Vittorio Da Rold, Il Sole 24 Ore 1/11/2012, 1 novembre 2012
Debito greco fuori controllo – Peggiorano ancora una volta le previsioni sulla crisi economica ad Atene che non smette di avvitarsi in una sprirale perversa fatta di misure di austerità, calo del Pil, riduzione delle entrate e nuove misure di rigore
Debito greco fuori controllo – Peggiorano ancora una volta le previsioni sulla crisi economica ad Atene che non smette di avvitarsi in una sprirale perversa fatta di misure di austerità, calo del Pil, riduzione delle entrate e nuove misure di rigore. Il Governo greco, nella legge Finanziaria presentata ieri in Parlamento, ha rialzato le stime sulla contrazione del Pil, che l’anno prossimo sarà del 4,5% contro il 3,8% inizialmente previsto. Non solo. La recessione farà aumentare anche il debito pubblico che salirà dal 179,3% al 189,1% del Pil superando le peggiori stime dell’Fmi che prevedevano al massimo di toccare quota 171% del Pil. Come se non bastasse il Governo Samaras ha poi più che dimezzato le sue stime sul surplus di bilancio per il 2013, al netto dei costi di finanziamento, portando l’avanzo primario dal l’1,1% allo 0,4%. Nonostante la sforbiciata Atene prevede di raggiungere per la prima volta dal 2002 un surplus di bilancio, dopo il deficit dell’1,5% stimato per il 2012. Vederemo se ce la farà o anche questo obiettivo dovrò essere rivisto. Le nuove proiezioni di bilancio cancellano definitivamente le già tenui speranze che il debito greco potrà scendere al 120% del Pil entro il 2020 - considerato un livello di debito gestibile dagli esperti del Fondo monetario - mentre si fa sempre più strada la convinzione all’interno dell’Unione europea di dover riconoscere che occorre dare ad Atene più margini di manovra per raggiungere questo obiettivo modificando le condizioni del secondo salvataggio. Più tempo per raggiungere nel 2016 (al posto del 2014) l’avanzo primario del 4,5% significa però mettere sul piatto altri soldi, un nuovo finanziamanto variabile dicono fonti Ue da 18 a 30 miliardi di euro. E sebbene ieri il Governo greco abbia ottenuto per un soffio il via libera del Parlamento a un fondamentale provvedimento sulle privatizzazioni richiesto dalla troika, abolendo finalmente l’obbligo per il Governo di mantenere una quota minima in una serie di ex compagnie pubbliche, le due principali sigle sindacali greche hanno indetto un nuovo sciopero generale di 48 ore per il 6-7 novembre contro le misure di austerità, che verranno votate la prossima settimana. Insomma la situazione sociale e politica nel Paese resta tesa. Non ha contribuito a rasserenare gli animi ad Atene la notizia che la video conferenza dei ministri dell’Eurogruppo che stava analizzando di dare due anni di tempo in più alla Grecia, si è conclusa ieri con un rinvio al prossimo 12 novembre di ogni decisione sulla Grecia, secondo quanto ha annunciato il presidente dell’Eurogruppo Jean-Claude Juncker in un comunicato diffuso al termine della video conferenza. Alcune fonti europee hanno fatto filtrare che ogni Paese ha manifestato la sua personale linea rossa oltre la quale non è disposto ad andare: la Germania ha escluso nuovi aiuti o di volersi prendere dei costi aggiuntivi a vario titolo. Alcuni Paesi però hanno proposto di lanciare un buy-back dei bond greci oggi a prezzi stracciati; ridurre gli alti tassi di interesse sui prestiti bilaterali del primo salvataggio o allungare i tempi di restituzione; trovare un accordo con la Bce che potrebbe rinunciare a prendere i profitti sui 55 miliardi di euro in titoli greci che detiene. Alla fine non è escluso che la soluzione che dovrebbe essere trovata il 12 novembre potrebbe essere una combinazione tra tutte queste ipotesi. Altrimenti niente tranche da 31, 5 miliardi. Vittorio Da Rold