Filippo Ceccarelli, la Repubblica 31/10/2012, 31 ottobre 2012
LE ZITELLE A 5 STELLE E LA PUREZZA IN PERICOLO NELLA BABELE POLITICA
CON quella barba nera-nera Giancarlo Cancelleri, e con quel barbone sale e pepe Beppe Grillo, ecco, francamente non solo è difficile, ma adesso fa anche un po’ ridere pensare a loro due e agli altri vincitori del Movimento Cinque Stelle come a delle «zitelle acide ».
Eppure l’immagine, invero parecchio efficace, viene proprio, anzi è stata solennemente rivendicata in ambito «grillino», tra virgolette. Per l’esattezza: «Noi siamo zitelle acide». E se non si fosse capito bene, ha continuato
Cancelleri la sera dei risultati: «Non andiamo con nessuno».
L’autodefinizione ha avuto ovviamente un seguito, per cui il governatore eletto Crocetta, che è anche poeta, ha colto al volo lo
spunto e: «Prima o poi dovranno dialogare - se n’è uscito - Non potranno sempre rimanere zitelle ».
Rispetto a tale ottimistica previsione, la vita e il destino delle persone senza legami offrono margini in verità più complessi,
che qui non si approfondiranno. Mentre per ciò che attiene alla politica, vale senz’altro la pena di segnalare che di nuovo ieri il portavoce siciliano del movimento di Grillo ha spiegato che la sua «battuta sulle zitelle acide era riferita alle continue domande su eventuali alleanze. Rispetto a un possibile matrimonio - e dagli! noi siamo delle zitelle acide perché non vogliamo spartirci posti di sottogoverno. Vogliamo lavorare attivamente e proporre soluzioni » eccetera.
A questo punto la reiterata identificazione con quella categoria para-coniugale deve aver solleticato l’immaginazione, non di rado anche lessicale di Tiziana Ragni, che da autonoma blogger è conosciuta on line come «La vera Meri Pop», ma che da qualche tempo figura responsabile
del sito ufficiale del Pd. Ebbene, animata in egual misura da ironia e spirito politically correct, arduo miscuglio e temerario assai, ma con il soccorso di un’immagine tratta dai Simpson, Ragni ha spiegato al M5S che il glossario suggerito ai giornalisti va pure bene, però il movimento deve stare attento a usare parole «maleducate» e che «non appartengono alla realtà».
«Zitella» sarebbe una di queste parole che «non appartiene più neanche alla fantasia» - e qui l’assunto, che voleva essere arguto, si fa un po’ rigido, mancando un soffio perché l’ex portavoce del ministro Fioroni suggerisse anche il termine da usare: «
single
». Pazienza: il linguaggio della politica corre, corre anche in basso, e chissà come andrà a finire l’avventura siciliana con
questo Cancelleri che ancora ieri rivolgeva a Crocetta un impegnativo appello: «Ci seduca» che sembra la battuta di una commedia (tanto per cambiare). Ma «zitelle acide», in realtà, ci stava benissimo. I seguaci di Grillo fanno proprio questo effetto. In un libro appena uscito e davvero molto interessante, «
Un Grillo qualunque
» (Castelvecchi), Giuliano Santoro si sofferma anche sul perché e quindi sulla paura dei dirigenti M5S di perdere la purezza mescolandosi con gli «altri». Per i grillini infatti il passato non esiste, condizione che rappresenta al tempo stesso un vantaggio e un limite, enorme autonomia e scarsa conoscenza delle male arti del potere.
Da uomo di spettacolo, in compenso, Grillo saprà che l’archetipo
delle «zitelle acide» è il motore di un’opera di Shakespeare, nientemeno. La protagonista de
La bisbetica domata,
Caterina,
single
di cattivo carattere e ricca dote, assomiglia moltissimo al movimento in ascesa. Scontrosa, impaziente e linguacciuta, ella sa che opporsi è l’unico modo per salvare la sua integrità arrivando pure alla minaccia di «pettinare la cocuzza con uno sgabello a tre zampe» a chiunque le giri intorno. Con il che ogni possibile pretendente «Da simili diavole Dio ci scampi! » - si ritrae.
Meno un certo Petruccio, che in un fantastico duetto a base di pungiglioni, schiaffoni, doppi sensi e berretti da giullare, l’invita: «Caterina, via, non essere così acida!». Appunto. «E’ il mio modo naturale di fare - risponde lei - quando ho davanti una mela
marcia». Come volevasi dimostrare. Il lieto fine è garantito dal Bardo. Ma se quella resta una commedia, questa di Sicilia, anche a livello di mele marce, pare una storia un po’ più complicata da concludere.