Massimo Galli, ItaliaOggi 31/10/2012, 31 ottobre 2012
I FINLANDESI AGGREDISCONO L’EURO
[Hanno fatto i conti: pochi i danni per loro se uscissero] –
In Finlandia cominciano a prendersela con l’euro. Far parte del club della moneta unica diventa sempre più impegnativo, perché bisogna soccorrere paesi come la Grecia. A Helsinki il malcontento è ormai palpabile e ha trovato una valvola di sfogo in Timo Soini, 50 anni, a capo del partito dei Veri finlandesi, che si colloca a destra dello scacchiere politico.
Anche se questa formazione non ha sfondato, essendosi piazzata in quarta posizione nelle elezioni municipali di domenica con il 12,3% dei consensi rispetto al 19% delle consultazioni parlamentari dello scorso anno, essa rappresenta la quarta realtà della Finlandia.
Nel 2008 il movimento di Soini aveva raccolto soltanto il 5%. Nel frattempo, quindi, ha fatto passi da gigante. Il suo identikit è eloquente: no all’euro, no all’immigrazione.
Le sue idee sono avversate nelle capitali europee, ma Soini dice candidamente che i politici del continente non hanno motivo di temerlo. In fondo, i finlandesi lo hanno premiato perché condividono quanto sostiene. Come precisa Sixten Korkman, docente di economia all’università di Helsinki, i cittadini non sono contro la moneta unica. Essi, però, hanno l’impressione che il denaro prestato alle nazioni non serva ad aiutare la gente, ma a salvare le banche francesi, tedesche e irlandesi. Ciò è recepito come assolutamente ingiusto poiché gli istituti di credito finlandesi, colpiti a fondo dalla crisi all’inizio degli anni 1990, hanno imparato la lezione e hanno evitato di prendere rischi.
La soluzione ideata e attuata da Helsinki fu la seguente: tirare la cinghia, fare le riforme e ricapitalizzare le banche decotte facendo loro pagare il prezzo attraverso la nazionalizzazione. Una ricetta che la Finlandia si sente di proporre all’intera Europa. Gli estremisti, poi, si spingono a suggerire alla Grecia e al Portogallo di lasciare l’eurozona.
Ma c’è anche chi propone che sia lo stesso paese scandinavo ad andarsene prima di finire in rovina. Dopotutto la Finlandia ha relazioni commerciali soprattutto con la vicina Svezia. Al di là di questioni strettamente politiche, la nazione potrebbe tranquillamente fare a meno dell’euro. Concentrandosi, invece, sulle sfide interne: la perdita di competitività delle aziende, il sistema pensionistico sempre più fragile a causa dell’invecchiamento della popolazione.
In molti sono stanchi di mettere soldi per le necessità altrui, specialmente quando si tratta di paesi che non hanno rispettato le regole di una sana gestione finanziaria. Un funzionario dell’autorità monetaria così descrive lo stato d’animo di molte persone: alla fine del pasto, quando si salda il conto, si scopre che altri hanno preso lo champagne. Dunque, chi paga?
L’immagine della Finlandia è radicalmente cambiata. Un tempo nazione amica della Ue, unica nel Nord Europa ad avere abbracciato la moneta unica fin dall’inizio, ora viene considerata intransigente. C’è anche chi avanza un’interpretazione alternativa. Negli anni 1990 l’Unione europea permetteva a Helsinki di posizionarsi chiaramente in Occidente, mentre oggi la Russia fa meno paura e l’eurozona non è più così attraente. Di Bruxelles si vedono soltanto i lati negativi. Quando la ricchezza diminuisce, ognuno cerca di portare acqua al proprio mulino.