NATALIA ASPESI, la Repubblica 25/2/2010, 25 febbraio 2010
QUELLE VITE DA ROTOCALCO
Per avere successo, bastava che i rotocalchi avessero in copertina un re spodestato con i suoi piccini, una regina inginocchiata davanti a un papa, una diva che diventava principessa maritandosi con un sovrano periferico, una principessa che si innamorava di un rustico divo e che per questo veniva sgridata dal popolo ancor più rustico; soprattutto gli italiani, anche i più repubblicani e persino i comunisti e gli anarchici, restavano sempre devoti a qualsiasi monarchia, ancor più se degenere: e non erano mai sazi di matrimoni, ripudi, nascite, funerali, corna, guardaroba, gioielli e altro anche dei sovrani che ancora in carica, a differenza dei tanti esiliati o comunque licenziati, erano particolarmente tiranni.
Già dagli anni Cinquanta i rotocalchi italiani, abituati al massimo rispetto per le loro altezze reali, cominciarono a cedere. E da quel momento, cambiarono anche i gusti del pubblico: se la principessa Margaret d´Inghilterra accarezzava piccoli lebbrosi, non gliene importava niente e nessuno, se sposava un fotografo nobile dopo aver amato un signore maturo e divorziato, litigando con la sorella regina come in un bilocale di ringhiera, dai parrucchieri i giornali andavano a ruba.
I nostri adorati reali, certo per colpa dell´esilio dalla sacra patria, cominciarono a comportarsi in modo che anche i più ipocriti e biechi rotocalchi non potevano più ignorare: ebbene sì, l´erede, oltre tutto sposato a una signora senza neppure un ottavo di nobiltà - e si sa che la gente a queste cose ci tiene - aveva ucciso certo per sbaglio un ragazzo e intanto le auguste sorelle tradivano il marito, lo cambiavano, litigavano, sprofondavano in cause ereditarie.
Risorgeva nel frattempo un astro molto più abbagliante, quello dell´augusta e irrequieta famiglia Grimaldi regnante nei pochi metri quadri del rifugio degli evasori. Fu la tragedia a renderli appetibili alla furia antropofaga del pubblico, oltre agli amori con domatori di leoni, guardie del corpo, giovani industriali comaschi, playboy internazionali, agenti immobiliari, truffatori, nobili alcolizzati, hostess di colore, modelle intercambiabili e persino un condannato per stupro: pianse il mondo per la fine mai chiarita della principessa Grace in un incidente d´auto, piansero gli italiani per la morte assurda del secondo marito, italiano, di Caroline, causa incidente off-shore.
Fu un´altra tragedia, un altro incidente, a causare un´oceanica disperazione universale: la fine spaventosa della principessa Diana d´Inghilterra, bella, malinconica, divorziata, madre esemplare, icona degli stilisti, zeppa di amanti, segnò il picco del pettegolezzo di sangue blu e anche l´inizio della sua fine.
Le numerose bibbie del gossip che erano vissute sugli umani casini reali, in cambio rendendo attuali famiglie coronate che altrimenti sarebbero diventate fantasmi, scoprirono che i gusti del loro pubblico stavano vistosamente cambiando: i sogni si spostavano su personaggi qualsiasi che rendevano possibile a tutti di entrare nel regno della celebrità, della fortuna e dei grandi amori: vincitori di talent show, Grandi Fratelli, show girl, calciatori, prestigiatori, imbroglioni tatuati, chiunque insomma passasse dal teleschermo.
Emanuele Filiberto l´ha capito prima di tutti i resti delle dinastie in via di estinzione: "l´acume di finanziere" che gli attribuisce il sito della Reale Casa d´Italia gli ha suggerito di non accontentarsi di una moglie attrice, ma di affrontare lui stesso le nuove corti blasonate, quella di Ballando sotto le Stelle, del Festival di Sanremo, della canzone più orribile dell´anno, che ha consacrato la sua nuova regalità.