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 2012  ottobre 31 Mercoledì calendario

L’Arsenio Lupin col pallino dei Patek da 150mila euro - Il trucco è vecchio, proprio per la sua semplicità, ogni volta la vittima ci casca puntuale

L’Arsenio Lupin col pallino dei Patek da 150mila euro - Il trucco è vecchio, proprio per la sua semplicità, ogni volta la vittima ci casca puntuale. Un primo motociclista sfiora la vettu­ra ferma al semaforo e, urtandolo leggermente, sposta lo specchiet­to. L’automobilista allunga il brac­cio sinistro dal finestrino per ag­giustarlo e un secondo complice in scooter gli sfila l’orologio dal polso. E ieri, la solita abile coppia di ladri, ha fatto una «vittima» dav­vero eccellente: un Patek Philippe 5970 in platino da 150mila euro, uno dei più bei modelli della nota casa ginevrina, prodotto in tiratu­ra limitata. Specializzati in questo tipo di colpo, non ce ne vogliano, i napo­letani che operano quasi sempre in trasferta. Raccolti in piccole bande, due, quattro persone al massimo, prendono il treno e si spostano nelle ricche città del nord, soprattutto Milano. Si piaz­zano in qualche alberghetto di­screto, o a casa di qualche compli­ce, rubano un paio di moto e quin­di si mettono a caccia. Attenzione, il colpo è assai meno estempora­neo di quanto possa sembrare e necessita di lunghe ricerche, ap­postamenti e pedinamenti. La vit­tima infatti non viene scelta in mezzo al traffico, bensì nei luoghi dove abbondano i «ricconi»: bar del centro, ristoranti alla moda, lo­cali esclusivi. Un bel signore ele­gante, abito sartoriale, auto di lus­so. Una volta individuata, la preda viene seguita anche per un paio di giorni in attesa del momento giu­sto per colpire. Quindi al primo se­maforo rosso, scatta l’agguato. Certe volte capita di tirar su una «patacca», un falso, ma spesso e volentieri questi furfanti hanno l’occhio clinico e pescano bene. Questa volta è capitato a un si­gnore di 54 anni, imprenditore del settore informatico, beccato al volante di una Audi RS 5 da 80mila eu­ro, aggancia­to chissà quando e chissà dove. Certi solo l’ora, le 9.40 e il luogo dov’è scatta la trap­pola via Pallavicino, zo­na elegante a ridosso di Parco Sempione. Pochi istanti, passa il primo ladro, sposta lo specchiet­to, lui allunga il braccio, passa il se­condo e via, sparito l’orologio.Più tardi dirà alla polizia che si tratta­va di due scooteroni neri guidati da giovani con il casco integrale. Che si sono ritrovati per mano un gioiello, prodotto da una delle più note aziende al mondo. La prestigiosa casa fu fondata in­fatti a Ginevra nel 1939 dal polac­co Antoni Patek che sei anni dopo associò Adrien Philippe inizian­do subito a produrre pezzi pregia­ti. Realizzati in numero limitato, negli anni acquistano valore: nel 1999 un orologio da taschino del ’33 venne battuto all’asta per 8,5 milioni di euro. Tra questi gioielli ben figura il «5970» in platino, uno degli esemplari più complessi, in­fatti dai laboratori ginevrini ne escono al massimo 100 pezzi al­l’anno. Per questo è difficile da tro­vare anche nelle più prestigiose gioiellerie e chi lo desidera deve prenotarlo e mettersi in lista d’at­tesa. Si tratta di un cronografo a ca­rica meccanico, dotato di calenda­rio perpetuo con data, giorno me­se e fasi lunari. È regolato fino al 2100 quando, per il calendario gre­goriano, salterà l’anno bisestile per allinearsi perfettamente al movimento degli astri. Un pezzo molto pregiato dun­que che, come tutti quelli usciti dalla casa svizzera, ha un numero identificativo, per cui se il prossi­mo proprietario provasse a farse­lo riparare, o far eseguire la manu­tenzione, verrebbe subito segna­lato. Anche se questo non dovreb­be essere un problema, un ricetta­tore lo pagherà al massimo 30mi­la euro e a quel prezzo l’acquiren­te può anche accettare il rischio. Sempre se non prende la via del­l’estero. E fra dieci o vent’anni, quando uscirà su qualche asta, a prezzo almeno raddoppiato, nes­suno si ricorderà più del furto.