Mattia Feltri, La Stampa 25/2/2010, pagina 3, 25 febbraio 2010
E PALAZZO MADAMA CADE DALLE NUVOLE
Questo Di Girolamo mi si presenta davanti il primo giorno della legislatura, mi saluta e mi dice che è di An. Di An? Non è possibile, dico, io li conosco tutti quelli di An. Poi mi spiega che non lo conosco perché è stato eletto all’estero. Per dire che cosa ne so io di Di Girolamo». Il capogruppo del Pdl al Senato, Maurizio Gasparri, dice che non vuole scaricare Di Girolamo, è che «le cose stanno così. Vedo che in aula è spesso presente, che è uno dei tanti, che non si è distinto né nel bene né nel male. Ma se volete sapere come salta fuori, dovete chiedere a Zacchera, è lui che si è occupato delle liste».
Marco Zacchera, 58 anni, deputato e sindaco di Verbania, è dolente: «Qualcuno mi indicò Di Girolamo, ma francamente non mi ricordo chi». Non ricorda? No, non ricorda perché la candidatura di Di Girolamo «era inutile. Lì c’era la senatrice uscente, Antonella Rebuzzi, ed eravamo straconvinti che sarebbe stata rieletta. Dovevamo riempire la lista e mettemmo anche Di Girolamo». Dice Zacchera di non voler sfuggire alle sue responsabilità, anzi, «andai nel studio di Di Girolamo al quartiere Prati, a Roma». E’ un grande studio di cui Di Girolamo è associato. Ci sono avvocati e commercialisti. «Di Girolamo è un avvocato d’affari, internazionalista, e ha studi in tutta Europa. E non cercavamo Einstein e Galilei: per essere un candidato destinato alla trombatura, andava più che bene». Zacchera ricorda di avere chiesto a Di Girolamo se era residente all’estero, e Di Girolamo assicurò di esserlo a Bruxelles (anche se non era vero: avrebbe poi trasferito la residenza in fretta e furia). Zacchera continua: «Quando fu eletto ci stupimmo, ma non gli demmo peso: Di Girolamo, per intenderci, è un avvocato che si è speso per le cause degli italiani di Istria e Croazia che da decenni cercano la restituzione dei beni per via legale. Ha molte conoscenze. Prese voti ovunque».
Per Di Girolamo è la giornata orribile. Tutti gli stanno addosso. Lui parla lo stretto necessario e dice banalità. Squaderna il foglietto da cui risulta che a Stoccarda - dove la ”ndrangheta avrebbe brigato per lui - prese 1670 voti, il 39 per cento. Altrove, per esempio ad Amburgo e Chambery, è andato sopra il 50 per cento. I numeri lasciano perplessi. Le presenze al Senato, per esempio: Di Girolamo ha preso parte a oltre l’86 per cento delle votazioni. Le missioni sono lo 0,4 per cento. Dall’avvocato della mafia impegnato nei cinque continenti ci si aspettavano più viaggi. Sergio De Gregorio, senatore del Pdl, acceso protettore di Di Girolamo, dice: «E’ l’uomo più mite del mondo. E’ sempre in Senato, ogni volta che manca un senatore in una qualsiasi commissione, ci mandano lui e lui ci va».
La commissione cui Di Girolamo fa ufficialmente parte è quella degli Esteri. Anche lì, non lo si è notato molto. Poi non c’è voglia di parlare. C’è chi ha «di meglio da fare» (il radicale Marco Pedica, collega di commissione) e chi non sa che dire: il senatore Vincenzo Galioto, compagno di banco di Di Girolamo in aula, spiega: «E’ un lavoratore molto attivo. Sono stupito, altro non so...». In effetti i disegni di legge presentati da Di Girolamo sono soltanto due, uno per il riacquisto della cittadinanza per gli italiani che nel secolo scorso sono emigrati oltre cortina, e l’altro per ulteriori agevolazioni agli italiani all’estero. Stop.
Però è vicepresidente di Italiani nel mondo, l’associazione di De Gregorio, e presidente dell’Associazione parlamentare di amicizia Italia-Turchia. «La presiede per il semplice motivo che ha avuto l’idea di fondarla», dice Gianluigi Ferretti, direttore dell’Italiano, il quotidiano on line degli italiani nel mondo: «Mi spiegava che tutti parlano di Cina, ma noi abbiamo molte più intermediazioni con la Turchia». Fin qui si sono fatti due convegnini, sebbene fra i membri ci siano parlamentari come Franco Marini e Piero Fassino. Quanto alla vicepresidenza di Italiani nel mondo, gliel’ha data De Gregorio. Tutti i senatori del Pdl eletti all’estero sono vicepresidenti. Dice De Gregorio che per ora Di Girolamo resta al suo posto: «Le intercettazioni fanno venire i brividi, ma Nicola mi ha spiegato che questo Mokbel è un suo cliente: fa così, parla così, crede di essere il padrone del mondo. Io Nicola lo conosco soltanto da due anni, ma perdonatemi, che sia mafioso non ci credo. Adesso penso a sua moglie, morta di dolore, e ai suoi ragazzi. Hanno diciannove e diciassette anni. Che dispiacere...».
Mattia Feltri