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 2012  ottobre 31 Mercoledì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - LE NUOVE PROVINCE E L’APPROVAZIONE DELLA LEGGE SULLA CORRUZIONE


APPROVAZIONE DELLA LEGGE SULLA CORRUZIONE (vedi in fondo i punti essenziali della legge)
ROMA - L’aula della Camera ha approvato il ddl anti-corruzione. Dopo il via libera definitivo il provvedimento è ora legge. Contro ha votato l’Idv, mentre la Lega, pur dicendo no alla fiducia, si è espressa a favore del disegno di legge. In dissenso dal gruppo Alfredo Mantovano (Pdl) si è astenuto, così come si sono astenuti i radicali. I sì sono stati 480, i voti contrari 19 e gli astenuti 25.

Sulla incandidabilità dei condannati ci sarà "un’immediata applicazione della delega per utilizzarla prima delle elezioni", ha spiegato il ministro della Giustizia Paola Severino, dopo il voto, assicurando che su questo, lei stessa, il ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri e il ministro della Funzione Pubblica Giuseppe Patroni Griffi "convengono".

SCHEDA Norme principali 1 IL TESTO 2
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Anticorruzione, firma per una legge migliore: 335mila sì 4

"Sono molto soddisfatta. I numeri della votazione dimostrano come ci sia stata una grande condivisione di questo progetto", ha aggiunto il ministro Severino. "Si può sempre fare di più, ma non ci sono stati compromessi politici al ribasso. In questo provvedimento si doveva regolare il fenomeno della corruzione", ha precisato il ministro, ribadendo che sulle altre materie rimaste fuori, prescrizione, falso in bilancio, voto di scambio e autoriciclaggio c’è "la seria intenzione del governo dare un contributo".

Contro il ddl anti-corruzione ha votato anche dal deputato del Pdl Luca d’Alessandro. Astenuti i radicali, 10 deputati del Pdl, 3 di Popolo e territorio, 4 del misto e Torazzi della Lega.

Le reazioni. Il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini si è detto soddisfatto per il "punto di compromesso" raggiunto sulla legge anticorruzione. "E’ un passo concreto nella lotta alla corruzione, un segnale che i cittadini aspettavano da tempo e che non poteva essere rinviato". Critico invece il leader dell’Idv Antonio Di Pietro. "Noi riteniamo, come sottolineato anche dall’Anm e dal Csm, che siamo di fronte all’ennesima occasione mancata, ad un’amnistia parziale, anzi, aggiungo io, mascherata".

(31 ottobre 2012)


