Andrea Morigi, Libero 31/10/2012, 31 ottobre 2012
BERSANI ESULTA MA IN SICILIA PERDE UN VOTO SU DUE [I
dati reali mostrano che Pd e Udc hanno quasi dimezzato i consensi. I democratici ne hanno 245 mila in meno, i centristi 150 mila. Tonfo anche per Lombardo] –
Numeri alla mano, la maggioranza di centrosinistra che governerà nell’Assemblea regionale siciliana è composta di sconfitti tanto quanto lo è la minoranza di centrodestra.
In quattro anni, il Partito Democratico ha subito un’emorragia di 245.178 elettori e l’Udc ne ha perduti 150.193. Eppure risultano primi tanto che Pier Luigi Bersani si spinge a definire «un risultato storico» l’esito della tornata elettorale di domenica e lunedì scorsi. Insomma il suo partito passa dai 589.120 voti del 2008 ai 343.942 del 2012 e il segretario si è convinto che un po’ glieli abbia “dragati” la lista Crocetta. Un rapido controllo, in realtà, indica che il Movimento Politico Crocetta Presidente ha sì incassato 118.346 crocette. Peccato che non si sappia dove siano finite le altre 126.832 che mancano all’appello. Se non sono andate a pettinare le bambole, si tratta di gente che per qualche motivo non ha più votato per il Pd. Un pochetto mostra di aver capito il ragionamento solo il direttore de L’Unità, Claudio Sardo, che sul quotidiano fondato da Antonio Gramsci firma un editoriale dal titolo «O si cambia o si muore».
EMORRAGIA NEL PDL
Dopo aver accusato genericamente l’astensionismo, in linea di massima per mascherare un po’ la vergogna, anche nelle altre segreterie di partito la débâcle elettorale siciliana è stata calcolata in percentuale, senza raffronti sulle cifre reali. Se ne incarica l’Idis, l’Istituto per la Dottrina e l’Informazione Sociale, con un resoconto sommario ma illuminante dei dati ufficiali tratti dal sito dell’Assessorato Regionale della Famiglia, delle Politiche Sociali e delle Autonomie Locali della Regione Sicilia. L’analisi del voto è impietosa anche per il centrodestra Per alleviare la sofferenza di Silvio Berlusconi e Angelino Alfano, si potrebbe sorvolare sul fatto che il Pdl passa da 900.149 voti del 2008 a 220.751 del 2012, con un calo secco del 75%. Se nel computo del Pdl si fanno rientrare Cantiere popolare e Lista Musumeci, che hanno ottenuto rispettivamente 102.254 e 96.433 voti, il conteggio negativo si ferma a - 480.711, con una contrazione del 53%. In teoria, andrebbero contemplati anche i transfughi del centrodestra, vale a dire le liste che quattro anni fa sostenevano la candidatura alla presidenza di Raffaele Lombardo. Più o meno, i frammenti di quella coalizione si sono trasformati nelle liste Grande Sud Miccichè, Futuro e Libertà, Piazza Pulita e in qualche frattaglia tipo Partito Pensiero e Azione. Comunque, sommando tutto quello che hanno raccolto, si arriva a 347.746 voti del 2012 contro i 495.479 del 2008, con una differenza passiva di 147.733 schede, cioè il 30 per cento.
Per ragioni di pura aritmetica si può verificare se sarebbero stati sufficienti a frenare il travaso di consensi del centrodestra. È l’ipotesi, un po’ teorica, che nasce dall’analisi post-elettorale del segretario del Pdl: insieme le componenti della coalizione del 2008 avrebbero totalizzato 771.867 voti. In pratica, visto che il risultato del centrosinistra è di 751.178, si sarebbe rivelato un sostanziale pareggio.
IL FATTORE CENTRISTA
Insomma, a fare la differenza, in Sicilia, è il serbatoio democristiano, conclude l’Idis. Si tratta di un’altra proiezione un po’ fantasiosa, ma a titolo d’informazione «i voti dell’Udc, nonostante la grossa perdita sarebbero stati sufficienti a far vincere il centrodestra: in quel caso il confronto sarebbe stato tra 564.545 consensi al centrosinistra e 610.754 al centrodestra, con una differenza positiva, a favore di quest’ultimo, di 46.209 voti». Anche se resta comunque ufficialmente certificato che «il centrodestra nel 2008 avrebbe vinto anche senza Udc, Fli, Mpa e listarelle varie, mentre nel 2012 senza alcuni di questi partiti perde, anche se con una differenza di voti non eclatante».
Fra l’altro, visto che chi perde governa, non è detto che chi aumenta i propri suffragi riesca a vincere. A parte l’exploit del Movimento 5 Stelle, che da 46.396 passa a 254.909, con un balzo del 449%, anche l’Italia dei Valori può vantare un bilancio lusinghiero pari al +23%, che si concretizza in 11.545 voti in più, dai 49.726 del 2008 ai 61.271 attuali. Ora come allora, però, il partito di Antonio Di Pietro non manda rappresentanti all’Ars, poiché non ha raggiunto il quorum del 5%, essendosi presentato con una coalizione insieme a Sel che non aveva un candidato forte. In fondo è soltanto una questione di alleanze.