Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Secondo qualcuno che se ne intende, nelle due mosse fatte ieri dal governo bisogna vedere un altro effetto del voto siciliano…
• Che mosse?
Il taglio delle province, varato definitivamente con un decreto legge. E l’approvazione, dopo voto di fiducia, della legge contro la corruzione. Si tratta di disposizioni generalmente considerate invise alla casta. Il voto siciliano ha tutta l’aria di un voto contro la casta. Quindi il governo, mettendo in rete questi due gol, avrebbe giocato la sua partita alla siciliana…
• Ma andiamo, sono buffonate, era tutto stato calendarizzato da tempo, di questo benedetto taglio delle province si parla dai tempi di Tremonti… Ma l’hanno fatto sul serio?
Eccome. Ed è già operante. Si tratta infatti di un decreto legge, che dovrà poi essere convertito in Parlamento. Agisce per ora solo sulle province delle Regioni a statuto ordinario, mentre per quelle a statuto speciale si interverrà entro sei mesi. Le province delle Regioni a statuto ordinario sono 86. E diventeranno 51. Le altre 24 province, che stanno nelle Regioni a statuto speciale, per ora restano in piedi. Quindi per ora passiamo da 110 province a 75.
• Quali sono queste nuove province?
In Piemonte si fondono Asti e Alessandria, Biella e Vercelli, e Novara-Verbano-Cusio-Ossola. Torino e Cuneo sono salve. In Liguria ne restano tre: oltre a Genova e La Spezia, Imperia-Savona. Lombardia: la provincia leghista Monza-Brianza è assorbita da Milano, restano in piedi Brescia, Sondrio, Bergano e Pavia, si fanno due grosse provincie con Varese-Como-Lecco e Mantova-Cremona-Lodi.
• La Lega sarà fuori di sé.
È dura per loro anche il resto della sistemazione nordista. In Veneto si fondono Verona e Rovigo, e Padova e Treviso. Nessuno tocca Vicenza, Belluno e Venezia. In Emilia, restano in piedi Bologna e Ferrara, i due antichi ducati di Parma e Piacenza sono costretti a sposarsi, idem Reggio e Modena. Si fa un tutt’uno di Ravenna-Forlì-Cesena-Rimini, con gran scorno dei riminesi che le avevano provate tutte per salvarsi. In Toscana hanno messo sotto lo stesso tetto pisani e livornesi (insieme con Massa-Carrara e Lucca), Firenze s’è mangiata Pistoia e Prato, altro matrimonio tra senesi e grossetani, è rimasta come prima solo Arezzo. Marche: Ancona, Pesaro-Urbino, Macerata-Fermo-Ascoli Piceno. In Umbria, avendo fuso Perugia e Terni, il territorio della provincia coincide con quello della regione. Stesso risultato in Molise (Campobasso-Isernia), e Basilicata (Potenza-Matera). Nel Lazio, a parte Roma che entrerà poi nel gruppo delle città metropolitane (come Milano, Torino, Bari ecc.) restano solo Viterbo-Rieti e Latina-Frosinone (a proposito, che nome si darà poi a queste provincie doppie: per esempio, Latina o Frosinone?). Abruzzo: da un lato L’Aquila con Teramo, dall’altro Pescara con Chieti. Campania: tutto come adesso (Napoli, Caserta, Salerno) + Benevento-Avellino. In Puglia hanno sposato Taranto e Brindisi e messo insieme Foggia-Andria-Barletta-Trani (indenni Bari e Lecce). In Calabria, ferme Cosenza e Reggio, s’è fatto un unico territorio di Crotone-Catanzaro-Vibo. Il sistema andrà a regime dal 2014, intanto bisognerà unificare bilanci, piani territoriali, reti di trasporto, beni mobili e immobili, personale. I risparmi veri si capiranno più in là. Il governo ha fatto sapere che i nuovi vertici provinciali saranno eletto il prossimo novembre. Le varie giunte decadranno a gennaio. Si occuperà di tutto il presidente in carica, aiutato al massimo da tre consiglieri. Se non riuscirà a fare quello che gli si chiede, o perderà tempo, sarà commissariato. Le competenze delle province riguarderanno soprattutto traffico e scuole.
• E la legge contro la corruzione?
Di Pietro ha votato contro, considerandola un’amnistia mascherata. La Lega, prima di votar no alla fiducia, ha approvato la legge. Gli oppositori lamentano che nelle nuove norme non si sia trovato posto per il falso in bilancio, che continua ad essere un’infrazione amministrativa, per la prescrizione, troppo corta in troppi casi secondo alcuni, per il voto di scambio e l’autoriciclaggio. Il ministro Severino ha risposto: «Si può sempre fare di più, ma non ci sono stati compromessi politici al ribasso. In questo provvedimento si doveva regolare il fenomeno della corruzione». Il ministro s’è detta soddisfatta: «I numeri della votazione (480 a 19 con 25 astenuti – ndr
) dimostrano come ci sia stata una grande condivisione di questo progetto». Tra le molte cose che la legge affronta c’è quella dell’incandidabilità a qualunque carica pubblica dei condannati in via definitiva a pene superiori a tre anni. Il governo è delegato a scrivere le regole relative entro un anno. Ma la Severino e gli altri ministri hanno promesso che si sbrigheranno, in modo che siano in vigore già dalle prossime elezioni.
[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 1 novembre 2012]
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