ROMA - Il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto legge di riforma delle Province: la notizia è stata data attraverso un post su Twitter dal Ministero della Funzione Pubblica e poi confermata dal ministro Filippo Patroni Griffi. Attualmente, in totale, le Province italiane sono 110. Di queste, 86 sono quelle delle Regioni a statuto ordinario e proprio queste, per effetto del decreto, passeranno a 51, comprese le città metropolitane, ha annunciato il ministro. Per quelle delle Regioni a statuto speciale, invece, il governo ha altri sei mesi di tempo. Quindi, dopo il decreto, che ora deve essere convertito in legge, le Province totali diventano 75.
Processo irreversibile. Quello avviato dal governo sul riordino delle Province ’’è un processo irreversibile’’. ’’Da gennaio e coerentemente con la governance, verranno meno le giunte provinciali e nella fase di transizione sarà possibile per il presidente delegare non più di tre consiglieri. Nello stesso tempo sarà prevista una serie di adempimenti (bilanci, ricognizione dotazione organiche, del patrimonio immobiliare ecc). Questo fino a quando il sistema non andrà a regime nel 2014’’, ha aggiunto Patroni Griffi.
Elezioni a novembre 2013. La riforma delle Province sarà attiva a partire dal 2014 e a novembre del 2013 si terranno invece le elezioni per decidere i nuovi vertici, ha spiegato il ministro.
Province completamente nuove. Il decreto, ha spiegato il ministro per la Funzione Pubblica "è di tipo ordinamentale e strutturale, nella logica avviata con la spending review" e prevede "Province completamente nuove per dimensioni e funzioni". Il provvedimento consente inoltre una razionalizzazione delle competenze, in particolare nelle materie precipuamente "provinciali" come la gestione delle strade o delle scuole. Il riordino delle province è stata l’occasione che ha spinto numerosi Comuni a chiedere lo spostamento in un’altra Provincia, confinante con quella di appartenenza, per ragioni di maggiore affinità territoriale e socio-economica.
Città metropolitane operative dal 2014. Sempre dal 1 gennaio 2014 diventeranno operative le città metropolitane, che sostituiscono le province nei maggiori poli urbani del Paese realizzando, finalmente, il disegno riformatore voluto fin dal 1990, successivamente fatto proprio dal testo costituzionale e, tuttavia, finora incompiuto. Per assicurare l’effettività del riordino posto in essere, senza necessità di ulteriori interventi legislativi, il Governo ha delineato una procedura con tempi cadenzati. Resta fermo il divieto di cumulo di emolumenti per le cariche presso gli organi comunali e provinciali. Resta anche ferma l’abolizione degli Assessorati. Infine gli organi politici devono avere sede esclusivamente nelle città capoluogo. Il riordino delle Province - sottolinea una nota del Cdm - è il primo tassello di una riforma più ampia che prevede la riorganizzazione degli uffici territoriali di governo in base al nuovo assetto. Dunque anche gli altri uffici su base provinciale saranno di fatto dimezzati. Al termine di questo processo sarà possibile calcolare gli effettivi risparmi che comporterà l’intera riforma.
Commissari solo per inadempienze. Il riassetto delle Province non prevede che siano istituiti dei commissari nella fase di transizione. Tuttavia, "solo dall’eventuale inadempimento dell’obbligo nei termini scatterà uncommissario ad acta per garantire i passaggi intermedi funzionali alla transizione".
La nuova mappa. Ecco la nuova mappa:
- Piemonte: Torino, Cuneo, Asti-Alessandria, Novara-Verbano-Cusio-Ossola, Biella-Vercelli
- Liguria: Imperia-Savona, Genova, La Spezia
- Lombardia: Milano-Monza-Brianza, Brescia, Mantova-Cremona-Lodi, Varese-Como-Lecco, Sondrio, Bergamo, Pavia
- Veneto: Verona-Rovigo, Vicenza, Padova-Treviso, Belluno, Venezia
- Emilia Romagna: Piacenza-Parma; Reggio Emilia-Modena, Bologna, Ferrara, Ravenna-Forlì-Cesena-Rimini
- Toscana: Firenze-Pistoia-Prato, Arezzo, Siena-Grosseto, Massa Carrara-Lucca-Pisa-Livorno
- Marche: Ancona, Pesaro-Urbino, Macerata-Fermo-Ascoli Piceno
- Umbria: Perugia-Terni.
- Lazio: Roma, Viterbo-Rieti, Latina-Frosinone
- Abruzzo: L’Aquila-Teramo, Pescara-Chieti
- Molise: Campobasso-Isernia
- Campania: Napoli, Caserta, Benevento-Avellino, Salerno.
- Puglia: Bari, Foggia-Andria-Barletta-Trani, Taranto-Brindisi, Lecce.
- Basilicata: Potenza-Matera.
- Calabria: Cosenza, Crotone-Catanzaro-Vibo Valentia, Reggio Calabria.
Unione Province: "Forzature in alcuni territori". "Il decreto legge varato oggi dal Consiglio dei Ministri consegna al Paese una nuova organizzazione delle istituzioni locali. È un percorso che come Upi abbiamo
contribuito a portare avanti, ma riteniamo che su alcuni territori siano state fatte forzature che non tengono conto a pieno delle realtà socio economiche delle comunità" si legge in una nota il presidente dell’Unione Province italiane, Giuseppe Castiglione. Per Castiglione "le nuove Province non dovranno essere una banale riscrittura geografica dei confini, ma istituzioni chiamate ad esercitare funzioni determinati, capaci di tenere insieme in maniera unitaria comunità, tessuto sociale, economico e produttivo, spesso estremamente differenziato: per questo avevamo chiesto al governo di rispettare alcune delle deroghe che erano emerse dalle proposte dei Consigli delle Autonomie locali, laddove queste fossero state equilibrate, ragionevolmente
motivate e tali da rispecchiare la volontà dei territori". Per il presidente è "sbagliato avere deciso di cancellare le giunte dal gennaio 2013, perché il vero processo di riordino inizia proprio adesso e non si può immaginare che un presidente, da solo, possa gestire tutti gli adempimenti che il decreto stesso gli impone di portare a termine, tra l’altro con scadenze strettissime. Ci sarà da unificare bilanci, piani territoriali, reti di trasporto, beni mobili e immobili e personale. Un percorso delicatissimo che va affrontato la massima cura. Per questo chiederemo al Parlamento di ripensare questa posizione e di prevedere giunte per gestire la fase transitoria". e ora le Province vogliono un incontro con il governo: "Adesso - conclude Castiglione - ci aspettiamo che i ministri Patroni Griffi e Cancellieri si facciano carico, come ci avevano assicurato, di promuovere un incontro tra l’Upi, il presidente del Consiglio Monti e il ministro dell’Economia Grilli, per intervenire immediatamente ad alleggerire i tagli sulle Province, altrimenti questo riordino rischierà di produrre forti elementi di crisi sui territori".
(31 ottobre 2012)

