Mario Cervi, il Giornale 31/10/2012, 31 ottobre 2012
Si inizia con i «cittadini», si finisce con il Terrore - Beppe Grillo, bravo come demagogo quasi quanto è bravo come comico, e forse ancora di più, disdegna i termini della politica tradizionale: e anche alcuni termini adottati dalla politica attuale
Si inizia con i «cittadini», si finisce con il Terrore - Beppe Grillo, bravo come demagogo quasi quanto è bravo come comico, e forse ancora di più, disdegna i termini della politica tradizionale: e anche alcuni termini adottati dalla politica attuale. Non vuole che si parli più di onorevoli, ma non vuole nemmeno che si insista nel parlare di «grillini » con riferimento ai suoi seguaci. Come ha ben spiegato ieri Stefano Filippi, «leader» e «partito» sono bocciati. Ammesso «movimento», soprattutto se consiste in una lunga nuotata. Il Beppe comiziante vuole inaugurare un nuovo glossario: ambizione, la sua, che ricalca altre ambizioni per niente comiche, e in qualche caso tragiche. Nel linguaggio politico grillino- mi azzardo a scrivere così perché le regole del movimento 5 stelle non sono ancora imperative- domina il termine «cittadini».Che non è un inedito- la rivoluzione francese ne fece larghissimo uso e abuso - ma che conosce così una seconda giovinezza. Vengono, i «cittadini», dopo i «camerati» del fascismo: dei quali rimangono tracce negli ambienti nostalgici. Vengono anche dopo i «compagni» del socialismo e del comunismo. «Camerata » non aveva di per sé connotazioni ideologiche, e nemmeno «compagno». Per verità i compagni e i compañeros sono in grande declino (si parla prevalentemente di compagno e compagna per indicare le coppie non unite dal vincolo del matrimonio). Per il processo storico cui si sono accompagnate, certe parole innocue e generiche hanno avuto una mutazione inquietante, sono cambiate nella loro essenza. Diventando, secondo i punti di vista, pericolose o gloriose. Qualcosa di simile è capitato a «popolo», rivestito spesso e volentieri d’una solennità sacrale («quando il popolo si desta... ») e utilizzato per dare dignità anche ad atti ignobili di folle imbestialite e crudeli.L’alibi del popolo e dei suoi slanci salvifici è stato invocato per piazzale Loreto, e non era un caso. Allora Grillo fa piazza pulita dellaretorica cerimoniosa e burocratica: e riduce l’argomentare politico ad alcuni concetti essenziali, uno soprattutto. Il movimento grillino - e dàgli, non riesco a togliermi il vizio- «ha l’obiettivo fondamentale di fungere da strumento per la libera partecipazione di tutti i cittadini alla politica». Vasto programma, avrebbe commentato Charles De Gaulle. Al bando dunque i formalismi dei tromboni issati alle alte cariche. Semplicità. È un bell’obiettivo, quello che Grillo propone e non ho dubbi sull’onestà pacifica delle sue intenzioni. Vero è che con propositi analoghi irruppero nella storia le rivoluzioni, Luigi XVI divenne il «cittadino Capeto» e la sua testa rotolò nella cesta del boia prima di quelle dei cittadini Robespierre, Danton e di innumerevoli altri. Brandendo il termine «compagno », Lenin avviò una spirale di sangue. Non fraintendetemi, mi limito a rammentare, essendo di scena la predilezione del movimento 5 stelle per «cittadino», altre scelte lessicali dall’esito infausto. Non fa eccezione, in questo repertorio inquietante, neppure il «fratelli»di cui la Chiesa s’è a volte servita per scopi deplorevoli. Non starò a rammentare la frase fatta secondo cui le parole sono pietre, ma tante volte lo sono di sicuro. «Cittadino» è un termine nobile imparentato con la città ma anche con la cittadinanza e anche con la civiltà. Ed è senza dubbio un termine che oggi come oggi non suscita l’ilarità che s’impadronisce di noi se qualcuno audacemente accenna alle Camere, alle supreme corti e così via. La moglie di Cesare non dev’essere contaminata, ma qui i contaminati sono i Cesari e i Cesarini. Salvo i Cesaroni televisivi, Beppe Grillo adotti pure, per chiunque lo ami e lo segua, l’espressione «cittadino ». Ci consenta tuttavia di affermare che, nel nostro piccolo, siamo cittadini anche noi, e che non abbiamo avvertito il bisogno di farne esplicita e stentorea professione perché lo riteniamo ovvio. Chi si sente davvero cittadino, con le responsabilità che ne conseguono, non può che rimanere estraneo alle bassezze delle poltrone e della corruzione. Il resto è chiacchiera. Queste noterelle in lode del vero cittadino non vogliono in alcun modo sminuire la campagna: che come tutti sappiamo è un’altra cosa.