Rossana Lacala, Novella 2000, n. 8, 25/02/2010, pp. 22-31, 25 febbraio 2010
Goran Todic. Seconda puntata. E’ il 25 aprile 2008. Silvio Berlusconi ha appena stravinto le elezioni politiche, assicurandosi il 47 per cento dei voti con 17 milioni di preferenze al Partito della Libertà
Goran Todic. Seconda puntata. E’ il 25 aprile 2008. Silvio Berlusconi ha appena stravinto le elezioni politiche, assicurandosi il 47 per cento dei voti con 17 milioni di preferenze al Partito della Libertà. Sua moglie Veronica Lario, col quotidiano La Stampa, commenta la vittoria e mette qualche puntino sulle ”i”: «Non ho mai fatto la First Lady e continuerò a non farla. Non è un ruolo ch s’addice al Paese… La politica ha rotto gli schemi della famiglia tradizionale. Lasciamo la First Lady in cantina…». […] Oddio, più che nella cantina, […] la signora si stava già pensando in volo. Per la precisione su un aereo che l’avrebbe portata di lì a tre giorni in Cambogia, Laos e infine in Thailandia. Al suo fianco, in questo viaggio Goran Todic, l’attore-bodyguard. […] «Quando mi chiesero di accompagnare da solo la signora in un viaggio così impegnativo, mi colsero di sorpresa, l’incarico me lo conferì Orlandi, ma non mi sembrò che facesse salti di gioia per una scelta imposta, secondo me, dalla nostra datrice di lavoro. Infatti, mi diede una mano nell’organizzazione, controllando il piano di viaggio, solo due giorni prima della partenza», ricorda Todic. Che subito smentisce l’idea di una Veronica Lario in viaggio su aerei privati. […] Stando a quanto spiega Goran, Veronica usa ricorrere a viaggi organizzati. Su misura certo, ma sempre di pacchetto si tratta: con hotel, transfert e visite all inclusive. «Sì, la signora ha la sua agenzia di viaggi preferita, ed è qui che le hanno pianificatole due settimane e passa di tour tra Cambogia e Laos, voli in business e hotel di lusso». […] Veronica, oltre al bodyguard, ospitò in vacanza la sua maestra di yoga. «Siamo partiti in tre da Milano via Bangkok preceduti dalle opportune segnalazioni alle autorità dei Paesi di destinazione». Già, perché Veronica non vuol fare la First Lady, ma sempre moglie in viaggio di un premier è […]. Goran ricorda: «La signora aveva un mucchio di valigie, alcune vuote da riempire con i souvenir. Comprò regalini per tutti, dai tagli di seta tessuta a mano sino a una quantità incredibile di libri, anche antichi. Uno l’ha scelto anche per il marito: un volume storico sui campi di concentramento dei Khmer Rossi» […]. Il bodyguard del viaggio ricorda ancora il pazzesco tasso di umidità: «La signora ha i capelli ricci naturali, ma lì qualsiasi tentativo di tenuta della messa in piega era impossibile. Nelle foto che ho scattato lo si vede: a volte, per difenderla dalle intemperie, le ho prestato il mio cappello, molto tecnico». Ma a Veronica del look durante il viaggio interessava poco: «Niente trucco e naturalmente niente gioielli». L’unico irrinunciabile status symbol un orologio da polso, che a Goran fa, ancora oggi, alzare gli occhi al cielo: «Quel Rolex d’oro non mi sembrava opportuno, ma non mi permisi di dare consigli alla signora. Poi a metà viaggio finalmente lo vidi sparire. Mi meravigliò la sua capacità di adattamento: nulla la ferma e una volta uscita dall’hotel non è una che cerca situazioni lussuose e confortevoli, anzi. L’ho vista bere litri di cocco dai chioschi trovati per strada e mangiare spuntini nei punti ristoro qua e là dove capitava durante i trasferimenti. […] Lontana da casa la ricordo più serena e determinata di come fosse di solito. Ha voluto raggiungere i posti più impensati anche in situazioni difficili. Per esempio, un giorno ci siamo ritrovati sotto un diluvio a percorrere una strada argillosa, che si scioglieva sotto i pneumatici. Ho consigliato di non proseguire, ma lei ha detto di andare avanti. Come se non bastasse, l’auto per un guasto s’è fermata e lei: ”Proseguiamo, Goran”. Non sapendo come risolvere la situazione, ho fermato un’auto che veniva in senso contrario, ho contrattato con l’autista un prezzo accettabile e ci siamo fatti accompagnare sino a destinazione: un grande lago artificiale con le sue palafitte. […] Credo che quel viaggio abbia segnato il mio destino. La signora si è completamente affidata a me, non mi hai mai tenuto a distanza, anzi continuava a dire che come lo facevo io nessuno mai, men che meno Orlandi. […] Mi sono permesso di raccontarle di me, della mia vita, dei miei interessi. E nel nostro viaggio anche lei si è lasciata un po’ andare […]». Dopo quel 1° maggio, arriva inatteso Orlandi: «Non ho mai capito perché abbia deciso diversamente dallo stabilito. Credo fosse un po’ geloso del rapporto che si era venuto a creare tra me e la signora; forse quelle telefonate di stima nei miei confronti hanno un po’ bruciato il suo orgoglio di leader di Macherio. Chissà? Certo è che è arrivato e il viaggio non è più stato lo stesso. La signora cambiò atteggiamento. Decisero di prolungare la vacanza di qualche giorno, io venni congedato, ripresi l’aereo e tornai a Milano, da mia moglie Elisabetta. Io tornai, la signora, la maestra di yoga e Orlandi andarono in Thailandia».