LA LEGGE ANTI-CORRUZIONE
ROMA - L’aula della Camera ha approvato il ddl anti-corruzione. Dopo il via libera definitivo il provvedimento è ora legge. Contro ha votato l’Idv, mentre la Lega, pur dicendo no alla fiducia, si è espressa a favore del disegno di legge. In dissenso dal gruppo Alfredo Mantovano (Pdl) si è astenuto, così come si sono astenuti i radicali. I sì sono stati 480, i voti contrari 19 e gli astenuti 25.
Sulla incandidabilità dei condannati ci sarà "un’immediata applicazione della delega per utilizzarla prima delle elezioni", ha spiegato il ministro della Giustizia Paola Severino, dopo il voto, assicurando che su questo, lei stessa, il ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri e il ministro della Funzione Pubblica Giuseppe Patroni Griffi "convengono".
"Sono molto soddisfatta. I numeri della votazione dimostrano come ci sia stata una grande condivisione di questo progetto", ha aggiunto il ministro Severino. "Si può sempre fare di più, ma non ci sono stati compromessi politici al ribasso. In questo provvedimento si doveva regolare il fenomeno della corruzione", ha precisato il ministro, ribadendo che sulle altre materie rimaste fuori, prescrizione, falso in bilancio, voto di scambio e autoriciclaggio c’è "la seria intenzione del governo dare un contributo".
Contro il ddl anti-corruzione ha votato anche dal deputato del Pdl Luca d’Alessandro. Astenuti i radicali, 10 deputati del Pdl, 3 di Popolo e territorio, 4 del misto e Torazzi della Lega.
Le reazioni. Il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini si è detto soddisfatto per il "punto di compromesso" raggiunto sulla legge anticorruzione. "E’ un passo concreto nella lotta alla corruzione, un segnale che i cittadini aspettavano da tempo e che non poteva essere rinviato". Critico invece il leader dell’Idv Antonio Di Pietro. "Noi riteniamo, come sottolineato anche dall’Anm e dal Csm, che siamo di fronte all’ennesima occasione mancata, ad un’amnistia parziale, anzi, aggiungo io, mascherata".
(31 ottobre 2012)

Ecco le norme principali del ddl anticorruzione nel testo approvato in Senato 1.

Liste "pulite" in Parlamento. Con una delega al governo, da varare entro un anno dall’entrata in vigore della legge, verrà stabilità l’incandidabilità per tutti gli incarichi elettivi (alla Camera, al Senato, sul territorio e all’Europarlamento) e di governo. Saranno incandidabili i condannati in via definitiva per reati gravi come quelli di mafia e quelli contro la pubblica amministrazione (concussione, corruzione, etc.). Per gli altri reati le condanne previste sono quelle oltre i tre anni. I ministri Severino e Griffi si sono però impegnati, accogliendo un ordine del giorno, a varare il decreto legislativo entro un mese (in tempo utile, cioè, per le elezioni del 2013).

Autorità nazionale anticorruzione. Viene istituita l’autorità nazionale anticorruzione nella Pa che prende il posto della Civit (la commissione per la valutazione, la trasparenza e l’integritàdelle amministrazioni pubbliche).
L’autorità, tra le altre cose, esercita la vigilanza e il controllo sull’effettiva applicazione e sull’efficacia delle misure adottate dalle pubbliche amministrazioni sul rispetto delle regole sulla trasparenza dell’attività amministrativa. Mette poi a punto un piano di prevenzione della corruzione che fornisce una valutazione del diverso livello di esposizione degli uffici al rischio e indica gli interventi organizzativi volti a prevenire il medesimo rischio. Tra i suoi compiti anche il monitoraggio dei rapporti tra l’amministrazione e i soggetti che con la stessa stipulano contratti o che sono interessati a procedimenti di autorizzazione, concessione o erogazione di vantaggi economici di qualunque genere, anche verificando eventuali relazioni di parentela o affinità sussistenti tra i titolari, gli amministratori, i soci e i dipendenti degli stessi soggetti e i dirigenti e i dipendenti dell’amministrazione.

