Fabio Martini, La Stampa 31/10/2012, 31 ottobre 2012
Nello stesso edificio, esattamente nelle stesse stanze che videro Mario Tanassi, Franco Nicolazzi e Pietro Longo accompagnare verso la fine dei suoi giorni il Psdi (tra i più piccoli e disinvolti partiti della Prima Repubblica), si è svolta ieri pomeriggio la più drammatica riunione nella storia dell’Italia dei Valori
Nello stesso edificio, esattamente nelle stesse stanze che videro Mario Tanassi, Franco Nicolazzi e Pietro Longo accompagnare verso la fine dei suoi giorni il Psdi (tra i più piccoli e disinvolti partiti della Prima Repubblica), si è svolta ieri pomeriggio la più drammatica riunione nella storia dell’Italia dei Valori. Al primo piano di Santa Maria in Via, numero 12, nel corso di un summit dell’Ufficio di Presidenza durato otto ore, più che le singole scelte di Antonio Di Pietro, per la prima volta è stato criticato proprio lui, il Capo. Certo, attorno ad un tavolo erano seduti tutti personaggi che devono tutto, o quasi, a Di Pietro ma è bastato che Massimo Donadi, presidente dei deputati, chiedesse la convocazione a breve di un congresso straordinario - sinonimo di critica indiretta al leader - perché si accendesse una rissa verbale, condita da urla belluine. Con voce tonitruante Tonino ha ottenuto che si facesse quadrato attorno a lui; che il «processo» si spostasse verso l’ascetico Donadi; che l’eventuale congresso non si tenga subito ma dopo le elezioni. Il summit si concluderà oggi con l’approvazione di un documento nel quale sarà annunciato un congresso per la primavera del 2013, di fatto un posticipo, visto che per statuto le assisi dell’Idv dovrebbero tenersi entro il febbraio del 2013. Ma al di là della dinamica ristretta del gruppo dirigente, stavolta la crisi che sta investendo l’Idv è molto più insidiosa: tracima sui siti, sui giornali amici e soprattutto per la prima volta chiama in causa la credibilità di Tonino. Stavolta all’ordine del giorno non c’è l’ennesimo caso di trasformismo, diventato negli anni una autentica specialità della casa. E neppure l’ingigantirsi del caso-Maruccio, l’ex capogruppo alla Regione Lazio, il «cocco» che Tonino ha imposto come assessore, che da settimane è indagato non soltanto per la presunta gestione privatistica dei fondi regionali, ma anche su un presunto accordo elettorale con elementi della ’ndrangheta. Persino la grave batosta in Sicilia, da sola, non sarebbe bastata ad accendere la miccia interna. Nelle menti e negli occhi di tutto il gruppo dirigente dell’Idv sono rimaste scolpite le immagini e le notizie trasmesse domenica da Report, su RaiTre. In un servizio molto accurato, preparato nel corso di più di un mese, sono emerse almeno tre vicende inattese, soprattutto per chi, come Di Pietro, si è fatto sempre paladino delle regole e della responsabilità politica ancor prima di quella penale. La prima storia riguarda, la gestione dei rimborsi pubblici indirizzati all’Idv. Tra il 2000 e il 2007 decine di milioni di euro non sono stati trasmessi direttamente al partito, ma - caso unico - ad una Associazione parallela composta da tre sole persone, Tonino, sua moglie e Silvana Mura. Interrogato a bruciapelo sul perché la moglie fosse sua socia nell’Associazione che controllava la cassa, Di Pietro ha risposto testualmente: «Ma guardi che mia moglie... non è, non è... mia moglie. E’ una signora che c’ha una sua testa, è... una sua politica e una sua esistenza», come se il problema fosse l’intelligenza della signora. Quanto alla moglie di Tonino, alla giornalista di Report cheha cercato di intervistarla, le telecamere hanno immortalato la «fuga» e il rifiuto di rispondere. La seconda vicenda attiene invece ai soldi donati nel 1995 dalla signora Borletti a Romano Prodi e a Tonino Di Pietro per il progetto dell’Ulivo. Alla giornalista di Report Sabrina Giannini che gli chiedeva come abbia utilizzato il miliardo di lire ricevuto, il leader dell’Idv ha risposto: «La parte che mi ha dato in donazione, l’ho usata... personale. Me l’ha data a livello personale». Subito dopo la risposta del Professore: «Non ho mai pensato che li avesse dati a me, per la mia bella faccia», ma semmai al Movimento dell’Ulivo. La terza questione riguarda il patrimonio immobiliare della famiglia Di Pietro che, secondo Report sarebbe aumentato a partire dal 2000. Ieri, a 48 ore dalla messa in onda del servizio di «Report», Di Pietro ha convocato l’Ufficio di presidenza, organismo ristrettissimo. A sorpresa, non si è presentato Leoluca Orlando, il sindaco di Palermo. Il ruolo di «pm» è toccato a Massimo Donadi, che da mesi richiama il pericolo di isolamento per l’Idv di una linea politica oltranzista. Isolato da mesi, il presidente dei deputati si è ritrovato isolato anche ieri. Ma da Napoli il sindaco Luigi De Magistris attacca Tonino: «Mi dispiace molto ma serve un cambiamento».