E.M., Novella 2000, n. 8, 25/02/2010, p. 62, 25 febbraio 2010
Beppe Bigazzi sospeso dalla Rai Gatti? No, io castigavo polli Sospeso dalla Prova del cuoco fino lunedì prossimo
Beppe Bigazzi sospeso dalla Rai Gatti? No, io castigavo polli Sospeso dalla Prova del cuoco fino lunedì prossimo. Lui, Beppe Bigazzi, storico gastronomico della trasmissione di Raiuno, è sereno ma non si capacita del clamore. La sua colpa? Aver parlato di… gatti in umido, piatto della sua terra, settant’anni fa. Bigazzi, ha fatto arrabbiare gli animalisti e pure il sottosegretario alla Salute, con la ricetta dei gatti. «Senta, io ho riguardato decine di volte il mio intervento: ho solo ricordato una tradizione della mia terra, il Valdarno. Tra gli anni ”30 e ”40 il gatto si mangiava, eccome, il giovedì grasso». Però ha spiegato come si cucina… «Me lo ha chiesto la Isoardi e io ho ricordato come lo faceva mia mamma. Ma non ho istigato nessuno a mangiare i gatti e non ho dato ricette. Tanto più che è un reato, una legge li tutela». I gatti sono ”Animali da affezione” dice la legge, domestici. «Un tempo, no. Nella cultura contadina in cui sono cresciuto, si era più affezionati ai coniglia e ai capretti. Il gatto era quello che mangiava i topi, quello che graffiava. Non era di famiglia». Ma anche capretti e conigli, prima o poi, finivano in pentola… «Guardi, certe cose erano naturali. Quando ero bimbo, la mamma mi faceva assistere quando faceva il cappone: ”Così impari, e poi lo fai tu”, diceva». Per ”fare il cappone” intende la castrazione del gallo? «Esatto. E senza anestesia. Poi, quando ho compiuto 9 anni, il mio babbo mi regalò un coltellino dicendo: ”Così il nostro chirurgo ci fa vedere come si fa”». E lei? «Imparai. E il mi’ babbo era tutto orgoglioso. Ma lasciamo stare, sennò creiamo un caso anche per i polli. Vede, il problema è solo nella mutata sensibilità: la cultura è cambiata e così la nostra emotività. In meglio, s’intende». Mai più mangiati i gatti? «Per carità. Da allora, mai più. Da anni mi permetto di mangiare cose più normali. E più banali».