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 2010  febbraio 25 Giovedì calendario

LE GUARDIE SCELTE DI SILVIO

Il gioco con Fini si fa pesante, il Cavaliere prepara la guerra. Fonda un reparto di guardie scelte, a guidarlo richiama in servizio la «generalessa» Michela Vittoria Brambilla nello stesso giorno in cui arruola un’altra amazzone della destra, Daniela Santanché. Missione dei nuovi pasdaran sarà proteggere Silvio, dal quale dipenderanno direttamente: lui ordina e loro signorsì,senza gli ex An a metter becco. Avranno un nome, Promotori della libertà, e una struttura organizzativa con tanto di referenti perfino a livello locale. Inevitabile un dualismo col Pdl, successe già con i circoli nel 2006. Ma stavolta Berlusconi non teme l’apparato poiché tutto è regolare, tutto previsto dallo statuto Pdl. La stessa Brambilla è responsabile dei movimenti collaterali, logico che sia lei a ricevere l’investitura. Cerimonia organizzata nel Tempio di Adriano, alla presenza del premier e di due triumviri (Bondi e Verdini) dalla faccia allegra, segno che non si sentono in discussione e comunque il Capo li rassicura, niente cambiamenti in vista.
Berlusconi fa tutto lui. Presenta l’iniziativa, cede la parola a se stesso mettendo in onda un video dove spiega il nuovo movimento, lo definisce «esercito del bene» contro le sinistre e gli infedeli in genere, lancia la campagna di arruolamento perché è chiaro che, avendoci messo la faccia, non potrà finire tutto in una bolla di sapone: pomperà idee e, si presume, denari. Ha passato l’ultimo weekend a predisporre segretamente con la Brambilla perfino certe minuzie, tipo la grafica del logo in tutto identico al Popolo delle libertà, tranne che per una parola (promotori) ricavata dal lessico aziendalista: riecheggia «promoters», quelli che ti inseguono con le polizze. L’acronimo è PdL in entrambi i casi. Ci si potrà iscrivere prendendo la tessera del partito: vai sul sito (www.promotoridellaliberta.it) e trovi un modulo di adesione che, se non sei socio Pdl, ti gira automaticamente al sito di via dell’Umiltà. Così Fini nulla potrà obiettare, suggeriscono nel giro del Cavaliere.
Difatti, Fini non obietta. Però tiene il punto. «La mia opinione non coincide al 100 per cento con quella del premier, e questo è notorio», aggiunge con humor. Si parla di immigrazione, Berlusconi ha appena accusato la sinistra di volere l’«invasione» dei clandestini, il presidente della Camera contesta la linea: «Parlarne in campagna elettorale è fuorviante e non porta a risolvere i problemi». Allarga il discorso sul provincialismo italiano, «quanto accade a Milano non è poi diverso da ciò che succede a Bruxelles o a Malmoe o a Marsiglia», tutti vorrebbero integrare le minoranze culturali, etniche o religiose ma nessuno ha il copyright, «la sfida è capire che cosa significa integrazione nell’ambito non solo dei doveri ma dei diritti...».
Nodi di visione strategica che verranno al pettine dopo il 28 marzo, magari in un nuovo congresso. Con Berlusconi nella strana veste di cofondatore e, al tempo stesso, di censore. Il Pdl è suo solo a metà, gli piace e non gli piace, «è un partito democratico, al suo interno eseguo gli ordini dell’Ufficio di Presidenza e del Consiglio nazionale, sulle candidature sono stato ai bordi della discussione...». Con i promotori non si farà certi scrupoli. Li vuole «al nostro fianco», anzi «al mio fianco» sottolinea nel manifesto che tappezzerà l’Italia. A breve, un’uscita pre-elettorale del nuovo movimento. «Ma noi guardiamo lontano», garantisce in privato la Brambilla. Magari a un nuovo predellino.
Ugo Magri