver interesse nell’operazione. Il tutto viene corroborato anche da un parere fiscale, peraltro in risposta a un quesito sulla fattispecie giuridica, chiesto allo studio Vitali Romagnoli Piccardi a fine novembre del 2002.
La holding «fantasma»
Così a inizio anno parte il girotondo della «PhunCard»: tutto inizia dalla World Telecommunications Services, società del Delaware, che detiene le licenze per emettere le carte telefoniche.
Ma pm scoprono che la società all’epoca di fatto nemmeno esisteva perché sarà registrata nello stato Usa, noto per leggi societarie molto morbide, solo due anni dopo. A inizio 2003 la Wts cede alla Cmc e alla Web Wizard, controllata da Cmc ed entrambe di proprietà di Antonio Ferreri, i diritti per commercializzare le carte (commissionate materialmente a due aziende milanesi). Cmc si mette al lavoro: c’è pure una persona dedicata al design delle carte, una ragazza polacca, Agata Kataryzna Nowak. Il dettaglio merita attenzione: a un certo punto Focarelli recapita alcuni campioni di carte a Zito, affinché Fastweb le testi su un sito per adulti. Solo che questi prototipi non risultano gli stessi che sono stati poi prelevati dagli inquirenti negli uffici di Fastweb.Per i pm un’ulteriore prova che tutto il business era fittizio e nascondeva altri interessi. Nel frattempo la Cmc e la Web Wizard vengono trasferite a Londra, in pieno centro, al 223 della celebre Regent Street. Ma l’indirizzo, dicono i pm, risulta inesistente. L’anno dopo la proprietà delle due società, prima riconducibili a Ferreri, passa in Olanda a una fantomatica Sworiba.
La triangolazione
A questo punto entra in gioco Fastweb, anello ignaro di una catena molto più grande e complessa: la compagnia acquista le «PhunCard» (pagando 165 milioni alla Cmc e 38 milioni alla Web Wizard). Parte di quelle somme viene accreditata su un conto della filiale di Tivoli della Banca Antonveneta, intestato alla Cmc. Eppure, si legge nell’ordinanza dei pm, quest’ultima emette fattura per appena 10 milioni. Dal canto suo Fastweb, come da accordi, rivende le carte. A comprare le medesime carte sono le inglesi Lbb Trading (che paga 36 milioni) e Pgt (per 34 milioni) e la statunitense Fulcrum Trading (che versa l’importo più consistente, 111 milioni). Il viaggio attorno al mondo delle schede te-lefoniche non è ancora finito: la loro destinazione finale risulta essere una scatola off-shore delle Isole Vergini Britanniche, la Novel-list International Ltd. A quest’ultima Lbb, Fulcrum e Pgt vendono le carte acquistate da Fastweb, ma Novellist non pagherà mai la merce, così le tre aziende venditrici vantano un credito.
Il cerchio si chiude
A questo punto rientrano in gioco la Cmc e la Web Wizard: Lbb, Pgt e Fulcrum risultano avere debiti proprio verso le due società e, a compensazione, cedono loro il credito vantato verso la Novellist. Con una partita di giro crediti-debiti da Londra ai Caraibi tutto si azzera: i soldi scompaiono, le carte ormai inutili sono parcheggiate in un paradiso fiscale e l’escamotage permette di chiudere la «catena di Sant’Antonio».
Lo schema «PhunCard» dura alcuni mesi: sul finire del 2003 Angelidis, uno dei fondatori di e.Biscom-Fastweb e divenuto nel frattempo a.d., decide di tagliare i ponti e chiudere i contratti con la Cmc. La motivazione, hanno rivelato alcuni manager di Fastweb ai pm, è che il nuovo ad riteneva il business a bassa marginalità.
Il viaggio misterioso
Ma Focarelli continua a gravitare attorno a dirigenti Fastweb: un filmato girato col telefonino (ora in mano ai magistrati) rivela che a novembre del 2005 Zito e Focarelli sono insieme a Hong Kong,davanti all’agenzia principale del colosso bancario Hsbc. Il viaggio intercontinentale fino alla megalopoli asiatica è stato organizzato da Focarelli e lo stesso filmato rivela che Zito ha aperto un conto presso la banca di Hong Kong. Con quali soldi? Il sospetto dei pm è che siano la ricompensa per «PhunCard». Tre giorni fa Zito è stato licenziato. Ora è in carcere.