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 2010  febbraio 26 Venerdì calendario

TELEFONIA E FONDI NERI, I SEGRETI DELL’INCHIESTA

Quando nasce l’inchiesta sulla telefonia? Parte nel 2002 quando la Guardia di Finanza avvia una serie di accertamenti su messaggi telefonici che promettono premi in denaro. Da lì emergono movimentazioni sospette di soldi. L’indagine della Gdf incrocia un’inchiesta del Ros dei carabinieri che aveva messo sotto osservazione i rapporti finanziari tra un imprenditore campano e la Broker Management di Panama. Le due indagini convergono, l’inchiesta decolla e approda alla Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Roma. I fatti contestati a quando risalgono?
Al periodo 2003-2006
Quanti sono gli indagati? Complessivamente le persone indagate sono 80. Per 52 di queste è stata decisa la custodia cautelare in carcere, per 4 gli arresti domiciliari. Al centro dell’inchiesta due società, Fastweb e Telecom Italia Sparkle. Quali reati vengono ipotizzati dall’accusa? Riciclaggio, frode, false fatturazioni, associazione a delinquere transnazionale pluriaggravata e, per alcuni, concorso esterno in associazione mafiosa. In che cosa consisteva il meccanismo della frode carosello? In un sistema circolare di fatturazioni Italia-Ue-società off-shore che, secondo l’accusa, creava margini, crediti Iva e fondi neri e che si autoalimentava grazie alla tassa non versata allo Stato. Qual è il punto di partenza del carosello? Venivano costituite o individuate ad hoc una serie di società (A) tutte con sede all’estero ma in ambito Ue e una serie di società (B) con sede in Italia.
Il secondo passaggio? La società A cedeva fittiziamente alla società B un valore pari a 100 di traffico telefonico senza pagare l’Iva perché si trattava di cessione dentro la Ue.
Terzo passaggio? La società B cedeva fittiziamente alle società C, cioè Fastweb e Telecom Sparkle, i medesimi servizi per un valore di 100 sul quale però veniva pagata l’Iva del 20% perché si trattava di una compravendita in Italia. Quindi l’esborso finale apparente per Fastweb e Sparkle è 120.
Quarto passaggio? C, infine, cioè Fastweb e Sparkle, rivendeva ad A, cioè le società straniere ma della Ue, sempre gli stessi servizi al prezzo di 100 perché, come detto, intra-Ue non è dovuta l’Iva.
Risultato? Operazione economicamente neutra perché il valore di partenza è 100 e quello finale 100 con C (società telefoniche) che ha apparentemente pagato 20 di Iva a B. Però B non versa nulla perché non ha mai incassato la somma e a un certo punto «sparisce». questa categoria, la B, quella delle cosiddette «cartiere».
E le società telefoniche? Realizzano un credito con l’erario di 20 su ogni operazione del «carosello». E quel surplus ritorna in circolo alimentando di nuovo il carosello ma alzando la posta a ogni giro.
L’accusa ipotizza fondi neri?
Sì perché secondo le carte le grosse somme di denaro spese in apparenza per pagare l’Iva a favore delle «cartiere» consentivano a Fastweb e Sparkle di «realizzare fondi neri che costituivano l’oggetto primario delle attività di riciclaggio e di investimento fittizio realizzato da altri membri dell’associazione per delinquere». A quanto ammonta l’operazione di riciclaggio? Oltre 2miliardi di euro: è il valore delle attività economiche fittizie che per gli inquirenti è stato generato dalla triangolazione delle fatture.
A quanto ammonta il danno economico per lo Stato?
A circa 365 milioni. Dove finivano i soldi guadagnati? Quella parte rintracciata transitava per società off-shore, conti bancari all’estero e la liquidità, decine di milioni di euro, è servita ad acquistare immobili, gioielli, auto di lusso. Come entra la ”ndrangheta nell’inchiesta? Alcuni dirigenti (arrestati) delle due società telefoniche tenevano i rapporti con Carlo Focarelli, consulente e artefice delle «cartiere» e anello di congiunzione con l’organizzazione che fa capo a Gennaro Mokbel. Secondo l’accusa gli amministratori dell’epoca di Fastweb e Telecom Sparkle avevano anche relazioni con esponenti della criminalità organizzata e associazioni di tipo mafioso. Qual è stato il ruolo del senatore Di Girolamo? ritenuto dagli investigatori uno dei promoter dell’associazione criminale, eletto in Senato grazie ad un «aiutino» del clan della ”ndrangheta Arena che avrebbe raccolto i voti degli italiani in Germania anche falsificando molte schede elettorali.
