Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  febbraio 25 Giovedì calendario

I MILLE ANNI DI UN REGNO

La vicenda di casa Savoia si è dispiegata per quasi mille anni. Iniziata con Umberto Biancamano tra il X e l´XI secolo, si è conclusa storicamente e politicamente con l´abdicazione di Vittorio Emanuele III il 9 maggio 1946 e formalmente con il referendum del 6 giugno di quell´anno che stabilì in Italia la repubblica e costrinse Umberto II, ombra di un re, all´esilio. Durante questi quasi mille anni i Savoia conobbero un alternarsi di successi e insuccessi, espressero alcune figure di grandi sovrani, altre mediocri e incolori; alcune in grado di imprimere al loro Stato un indirizzo innovatore, altre chiuse in un angusto conservatorismo e all´estremo dominate da uno spirito codino e reazionario. Certo, guardando ai risultati ottenuti dagli inizi del suo cammino fino alla seconda guerra mondiale, casa Savoia appare complessivamente coronata da un clamoroso successo: dal fondatore della dinastia Umberto, sovrano di piccoli territori, a Vittorio Emanuele III, re d´Italia e d´Albania, imperatore d´Etiopia. Tra i maggiori sovrani spiccano Amedeo VIII, che nel 1416 vide la contea eretta a ducato; Emanuele Filiberto, il vincitore dei francesi nella battaglia di San Quintino del 1557, che gettò le basi della modernizzazione amministrativa e militare delle Stato e trasferì la capitale del ducato da Chambéry a Torino; Vittorio Amedeo II, artefice di incisive riforme, che, inseritosi abilmente e spregiudicatamente nella guerra di successione spagnola e alleatosi infine con gli austriaci, riportò la vittoria sulle armate di Luigi XIV liberando nel 1706 Torino dall´assedio e ottenne la corona regia con la costituzione del regno di Sardegna; il fortunato Vittorio Emanuele II, che - accolta la difficile eredità del padre Carlo Alberto, oscillante tra richiami reazionari e richiami liberali (culminati questi ultimi nella concessione dello Statuto) e infine travolto nel 1849 dalla sconfitta militare nella Prima guerra di indipendenza – ebbe il merito prima di respingere l´ondata repressiva che soffiava in Italia e in Europa, poi di accettare che la guida del regno fosse affidata al geniale leader liberale Cavour, e infine, destreggiatosi con astuzia negli anni conclusivi del Risorgimento tra questo e Garibaldi, venne elevato a sovrano dell´Italia unita.
Dopo di lui il penultimo e l´ultimo Savoia. Il regno di Umberto I fu segnato da guerre coloniali finite in umilianti disastri, dai conati autoritari di Crispi e da acuti conflitti sociali culminati nella strage di Milano del 1898 compiuta da quel Bava Beccaris che il re volle premiare con la Croce di Grand´ufficiale dell´Ordine militare dei Savoia: atto che attivò la mano dell´anarchico che lo assassinò. Al figlio Vittorio Emanuele III toccò in un certo senso la sorte di giocare insieme i ruoli che erano stati di Vittorio Emanuele II e di Carlo Alberto. Asceso al trono nel 1900, fallito il tentativo reazionario di fine secolo, inaugurò il suo regno favorendo il nuovo corso di liberalismo progressista di cui si fecero interpreti Zanardelli e Giolitti; in seguito, avendo legato nel 1922 le sorti della monarchia a quelle della dittatura di Mussolini, venne travolto nel 1943 dalla sconfitta militare. Rifugiatosi nel «regno del Sud», nutrì la vana speranza di salvare ancora la corona per sé e una dinastia irrimediabilmente delegittimata, ma fu costretto ad abdicare. La parabola dei Savoia si era così conclusa.
La fine di questa parabola è stata espressa in maniera pregnante da Luigi Salvatorelli nel celebre saggio Casa Savoia nella storia d´Italia: «La verità è che Vittorio Emanuele III (...) è responsabile moralmente, politicamente e legalmente di tutti i misfatti del fascismo e di Mussolini, fino a quello, incluso, di aver impegnato l´Italia in una guerra contraria a tutte le sue tradizioni, alla sua esistenza morale e materiale».
E dopo l´ultimo re, discendenti oziosi e buffoni.