Alberto Costa, Corriere della Sera 31/10/2012, 31 ottobre 2012
PRANDELLI ELOGIA RENZI: «MA SALVO I POLITICI ALLA TRAPATTONI» —
Il fascino discreto della rottamazione. Cesare Prandelli ha stravolto il Dna della nazionale di calcio portandola alla finale dell’Europeo seguendo la stella cometa del gioco. Matteo Renzi sogna invece di stravolgere gli equilibri arrugginiti dei giochi di potere. È un binomio atipico quello tra il ct azzurro, lombardo della bassa bresciana, animo contadino, e il sindaco di Firenze, uno yuppie dell’Italia che cerca di uscire dagli schemi del passato.
Allora, Prandelli, anche lei si sente un rottamatore?
«La parola rottamatore non mi piace proprio. Renzi l’ha usata per attirare l’attenzione, per creare interesse attorno alla sua proposta. Tutti siamo stati rottamatori e nella vita abbiamo cercato di dare una spallata a qualcuno. Il figlio che esce di casa e va alla ricerca della propria strada che fa? Rottama i genitori».
Lei com’è riuscito a rottamare certi luoghi comuni sulla nazionale?
«Abbiamo lavorato puntando a un obiettivo tecnico e a uno di immagine: riavvicinare la gente e riportare entusiasmo. Noi siamo stati generosi e rispettosi. Se vuoi essere veramente credibile devi essere generoso, devi percepire l’umore della gente, capire che cosa ti sta chiedendo. Sa qual è stato il segreto del nostro Europeo? La gente chiedeva di sognare e ha sognato fino alla finale con la Spagna. La gente è più matura di certi opinion leader».
E a suo giudizio la politica è in grado di percepire l’umore della gente?
«Basta affacciarsi alla finestra. Non ci sono soltanto l’indignazione e la sfiducia… Sembra che la politica abbia legalizzato il furto, basta sfogliare ogni giorno i giornali. Bisogna ritrovare il senso civico delle cose, chi fa il politico di professione deve farsi un esame di coscienza. Ci vogliono idee, bisogna pensare ai problemi di chi non ce la fa, di chi ha bisogno: se i politici non riescono ad avere una visione reale delle cose il rischio è che le tensioni sociali aumentino».
Torniamo a Renzi. Quando l’ha conosciuto?
«Otto-nove anni fa. Abbiamo sempre avuto un ottimo rapporto, c’era la Fiorentina che ci univa. Lo trovo diretto e chiaro. Ho avuto la possibilità di valutarlo come politico quando un giorno è venuto da me e mi ha chiesto: "Cesare, ai miei elettori avevo promesso che se fossi diventato sindaco avrei partecipato alla maratona di Firenze, mi servirebbe un programma di allenamenti". Così, con l’aiuto di mio figlio che fa il preparatore atletico, gli abbiamo messo a punto una scaletta di lavoro».
Fin qui nulla di strano.
«Dopo un po’ sono venuto a sapere che in Comune le segretarie lo consideravano ingestibile. Sa che faceva Matteo? Visto che ogni giorno doveva coprire un percorso differente da casa sua all’ufficio, correva munito di un registratore e annotava tutto: in via dei Bardi c’è un tombino intasato, il semaforo di via Panzani angolo via del Giglio Rosso non funziona... Questo mi è piaciuto un sacco. Lui viveva Firenze come se fosse casa sua, ha dimostrato amore per la sua città. Se tutti noi considerassimo le nostre città un po’ come casa, vivremmo meglio».
Renzi sta incontrando molte resistenze all’interno del Pd. C’è questa contrapposizione con Bersani.
«Sono dinamiche politiche che a me sfuggono. L’importante è non avere paura, confrontarsi, parlare. I vecchi politici non dovrebbero avere paura del nuovo. Le persone perbene non devono avere paura. Non è questione di età ma di etica».
Quindi lei non crede che il nuovo equivalga al buono e il vecchio al cattivo?
«Per nulla. Anche nel calcio ci sono allenatori emergenti, con idee innovative, ma Trapattoni e Capello restano punti di riferimento».
E chi sono il Trapattoni e il Capello della politica?
«C’è un personaggio in Italia che, per questioni di età, dovrebbe essere il più rottamato di tutti ed è Giorgio Napolitano, il presidente della Repubblica. Eppure è straordinario per lucidità, carisma, buonsenso, capacità e serenità. I suoi interventi li vorresti sentire da tutti i politici e invece gli altri che fanno? Litigano».
Perché in Italia non riusciamo a riprodurre il modello Usa (democratici e repubblicani) oppure inglese (conservatori e laburisti) ma ci dobbiamo disperdere in mille movimenti politici?
«Perché forse dovremmo rivedere il concetto di politica e il ruolo del politico. Tra scommesse e scossoni vari il calcio ha vissuto momenti difficili ma ora sta cercando di uscirne. In politica invece c’è uno scandalo al giorno».
Andrà a votare alle primarie per sostenere Renzi?
«Ci sto pensando. Comunque non c’è soltanto Renzi all’orizzonte politico. Il nuovo è rappresentato anche da Grillo, da Montezemolo, da Giannino. Sono personaggi di estrazione diversa ma di spessore e di cultura. Confrontatevi, trovate un’idea comune. Pensate all’Italia».
Come valuta le ultimo mosse di Berlusconi?
«Non saprei dare un giudizio, sono sincero. Proprio perché non sono un politico».
E la Lega? La sua spinta propulsiva al Nord è un ricordo.
«A me piace molto Maroni. Ha fatto il ministro dell’Interno con grande serietà. Sono convinto che le persone possano dare tanto, non i partiti. Basta slogan».
Alberto Costa