Resterà in Parlamento? Il presidente del Senato, Renato Schifani, ha chiesto di rivedere l’elezione. Secondo gli accertamenti non era candidabile perché non era residente all’estero, come lui aveva dichiarato. Per quel falso i magistrati avevano chiesto gli arresti domiciliari. Ma la giunta del Senato respinse la richiesta. E l’aula votò contro la decadenza del suo mandato.
Chi è Gennaro Mokbel? Padre egiziano, madre napoletana, nato a Roma, Mokbel è considerato il capo dell’associazione a delinquere, gestore ed organizzatore della parte più tipicamente criminale, legato agli ambienti dell’estrema destra romana e dedito al controllo, anche con metodi violenti, degli appartenenti all’associazione. Si parla di contatti con l’eversione nera e la banda della Magliana. Tra realtà e millanteria Mokbel spende con eguale scioltezza il nome di esponenti della ”ndrangheta, di imprenditori, di malavitosi e di alti dirigenti di partito. Compreso quello di Gianfranco Fini che, sostiene parlando al telefono con un esponente del clan Arena, avrebbe chiamato e convocato Nicola Di Girolamo appena nominato senatore. Circostanza smentita con nettezza dal presidente della Camera.
Perché è il leader? Per i magistrati è lui che dirige le operazioni e determina i destini politici o professionali muovendosi agilmente nei diversi ambienti politici, economici e criminali. E, a sentire lui, anche istituzionali. Si vanta di avere al suo servizio finanzieri «affittati». Promotore a Roma del partito federalista. in contatto con ambienti criminali della capitale. lui a intrattenere rapporti con Franco Pugliese legato alla cosca Arena di Isola Capo Rizzuto. E qual è la relazione tra Mokbel e Di Girolamo? Di Girolamo è il suo avvocato. Mokbel lo fa eleggere in Parlamento con l’aiuto dell’avvocato romano Paolo Colosimo e la «raccolta» di schede organizzata in Germania dalla cosca di ”ndrangheta di Giuseppe Arena. Qual è l’accusa mossa ai dirigenti di Fastweb e Telecom Italia Sparkle? Il ruolo dei due gruppi telefonici è considerato centrale nel «carosello». Nell’ordinanza il Gip parla di «modalità sconcertanti attraverso le quali gli amministratori di diritto e di fatto e i dirigenti di Fastweb e Telecom Sparkle hanno realizzato una fitta rete di relazioni con appartenenti alla criminalità organizzata e ad associazioni di tipo mafioso e prestanome stranieri al fine di frodare centinaia di milioni di euro al fisco, realizzando una stabile struttura criminosa che, quanto meno sotto il profilo economico e contabile, è arrivata sostanzialmente ad immedesimarsi con l’essenza stessa delle due società».
Cosa risponde Fastweb? L’ad Stefano Parisi ha detto che «l’azienda non ha commesso illeciti, non può essere associata ad alcuna azione criminale, non ha fondi neri, non ha mai frodato il fisco, è stata perpetrata una truffa ai nostri danni da due dipendenti, licenziati, coinvolti in un giro di malaffare». E Telecom Italia, la controllante di Sparkle? La società ha fatto sapere ieri di aver garantito la più ampia collaborazione alla giustizia e che «attiverà autorevoli consulenze tecnico-legali per analizzare le oltre 1.600 pagine dell’ordinanza e verificare eventuali responsabilità». Il presidente Franco Bernabè ha aggiunto che comunque il gruppo rispetto all’indagine sulla controllata ha una posizione «totalmente protetta». La procura chiede il commissariamento di Fastweb e Sparkle. Che cosa significa? Vuol dire azzeramento dei consigli di amministrazione e gestione affidata a un commissario nominato dal giudice. Nel caso di commissariamento quali saranno gli effetti per dipendenti, azionisti e clienti? Sarebbe un provvedimento di «garanzia» che non interrompe alcuna attività nè alcun rapporto.
Quando e chi decide?
Il gip, martedì prossimo 2 marzo. I prossimi sviluppi dell’inchiesta? Si punta al livello più alto. Alle protezioni godute per poter continuare la frode colossale senza essere mai scoperti. In manette è già finito un finanziere con contatti nei servizi segreti, Luca Berriola. Ma ci sarebbe ben altro.
Mario Gerevini
Virginia Piccolillo