Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
La situazione in Sicilia è per ora questa: ha vinto il candidato del centro-sinistra Rosario Crocetta, quasi 63 anni, già sindaco di Gela, omosessuale dichiarato e cattolico militante, nemico della mafia ed eurodeputato del Pd. Un bel personaggio, che però non ha i voti per governare. Di suo, nonostante l’appoggio dell’Udc, ha preso trenta seggi. La legge elettorale siciliana gli dà un premio di altri otto seggi, il cosiddetto listino. Per governare però ci vogliono 46 voti, dato che l’Assemblea Regionale Siciliana (Ars) è composta da 90 eletti.
• Chi glieli darà? Ma in definitiva non è una questione tutta locale?
No, perché dall’atteggiamento dei grillini potremo capire quale sarà nella prossima legislatura il comportamento del Movimento 5 Stelle. Opposizione a chiunque senza se e senza ma, o c’è la possibilità di qualche voto utile? Di una qualche assunzione di responsabilità? Ecco quello che ha detto Crocetta ieri: «Avrò una maggioranza bulgara. Statene certi. La mia sfida si basa sull’onestà e la competenza. Troverò all’Assemblea regionale tanti uomini di buona volontà». Formerà una giunta al 50% femminile (che a parer nostro, tuttavia, in sé non è affatto garanzia di qualità), adotterà la parola d’ordine «rigore senza macelleria sociale», quindi «revocherò le consulenze esterne, sulla base dello spoil system, andranno via dirigenti e direttori generali che sono qui da vent’anni. Il primo ad essere cacciato sarà il dirigente della formazione, Albert (cioè Ludovico Albert)». E però, nonostante questi proclami e la certezza di una maggioranza bulgara, per ora, come ho detto, i voti se li deve cercare. Potrebbero darglieli i grillini? «Sono deputati come tutti gli altri, vogliono contribuire o pensano di urlare anche lì?».
• Che cosa rispondono i grillini?
Il candidato governatore Giancarlo Cancelleri, geometra, 37 anni, prima magazziniere e poi promosso all’ufficio tecnico di una ditta di Caltanissetta, ha risposto così: «Non abbiamo nessuna intenzione di spartirci poltrone di sotto governo perché non ci interessano. Faremo semplicemente un’alleanza sulle proposte. Se saranno buone non avremo problemi a votarle. Crocetta parla di un’alleanza volta per volta, noi siamo convinti che si può portare avanti un governo del genere. Devono avere loro la grande capacità di sedurci con le proposte, altrimenti non li votiamo». Anche se Miccichè è pronto a offrire il suo appoggio (ma a quanto pare Crocetta non lo vuole), si profila dunque la possibilità di un governo di minoranza, una giunta cioè che andrà a cercarsi i voti oggi qui, domani là, senza erigere steccati all’interno degli schieramenti. È un’ipotesi che si può praticare a livello regionale – dove non serve il voto di fiducia iniziale – ma che sarebbe difficile, per esempio, replicare alla Camera e al Senato.
• Ieri qualcuno, a proposito dei grillini, ha detto: «Li voglio vedere quando si metteranno in tasca il primo stipendio da 15 mila euro…».
Grillo ha stabilito che non si possano prendere più di cinquemila euro lordi al mese e che la parte restante deve essere restituita allo Stato. Cancelleri ha spiegato che loro si accontenteranno di 2.500, restituendo tutto quello che avanza.
• Che lezione ricaviamo, a livello nazionale, da questo voto?
Non c’è mai stata in passato un’elezione regionale con un numero di partecipanti tanto basso (il 47,4%). In nessuna elezione italiana del dopoguerra è mai capitato che il partito più votato restasse sotto il 15%. Cioè ci troviamo di fronte a qualcosa di mai visto prima, frantumazione e distanza dagli elettori. Quando si voterà in Lombardia, in Molise, nel Lazio e poi per le politiche capiterà qualcosa di simile? Anche se la Sicilia è sempre un caso a sé, è ragionevole rispondere di sì. Chiunque parli un po’ in giro con la cosiddetta gente, sente che per liberarsi dell’attuale classe politica gli italiani sono quasi disposti a tutto, anche a votare per qualcuno che magari non credono capace di governare ma che sono certi gli toglierà di mezzo gli attuali occupanti del Palazzo. Questa verità, che appare piuttosto evidente a chi si occupa di queste cose da una posizione terza, sembra del tutto ignota a partiti e uomini politici. Casini crede che basterà formare un’asse Pd-Udc per aver ragione dell’indignazione generale (non si tratta di “malcontento”, la parola giusta è proprio “indgnazione”). I berlusconiani sostengono che il voto siciliano è il risultato della rabbia contro Monti e non s’accorgono che il voto siciliano ha fatto sparire dalla circolazione due partiti antimontiani come l’Idv e Sel. Bersani, che ha perso voti rispetto alla volta scorsa e governa con una percentuale di consenso – sulla totalità degli elettori – che sta intorno al 6%, grida al trionfo. È evidente che di qui ad aprile, se si voterà ad aprile, la febbre che ci ha segnalato il termometro siciliano non potrà che aumentare.
• Da chi ha preso i voti il Movimento 5 Stelle?
Secondo i primi calcoli di D’Alimonte, Grillo avrebbe tolto consensi in misura uguale sia al Pd che al Pdl. L’Istituto Cattaneo, che ha avuto qualche ora in più per i suoi conteggi, dice che a essere colpita è stata soprattutto l’area di sinistra e di centro-sinistra
[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 31 ottobre 2012]
(leggi)