Più responsabilità ai dirigenti. Chi sbaglia paga. Il responsabile della corruzione ha l’obbligo, sotto la propria responsabilità, di predisporre il piano che deve individuare le aree esposte a rischio corruzione e il livello di esposizione. Il responsabile sarà un dirigente di prima fascia, e negli enti locali, di norma, il segretario comunale o provinciale.Il responsabile può essere chiamato a rispondere per danno erariale e per danno all’immagine della pubblica amministrazione.

Stop regali ai dipententi pa. La norma stabilisce il divieto per tutti i dipendenti pubblici di chiedere o accettare, a qualsiasi titolo, compensi, regali o altre utilità, in connessione con l’espletamento delle proprie funzioni o dei compiti affidati, fatti salvi i regali d’uso, purchè di modico valore e nei limiti delle normali relazioni di cortesia.

White list delle imprese. Per l’efficacia dei controlli antimafia nelle attività imprenditoriali presso ogni prefettura è istituito l’elenco dei fornitori, prestatori di servizi ed esecutori di lavori non soggetti a tentativo di infiltrazione mafiosa. L’iscrizione negli elenchi della prefettura della provincia in cui l’impresa ha sede soddisfa i requisiti per l’informazione antimafia per l’esercizio della relativa attivita. La prefettura effettua verifiche periodiche circa la perdurante insussistenza dei suddetti rischi e, in caso di esito negativo, dispone la cancellazione dell’impresa dall’elenco.

Più trasparenza su incarichi dirigenti. Si stabilisce la trasparenza delle attribuzioni affidate a esterni per le posizioni dirigenziali, nella pubblica amministrazione (quelli scelti cioè non attraverso un concorso). Si impone alle amministrazioni pubbliche di comunicare al dipartimento della funzione pubblica tutti i dati (compresi curricula e titoli) sui dirigenti individuati discrezionalmente dall’organo di indirizzo politico senza procedure pubbliche di selezione. Le informazioni fornite saranno trasmesse alla autorità nazionale anticorruzione.

Banca dati on line su appalti. Verrà costituita una sorta di banca dati on line ’aperta’ ai cittadini sulle informazioni essenziali che riguardano le opere e gli appalti. Gli interessati potranno poi scaricare i dati pubblicati sui siti delle stazioni appaltanti.

Codice comportamento dipendenti. C’è anche il codice di comportamento per i dipendenti della pubblica amministrazione. Per chi non lo rispetta scatteranno sanzioni fino al licenziamento per i casi di violazioni più gravi. La norma stabilisce che chi reca danni patrimoniali alla pa, violando le regole di comportamento, pagherà di tasca propria.

Arrivano i corsi di etica. Arrivano i corsi di etica e legalità per i dipendenti pubblici che saranno organizzati presso la scuola superiore della pubblica amministrazione.

Stop 1 anno per ex eletti a poltrone pa. I candidati alle elezioni politiche, comunali, provinciali o regionali potranno ricoprire incarichi dirigenziali nelle pubbliche amministrazioni senza alcuno stop. Gli ex eletti a un organo di indirizzo politico dovranno invece aspettare un anno, dalla fine del mandato, prima di accedere ai ruoli di vertice.

Tutele per dipendenti ’informatori’. E’ garantito l’anonimato ai dipendenti pubblici che segnalano illeciti commessi da colleghi o superiori.

Arbitrati vietati a toghe. Per pa solo se ’motivati’. Niente arbitrati per i magistrati (ordinari, amministrativi, contabili o militari) e niente arbitrati agli avvocati dello stato così come ai componenti delle commissioni tributarie. Le pubbliche amministrazioni potranno continuare a ricorrere agli arbitrati per le controversie relative a lavori, servizi, forniture, concorsi di progettazione e idee, purchè ci sia ’un’autorizzazione motivatà da parte dell’organo di governo dell’amministrazione, pena la nullità. Le norme valgono anche per le società controllate o pubbliche (in questo caso il via libera ’motivato’ deve essere del rappresentante legale).

