Giovanna Gabrielli, il Fatto Quotidiano 25/2/2010;, 25 febbraio 2010
IL FATTO DI IERI - 25 FEBBRAIO 1933
In un famoso discorso del febbraio ”33, Goebbels l’aveva solennemente annunciato… ”con la radio, grande ottavo potere, abbiamo distrutto lo spirito di ribellione. La radio sarà per il Ventesimo secolo quello che la stampa è stata per il diciannovesimo… ”. E così, in un mix di emulazione e competizione con la Germania nazista, Mussolini decise di fare del medium radiofonico un potente amplificatore istituzionale. Consapevole degli alti tassi di analfabetismo degli italiani e della loro scarsa propensione alla lettura, il regime sterzò verso la propaganda via etere, dando il via ai discorsi in diretta del Duce e a roboanti radiogiornali celebrativi del verbo fascista. Una vera rivoluzione mediatica con palinsesti mirati, per agricoltori, massaie, giovani balilla, patiti di calcio e ciclismo, fan di canzonette. Senza contare la più celebre rubrica degli anni ”30, ”Cronache di regime”, approfondimento serale ad alta audience, affidato all’opinionista Forges Davanzati, abilissimo, col suo tono pacato e colloquiale, nel manipolare l’opinione pubblica, descrivendo un’Italia laboriosa, pacifica e entusiasta del benefico operato del governo. La televisione non c’era ancora. Conduttori in malafede, sì.