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 2010  febbraio 24 Mercoledì calendario

ABATANTUONO

Diego 2007 - Milano 20 maggio 1955. Attore. «Ho pensato di fare il regista, solo che il regista è il primo ad alzarsi la mattina».
vita Il Pap’occhio con Arbore (1980), poi il terrunciello con Vanzina ne I fichissimi (81), Eccezziunale... veramente (82), Il ras del quartiere (83). Una maschera di gran successo che lo caratterizza per tutto il periodo degli esordi e che porta ovunque. «Era la summa di gente che vedevo tutti i giorni al Giambellino, il quartiere di Milano dove sono cresciuto. Leghisti quando Bossi era bambino, razzisti nei confronti della loro stessa razza perché credevano così di emanciparsi. Gente che pensava di viaggiare in Borsa e invece stava sempre lì». Svolta con Regalo di Natale di Pupi Avati (86), dove interpreta un ruolo drammatico e che gli vale il Nastro d’argento come migliore attore non protagonista. L’incontro con Gabriele Salvatores lo lancia definitivamente: Marrakech Express (89), Turné (90), Mediterraneo (91), Puerto Escondido (92), con cui vince di nuovo il Nastro d’argento come miglior attore non protagonista. L’Oscar del 91 per Mediterraneo sembra aprire uno spiraglio per Hollywood: «Ho sempre preso tutti i treni che mi sono passati davanti, nel lavoro e nel privato. E il treno di Hollywood sono stato io a lasciarlo andare. Dopo l’Oscar per Mediterraneo, gli americani qualche proposta me l’hanno fatta. Mi sono detto: chi me lo fa fare di accettare? Dovrei lasciare la famiglia in Italia, imparare l’inglese, per poi ritagliarmi ruoli marginali, da cubano, italo-americano, spagnolo». tornato a lavorare con Salvatores in Io non ho paura (2003). Da ultimo buon successo in televisione con le avventure de Il giudice Mastrangelo, tutto ambientato in Puglia, e con il seguito di Ecceziunale... veramente II, dove rifà il terrunciello tornato a un tratto di moda l’anno scorso • cresciuto nel quartiere milanese del Giambellino. Il padre, immigrato da Vieste (Foggia), faceva il calzolaio, la madre (comasca) faceva la guardarobiera al Derby (di proprietà di uno zio), lui cominciò come tecnico delle luci: «Avevo 15 anni. A quell’età il Derby era il paradiso, il paese dei balocchi, Lucignolo si sarebbe ammazzato per venir lì. Belle signore che a me sembravano straordinarie e gente allegra a volontà. In platea mi videro Arbore, la Vitti» • «Per motivi familiari, in due occasioni, Concorrenza sleale e Mari del sud, ho capito cosa provano quelli che non si divertono sul set. Durante la lavorazione sono morti i miei genitori, prima mio padre, poi mia madre. stato difficilissimo: la memoria diventava un incubo, la testa andava via» • Non si spoglia sul set e non bacia quasi mai le partner: «Non vorrei fare l’effetto di Michael Douglas in Basic Instinct, che mostrava un culino piatto con le due gambette corte che gli spuntavano sotto. Penso che il cinema viva di sogni e che si debba vedere solo quello che li alimenta. Non aggiunge una virgola al film vedere come sono senza mutande. Per quanto riguarda il resto, preferisco evitare di baciare una collega sulla bocca, perché potrebbe pensare che sto facendo il furbo» • Nel 1984 ha sposato Rita Rabassini, undici anni più giovane, che gli ha dato la figlia Marta e dopo la separazione è diventata la compagna di Gabriele Salvatores. Da Giulia Begnotti ha avuto due figli maschi, Matteo e Marco. «Il matrimonio è una corsa, quando l’hai già fatta, non ti interessa quasi più. Se invece ti piazzi ai blocchi di partenza, se vai in surplace, se vivi con l’idea che il bello deve ancora succedere, anzi, sei tu a doverlo far accadere, allora tutto funziona meglio, molto meglio. Io mi sono sposato a trent’anni. Ci tenevano soprattutto i miei suoceri, ai quali volevo un gran bene e che mi piaceva fare contenti. E poi, nonostante una figlia bellissima, Marta, è finita. Ero troppo giovane? Avevo fatto la mia corsa troppo velocemente? Vai a sapere» • Vive a Bologna: «Anche se ho una casa a Lucca e una vicino a Riccione. Milano per me è troppo Milano e Roma troppo Roma, Bologna è vicina a Riccione e Lucca e ha una buona dimensione. Roma è troppo caotica. Ho molti amici a Bologna: Stefano Bonaga, Lucio Dalla, Montezemolo, qualche volta anche Bergonzoni. Sono contento, mi sembra un’ottima scelta. Sto molto a casa e mi diverte soprattutto l’orario preserale dell’aperitivo. formidabile, il sabato è più divertente della domenica. Mi trovo nei bar del centro con gli amici. Non frequento i locali, ci si trova dopo a mangiare nelle case» • «Fatto a botte? Due volte. Con uno che mi ha preso a pugni perché diceva che gli avevo fregato la donna (ma io non lo sapevo). E tanti anni fa con un portiere che aveva tirato un ceffone a un bambino senza motivo».
FRASI «La critica lo ha difeso solo dopo la svolta ”seria” e tutti ci hanno sempre parlato di un Diego ”prima” e uno ”dopo”, ma lui ci tiene a precisare che ”non è corretto fare certe differenze, semmai si può parlare di età differenti”. E in effetti dall’irresistibile terrunciello degli esordi comici, baffi folti, capelli a cespuglio e charme verbale supertrash, all’amico spaccone e spavaldo dei film di Salvatores, ha comunque segnato la commedia italiana con la sua presenza, fisica e attoriale, dirompente» (Ciak) • «Sono insoddisfatto. Veramente se ci penso non posso rimproverarmi niente. Con gli altri non sono male, ma nei miei confronti sono un po’ una merda. Potrei fare di più per me stesso, si può sempre fare di più. Faccio il mestiere più bello del mondo, ma anch’io sono ossessionato dal lavoro. Sono nato povero, intorno a me hanno sempre lavorato tutti. Mi sentirei in colpa se perdessi tempo. Oggi sono abituato a vivere con una certa disponibilità di mezzi. Per il resto porto le scarpe di una volta. Potrei comprarmi gli orologi che mi piacciono, ma ha senso? Alla fine uso sempre lo stesso. La verità è che faccio felici ristoratori e albergatori».
POLITICA «Berlusconi? Lo stimo, mai votato per lui» (nel 2000).
TIFO un grande tifoso del Milan: «Diventai milanista perché da piccolo trovai un giorno per terra il portafoglio di mio nonno. Lo aprii e vidi le foto ingiallite di padre Pio e Gianni Rivera, che io non conoscevo, non sapevo chi fossero. Lo chiesi a mio nonno e lui mi spiegò: uno fa i miracoli, l’altro è un popolare frate pugliese».