No appalti per i condannati. Niente contratti di appalto con la pubblica amministrazione per i condannati in via definitiva per reati di mafia o per i reati contro la pa (come corruzione o concussione).

Stretta su fuori ruolo. Tetto di 10 anni con deroghe. Dopo tante polemiche, è stata totalmente riscritta la norma Giachetti arrivata dalla Camera. Si introduce comunque una stretta per i doppi incarichi dei magistrati (ordinari, amministrativi, contabili e agli avvocati e procuratori dello Stato) stabilendo un limite di 10 anni. Ma l’obbligo di dichiararsi fuori ruolo scatterà subito solo per i magistrati nelle posizioni apicali o semiapicali presso istituzioni, organi ed enti pubblici, nazionali e internazionali. Per l’individuazione di altri incarichi di fuori ruolo è stata prevista una delega del governo, da varare entro quattro mesi dall’approvazione della legge. Previste deroghe al tetto dei 10 anni per i membri del governo, per chi ricopre cariche elettive (Parlamento e authority), per chi ha incarichi presso organi di autogoverno (come il Csm) e ai componenti delle corti internazionali.

Traffico di influenze illecite. Chi sfruttando relazioni esistenti con un pubblico ufficiale o con un incaricato di un pubblico servizio, indebitamente fa dare o promettere, a sé o ad altri, denaro o altro vantaggio patrimoniale, come prezzo della propria mediazione illecita verso il pubblico ufficiale o l’incaricato di un pubblico servizio ovvero per remunerarlo, in relazione al compimento di un atto contrario ai doveri di ufficio o all’omissione o al ritardo di un atto del suo ufficio, è punito con la reclusione da uno a tre anni. La stessa pena si applica a chi indebitamente dà o promette denaro o altro vantaggio patrimoniale. La pena è aumentata se il soggetto che indebitamente fa dare o promettere, a sè o ad altri, denaro o altro vantaggio patrimoniale riveste la qualifica di pubblico ufficiale o di incaricato di un pubblico servizio. Le pene sono altresì aumentate se i fatti sono commessi in relazione all’esercizio di attività giudiziarie. Se i fatti sono di particolare tenuità, la pena è diminuita.

Corruzione tra privati: si modifica l’articolo 2635 del codice civile (la parte che contiene le disposizioni penali in materia di società e consorzi). Il reato viene punito con la reclusione da 1 a 3 anni. La pene sono raddoppiate in caso di società quotate. E’ stata inserita la procedibilità a querela di parte ma con una eccezione che consentirà anche interventi d’ufficio alla magistratura inquirente nel caso in cui ’dal fatto derivi una distorsione della concorrenza nella acquisizione di beni e servizi’.

Induzione indebita a dare o promettere utilità. E’ la nuova concussione per induzione introdotta nel codice penale con l’articolo 319-quater. E’ stata ribattezzata salva-penati dal pdl per la riduzione degli anni di prescrizione (il riferimento è al processo per l’ex presidente, ed ex esponente pd, della provincia di milano). Il partito di berlusconi ha invece rinunciato alla norma salva-ruby. Con la nuova fattispecie, vengono puniti sia il pubblico ufficiale e l’incaricato di pubblico servizio (da 3 a 8 anni), sia il privato che dà o promette utilità (fino a 3 anni).

Concussione. Viene punito con la reclusione da 6 a 12 anni il pubblico ufficiale che costringa taluno a dare o a promettere indebitamente, a lui o ad un terzo, denaro o altra utilità.Ancora altre norme sulla parte penale del ddl anticorruzione che ha avuto il via libera dall’aula della Senato dopo il voto di fiducia.

Corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio. Verrà punita con il carcere da 4 a 8 anni (le disposizioni del codice ora sono da 2 a 5 anni di carcere).

Corruzione per l’esercizio della funzione. Da 1 a 5 anni di carcere(il reato diventa così intercettabile).

Corruzione in atti giudiziari. E’ punita con la reclusione da 4 a 10 anni (attualmente gli anni sono da 3 a 8).

Peculato. Sale la pena, da quattro a dieci anni di carcere (era da tre a dieci anni).

Abuso d’ufficio. Non più reclusione da 6 mesi a 3 anni ma da 1 a 4 anni.

Interdizione perpetua dai pubblici uffici. E’ prevista per il peculato, la concussione, la corruzione propria e la corruzione in atti giudiziari.

(17 ottobre 2012)